Assistenza Legale - RSS https://www.assistenzalegale.ch Assistenza Legale - RSS (c) assistenzalegale.ch Info importanti sul servizio di Assistenza Legale
  1. Il servizio di Assistenza legale (che fa capo al sito web: www.assistenzalegale.ch) è diretto da Enea Scarpino, MLaw (giurista). L’ufficio ha sede a Chiasso, in via Pioda 2/A.
 
  1. I servizi di assistenza e consulenza legale sono offerti da giuristi e non da avvocati. La tariffa d’onorario del giurista, di CHF 90.- l’ora, è per questo ridotta rispetto a quella degli avvocati.
 
  1. Il giurista potrà rappresentare il cliente in tutte le procedure amministrative, anche giudiziarie, segnatamente di fronte al Consiglio di Stato (CdS), al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) e al Tribunale cantonale delle assicurazioni (TCA).
 
  1. Il giurista non potrà invece rappresentare il cliente in procedure giudiziarie civili, né in procedure penali.Tuttavia:
  • in ambito civile il giurista potrà però occuparsi della pratiche a livello extragiudiziale (prima che venga cioè adito il Giudice), rappresentando il cliente nei rapporti con la controparte allo scopo di ricercare una composizione bonale della lite, far valere delle pretese, avviare procedure di esecuzione, negoziare o occuparsi di altre attività simili, prima (e fino a) che venga adito il Giudice civile. Dal momento che la procedura civile diverrà giudiziale (avvio della causa/inoltro istanza di conciliazione), il cliente potrà decidere se continuare senza il patrocinio di un avvocato, stando dunque personalmente in giudizio quale parte in causa (e facendosi, se del caso, revisionare gli atti da produrre in giudizio da un giurista di Assistenza Legale), oppure se rivolgersi a un avvocato conferendogli mandato di patrocinio in giudizio;
  • in ambito penale, il giurista non potrà intervenire in rappresentanza del cliente nei confronti delle autorità. Potrà però fornire dei pareri giuridici in singoli casi, fornire assistenza per la redazione di scritti che andranno però firmati dal cliente stesso, fornire assistenza per la redazione di denunce, segnalazioni al Ministero pubblico, memorie difensive in casi di lieve gravità/bagatella (anch’esse dovranno essere tutte firmate dal cliente e inviate con il suo nome).
 
  1. Il foro per ogni eventuale controversia che dovesse scaturire con il cliente in relazione ai servizi offerti da Assistenza Legale, in particolare (ma non solo), in relazione alla fatturazione, è quello esclusivo di Mendrisio. Il diritto applicabile è quello svizzero.
 
  1. Il cliente, espressamente invitato a leggere il presente documento informativo, dà atto di aver preso conoscenza del relativo contenuto e lo accetta.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Info+importanti+sul+servizio+di+Assistenza+Legale_Servizi_424.html Assistenza Legale Wed, 28 Sep 2022 15:44:00 +0200
AVVISO: attività sospesa per ferie sino all'8 di agosto 2021 https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_AVVISO%3A+attivit%C3%A0+sospesa+per+ferie+sino+all%278+di+agosto+2021_Ultime+notizie_423.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 AVVISO: SOSPENSIONE ATTIVITÀ PER FERIE DAL 10 AL 23 AGOSTO 2020 https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_AVVISO%3A+SOSPENSIONE+ATTIVIT%C3%80+PER+FERIE+DAL+10+AL+23+AGOSTO+2020_Diritto+amministrativo_422.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 AVVISO: CHIUSURA ATTIVITÀ PER FERIE Si avvisa la gentile utenza che l'attività di assistenza legale sarà sospesa per ferie dal 10 al 23 agosto 2020. In tale periodo verranno trattate solo le questioni urgenti relative alle pratiche già in corso.
Ringraziamo per la comprensione.
La Direzione.
 
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_AVVISO%3A+CHIUSURA+ATTIVIT%C3%80+PER+FERIE_Diritto+amministrativo_421.html Assistenza Legale Tue, 04 Aug 2020 15:13:00 +0200
Divorzio in Svizzera e mantenimento dei figli

Anche oggi continuiamo con la nostra serie di post dedicati al divorzio e alle sue implicazioni sul piano giuridico. Lo facciamo trattando un argomento che molto spesso da adito a diversi dubbi e punti interrogativi tra i coniugi che si accingono a divorziare: quello del mantenimento dei figli.

A chi spetta versare l’assegno di mantenimento e in che misura?

A quanto ammonterà il contributo mensile?

Anche i figli maggiorenni hanno diritto al mantenimento?

Nel nostro articolo di oggi, senza voler essere esaustivi, cercheremo di dare una risposta a tutte queste domande.

Divorzio e mantenimento dei figli minorenni

L’art. 276 cpv. 2 del Codice civile dispone che i genitori provvedano in comune al mantenimento dei figli minorenni in base alle loro possibilità.

Questo principio non viene meno con il divorzio: l’obbligo di mantenere i figli minori non dipende infatti né dallo stato civile dei genitori, né dall’esercizio dell’autorità parentale, dall’affidamento o dal diritto di visita. Anche dopo il divorzio, entrambi i genitori devono continuare a provvedere al mantenimento dei figli, ognuno in base alle proprie disponibilità.

Poco importa, ad esempio, se i figli minori vengono dati in affidamento esclusivo a uno dei due genitori, o se soltanto un genitore esercita l’autorità parentale: l’altro sarà in ogni caso chiamato a versare un contributo di mantenimento proporzionato alla sua capacità contributiva.

Come viene fissato l’importo del contributo di mantenimento?

L’ammontare del contributo di mantenimento a favore dei figli minori viene stabilito dal Pretore caso per caso. In proposito, questi gode di un ampio margine di apprezzamento, che gli consente di valutare ogni situazione concreta alla luce delle sue specificità, come l’effettivo fabbisogno del figlio, lo stile di vita e la capacità contributiva dei genitori.

D’altra parte, l’art. 285 del Codice civile sancisce dei princìpi generali di cui il Pretore terrà dovuto conto per prendere una decisione in merito. Nello specifico, l’articolo del CC prevede che il contributo di mantenimento debba essere commisurato a:

  • I bisogni del figlio. In proposito, è possibile fare riferimento alle note tabelle di Zurigo, che forniscono una stima delle varie spese che occorre affrontare per provvedere ai bisogni di un figlio nei suoi diversi stadi di sviluppo. Il Pretore ha tuttavia la facoltà di applicare dei correttivi, in considerazione dello stile di vita e della situazione economica della famiglia.

  • La situazione e le risorse economiche di ciascun genitore. Da notare che il reddito preso in considerazione dal Pretore può anche essere superiore a quello effettivo se questi ritiene che uno o entrambi i genitori possano ragionevolmente incrementare i loro guadagni, ad esempio aumentando la percentuale di impiego o aspirando a un lavoro meglio retribuito.

  • I redditi e la sostanza del figlio. In linea di principio, il figlio minorenne è tenuto a provvedere al suo mantenimento impiegando fino a un terzo dei redditi di cui dispone personalmente.

  • La partecipazione del genitore non affidatario alle cure del figlio, ad esempio se questi gode di un diritto di visita particolarmente esteso e il figlio minore trascorre di conseguenza molto tempo con lui o lei. Questo principio si applica anche al caso in cui l’affidamento è congiunto.

Inoltre, il minimo vitale del genitore tenuto a versare il contributo di mantenimento deve essere sempre garantito.

Al fine di determinare l’ammontare del contributo di mantenimento, occorre infine considerare i costi di accudimento che deve affrontare il genitore che tiene in custodia il figlio minore.

A questo proposito, dobbiamo sottolineare che la riforma in materia di mantenimento del figlio minorenne del 2017 ha introdotto un’importante novità: se in precedenza venivano considerati unicamente i costi diretti (ovvero quelli derivanti dall’accudimento da parte di terze persone, come ad esempio la retta dell’asilo nido o lo stipendio di una baby-sitter), dall’entrata in vigore della riforma si tiene conto anche dei costi di accudimento indiretti, cioè di quelli derivanti dal fatto che, dovendo occuparsi del figlio minore, la capacità lavorativa del genitore che ne detiene la custodia risulta limitata.

Divorzio e mantenimento dei figli maggiorenni

In linea di principio, l’obbligo di mantenimento resta in vigore fintanto che il figlio non raggiunge il diciottesimo anno di età (art. 277 cpv. 1 CC). Tuttavia, se, raggiunta la maggiore età, il figlio non ha ancora una formazione appropriata, i genitori, per quanto si possa ragionevolmente pretendere da loro dato l’insieme delle circostanze, devono continuare a provvedere al suo mantenimento fino al momento in cui una simile formazione possa normalmente concludersi (art. 277 cpv. 2 CC). Generalmente, si ritiene che l’obbligo di mantenimento possa continuare a sussistere per i figli maggiorenni agli studi quando la situazione economica del genitore tenuto a versare il contributo permette a quest’ultimo di godere di un supplemento di almeno il 20% rispetto al suo fabbisogno minimo.

Occorre inoltre considerare che per l’art. 276 cpv. 3 CC, i genitori sono liberati dall’obbligo di mantenimento nella misura in cui si possa ragionevolmente pretendere che il figlio vi provveda da sé con il provento del suo lavoro o con altri mezzi.

Per giurisprudenza, la capacità economica dei figli va considerata quand'anche i genitori abbiano mezzi sufficienti. Il figlio maggiorenne deve quindi provvedere alla sua formazione facendo capo in primo luogo ai propri elementi di reddito. Dandosi il caso, gli si può imputare un reddito ipotetico, sempre che tale introito possa essere effettivamente conseguito, tenuto conto della formazione, dell'età, dello stato di salute del ragazzo e della situazione in cui versa il mercato del lavoro.

La giurisprudenza ci indica inoltre che l'obbligo di mantenimento dipende anche dalle relazioni personali tra genitore e figlio. Nell’ipotesi in cui la mancanza di rapporti sia riconducibile al solo comportamento del figlio, il contributo di mantenimento può essere negato. Particolare riserbo si impone tuttavia ove il comportamento del figlio si riconduca a un divorzio conflittuale dei genitori. Se nondimeno, dopo la maggiore età, il figlio persiste nel respingere il genitore non affidatario che si è comportato correttamente verso di lui, ciò gli va ascritto a colpa.

Nel post di oggi abbiamo passato in rassegna i princìpi che regolano il mantenimento dei figli, minorenni e maggiorenni, in caso di divorzio. Il quadro si presenta piuttosto generico proprio perché, come abbiamo visto, il Pretore gode di una grande discrezionalità, che gli permette di stabilire l’ammontare del contributo tenendo conto di tutte le specificità di ogni singolo caso.

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https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Divorzio+in+Svizzera+e+mantenimento+dei+figli_Divorzio+e+separazione_420.html Assistenza Legale Mon, 20 Jul 2020 12:31:00 +0200
L’assegnazione della casa coniugale in caso di divorzio

Quando si decide di divorziare, occorre sistemare tutta una serie di questioni relative alla vita matrimoniale. Tra queste vi è anche l’assegnazione della casa coniugale, che molto spesso è oggetto di dubbi e contrasti.

A chi viene assegnata la casa coniugale e a quali condizioni?

Di cosa tiene conto il Pretore per prendere una decisione in caso di disaccordo tra i coniugi?

Nell’articolo di oggi vedremo di fare un po’ di chiarezza su questi aspetti, spiegando cosa prevede il nostro Codice civile e quali sono i princìpi che si sono affermati attraverso la giurisprudenza. Premettiamo subito che nella pratica molto dipende dalla situazione concreta: il Pretore gode infatti di un ampio margine di apprezzamento, che gli consente di ponderare, caso per caso, gli interessi di ciascun coniuge e dei figli, in particolare se minorenni.

L’assegnazione della casa coniugale nel divorzio consensuale

Nel divorzio consensuale, saranno gli stessi coniugi ad accordarsi su chi dei due continuerà a vivere nell’abitazione familiare e a quali condizioni. Dovranno ad esempio stabilire come dividersi i costi relativi al canone di locazione e alle spese accessorie, ma potrebbero anche decidere di disdire l’attuale contratto di locazione e di trovare entrambi una nuova sistemazione.
Quando invece i coniugi vivono in una casa di proprietà, essi dovranno accordarsi su un’eventuale compensazione a favore del coniuge che lascerà l’abitazione, o ancora potrebbero decidere di mettere in vendita l’immobile e di dividere poi il ricavato tra loro (se la casa è di proprietà di entrambi ed entrambi hanno contribuito finanziariamente all’acquisto).
Qualunque sia la loro decisione, l’accordo che avranno raggiunto verrà inserito nella Convenzione di divorzio. In proposito, ricordiamo che il Pretore verificherà che nella detta Convenzione non vi siano delle manifeste iniquità, nel qual caso potrebbe decidere di rivederne alcuni aspetti. Per quanto riguarda l’assegnazione della casa coniugale, ciò potrebbe verificarsi ad esempio se lo imponesse la tutela dell’interesse dei figli minori.

L’assegnazione della casa coniugale quando non c’è accordo tra i coniugi

Quando invece i coniugi non riescono a trovare un punto d’incontro riguardo all’assegnazione dell’abitazione famigliare, spetta al Pretore prendere una decisione. Per farlo, si baserà su una serie di criteri che si sono affermati in giurisprudenza. Vediamo quali sono i principali:

  • Innanzitutto, il Pretore terrà conto di quale dei due coniugi trarrebbe maggiore beneficio dall’assegnazione della casa coniugale. In sostanza, valuterà a chi dei due il diritto di abitarvi sarà più utile, tendendo a privilegiare ad esempio il coniuge a cui verrà affidata la custodia dei figli minori. Per quanto possibile, a questi ultimi dovrebbe essere infatti garantito il diritto di restare nella casa in cui sono cresciuti, a stretto contatto con i loro affetti e l’ambiente a cui sono abituati. Altri criteri di valutazione possono riguardare le esigenze professionali e di salute di ciascun coniuge. Ad esempio, se uno dei due dovesse presentare una disabilità e la casa coniugale fosse stata predisposta di conseguenza, il Pretore potrebbe decidere di assegnarla al coniuge disabile.

  • Se la valutazione del criterio dell’utilità non dovesse risultare sufficiente per arrivare a prendere una decisione, allora il Pretore cercherà di stabilire chi dei due coniugi potrebbe affrontare più facilmente un trasloco alla luce dello stato di salute, dell’età e dell’attaccamento al luogo di domicilio.

  • Infine, se anche la presa in considerazione del secondo criterio non consentisse di giungere a una decisione, a quel punto il Pretore potrebbe tenere conto di chi tra i due coniugi sia il proprietario dell’abitazione o il beneficiario di altri diritti d’uso sulla stessa.

Questi sono fondamentalmente i tre criteri che aiutano a stabilire a quale dei due coniugi vada assegnata l’abitazione familiare. Ce ne sono anche altri di cui occorre tenere conto? E come viene regolata la ripartizione delle spese relative all’abitazione familiare? Nei prossimi paragrafi cercheremo di dare una risposta a queste domande.

Assegnazione della casa coniugale
C
osa cambia tra comunione e separazione dei beni?

Il regime matrimoniale non costituisce in linea di principio un criterio per decidere sull’assegnazione della casa coniugale. Ne consegue che il Pretore potrebbe stabilire di assegnare l’abitazione familiare al coniuge non proprietario sulla base dei primi due criteri che abbiamo visto nel paragrafo precedente, e questo anche se i coniugi hanno scelto il regime della separazione dei beni.
Questo significa che l’abitazione familiare può essere assegnata al coniuge non proprietario?
Esatto. Nel caso in cui la casa coniugale sia di proprietà di uno solo dei due coniugi, il Pretore potrebbe decidere di concedere il diritto di abitazione al coniuge non proprietario. In merito, occorre però fare alcune precisazioni alla luce di quanto stabilito dall’art. 121 cpv. 3 del Codice civile. Ecco cosa prevede:

  • la durata del diritto di abitazione deve avere una durata limitata;

  • il coniuge proprietario deve ricevere un’indennità che possa considerarsi adeguata, che può anche consistere in una riduzione del contributo di mantenimento che è eventualmente tenuto a versare.

Come funziona invece se la casa coniugale è in affitto?

Sempre secondo l’art. 121 cpv. 1 e 2 del Codice civile, il Pretore può decidere di assegnare la casa in locazione a uno solo dei due coniugi (mediante trasferimento del contratto di locazione), tendendo a prediligere colui che terrà in custodia i figli dopo il divorzio. Questa decisione può essere presa a condizione che risulti sostenibile per l’altro coniuge.
In linea di principio, il coniuge che dovrà lasciare l’abitazione in affitto risponderà solidalmente del pagamento del canone di locazione fino alla scadenza del contratto, ma in ogni caso per una durata non superiore ai due anni.

L’assegnazione della casa coniugale quando i figli sono maggiorenni

Nello stabilire a chi dei due coniugi assegnare la casa coniugale, il Pretore tiene conto in primo luogo dell’interesse dei figli minori. Non è però da escludere che possa considerare anche gli interessi dei figli già maggiorenni, in particolare se sono ancora agli studi. Va comunque sottolineato che i figli maggiorenni possono in linea di principio decidere liberamente con quale dei due genitori continuare ad abitare dopo il divorzio e dove risiedere. Pertanto, in questo caso è più facile che le parti in causa riescano a trovare un accordo tra loro senza che debba intervenire l’autorità giudicante.

Nel post di oggi abbiamo parlato di assegnazione della casa coniugale in caso di divorzio e abbiamo visto quali sono i criteri presi in considerazione dal Pretore per prendere una decisione in tal senso.

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https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_L%E2%80%99assegnazione+della+casa+coniugale+in+caso+di+divorzio_Divorzio+e+separazione_419.html Assistenza Legale Wed, 06 May 2020 10:34:00 +0200
Divorzio in Svizzera: come viene ripartito il secondo pilastro tra i coniugi Nel momento in cui due coniugi decidono di divorziare, questi si trovano a dover regolare tutta una serie di questioni finanziarie, legate ad esempio alla liquidazione del regime matrimoniale e al mantenimento dei figli.

Tra questi aspetti rientra anche la divisione della previdenza professionale (LPP), a cui abbiamo voluto dedicare questo articolo. Premettiamo che l’argomento può essere trattato a vari livelli di complessità: i singoli casi concreti sono molto variegati tra loro e possono presentare delle particolarità di cui occorre tenere dovuto conto.

Qui ci limiteremo a fornire una panoramica generale dei princìpi applicabili, partendo da una situazione ipotetica in cui nessuno dei due coniugi beneficia né di una rendita di vecchiaia, né di una rendita di invalidità.
 

Divisione del secondo pilastro in caso di divorzio: qual è la regola generale?

Quando si tratta di dividere la previdenza professionale tra i coniugi in procinto di divorziare, il principio che viene generalmente applicato è il seguente: le prestazioni di uscita del secondo pilastro accumulate da entrambi i coniugi dall’inizio del matrimonio fino all’inoltro della domanda di divorzio vengono divise a metà tra i due (artt. 122 e 123 CC). Le prestazioni di uscita includono anche gli averi prelevati anticipatamente per acquistare una casa di proprietà e gli averi di libero passaggio (nel caso in cui uno o entrambi i coniugi abbiano interrotto a un certo punto l’attività lavorativa).

 

Ma come si calcola la divisione per metà del secondo pilastro? Vediamo un esempio molto semplice per capire meglio.

Luca e Simona si sono sposati quindici anni fa, subito dopo aver terminato gli studi universitari. Prima e durante gli studi i medesimi non hanno mai esercitato un’attività lavorativa dipendente, nessuno dei due ha quindi accumulato averi del secondo pilastro al di fuori del matrimonio. Una volta sposati, Simona e Luca hanno entrambi trovato un lavoro a tempo pieno. Tuttavia, Simona ha deciso di ridurre la sua percentuale di impiego al 50% dopo la nascita del secondo figlio, mentre Luca ha continuato a lavorare al 100%. Il risultato è che, nel corso degli anni, Simona ha versato meno contributi alla sua cassa pensione rispetto a Luca. Al momento dell’inoltro della domanda di divorzio, la situazione si presenta come segue:
 
  • prestazioni di uscita LPP accumulate da Luca: 250'000 franchi
  • prestazioni di uscita LPP accumulate da Simona: 120'000 franchi
Per dividere le prestazioni di uscita a metà tra i due coniugi, occorre innanzitutto calcolare la differenza tra quelle accumulate dall’uno e dall’altra:

250'000 franchi (averi di Luca) – 120'000 franchi (averi di Simona) = 130'000 franchi.

La metà di questa differenza deve essere poi accreditata all’istituto di previdenza o su un conto o polizza di libero passaggio del coniuge che ha accumulato meno (riservati i casi in cui può essere chiesto il pagamento in contanti a norma dell’art. 5 LFLP), in questo caso a Simona.

130'000 franchi / 2 = 65'000 franchi

Prestazioni di uscita spettanti a Simona: 120'000 franchi + 65'000 franchi = 185'000 franchi

Prestazioni di uscita spettanti a Luca: 250'000 franchi – 65'000 franchi = 185'000 franchi

In questo modo, ciascun coniuge riceve esattamente la metà delle prestazioni di uscita accumulate da entrambi.
 

Divorzio e secondo pilastro: è possibile rinunciare alla divisione per metà?

In linea di principio, i coniugi che si trovano d’accordo sul fatto di rinunciare alla divisione per metà degli averi di previdenza possono prevedere una deroga all’interno della Convenzione di divorzio. In questo caso, il Pretore provvederà tuttavia a verificare d’ufficio che a entrambi i coniugi rimanga assicurata una previdenza professionale adeguata a fare fronte al loro fabbisogno.

In altre parole, la decisione finale spetta al Giudice, che potrà decidere se accogliere o meno la richiesta di deroga da parte dei coniugi. E deciderà valutando in primo luogo se a entrambi sarebbe comunque garantita una previdenza adeguata per la vecchiaia e l’invalidità (art. 124b CC).

Il Giudice potrebbe avallare la scelta dei coniugi di derogare alla divisione per metà in presenza di una o più condizioni. Ad esempio:
 
  • entrambi i coniugi hanno già accumulato averi di previdenza sufficienti a garantire il loro fabbisogno;
  • il matrimonio non ha influito sulla capacità di uno dei due coniugi di accumulare averi di previdenza, ad esempio perché non sono nati dei figli ed entrambi hanno potuto continuare a dedicarsi a tempo pieno all’attività lavorativa;
  • entrambi i coniugi sono ancora relativamente giovani e hanno ancora molti anni di lavoro davanti a loro, con la conseguente possibilità di accumulare una previdenza adeguata;
  • il matrimonio è stato di breve durata (circa 6-7 anni) e non ha quindi influito in modo significativo sulla capacità di uno dei due coniugi di accumulare averi di previdenza;
  • il coniuge che ha accumulato meno prestazioni di uscita è in grado di compensare questa mancanza in altro modo, ad esempio perché è proprietario di un immobile o dispone di un capitale più o meno consistente.

Quando è il Giudice a derogare al principio della divisione per metà

In alcuni casi, la decisione di derogare al principio della divisione per metà può provenire anche dallo stesso Giudice. Questo avviene quando egli ritiene che una divisione per metà degli averi di previdenza professionale sarebbe di fatto iniqua, andando a sfavorire un coniuge rispetto all’altro (art. 124b CC). Ad esempio, il Giudice potrebbe:
 
  • decidere di assegnare più della metà delle prestazioni di uscita comuni al coniuge che si occuperà dei figli dopo il divorzio (art. 124b CC);
  • tenere conto di quella che sarà la situazione economica di ciascun coniuge dopo il divorzio, anche alla luce di come è stato liquidato il regime matrimoniale (art. 124b CC);
  • tenere conto degli effettivi bisogni previdenziali di ciascun coniuge (art. 124b CC). Se tra i due coniugi vi è ad esempio una grande differenza di età, potrebbe decidere di favorire quello più anziano, in quanto il più giovane ha in linea di massima maggiori possibilità di accumulare una previdenza adeguata prima di raggiungere il pensionamento.
Ovviamente, ogni caso verrà valutato a sé in base alle sue particolarità e tenendo sempre ben presente l’obiettivo di garantire una previdenza adeguata ad entrambi i coniugi.
 

La divisione del secondo pilastro in caso di divorzio all’estero

Prima di concludere, vorremmo toccare un altro aspetto che genera spesso dei dubbi tra i coniugi che risiedono all’estero ma hanno accumulato degli averi di previdenza professionale in Svizzera. È una situazione abbastanza tipica per i lavoratori frontalieri, ma anche per quelle coppie che hanno vissuto in Svizzera per poi trasferirsi all’estero in un secondo momento.
 
Quando entrambi i coniugi risiedono all’estero, la sentenza di divorzio deve essere emessa dal Giudice straniero competente, che applicherà la legge del paese di residenza. Se però uno o entrambi i coniugi hanno accumulato averi di previdenza professionale in Svizzera, sulla divisione di tali averi dovrà necessariamente pronunciarsi un Tribunale svizzero. Questa competenza esclusiva dei Tribunali svizzeri è sancita dagli artt. 63 cpv. 1bis e 64 cpv. 1bis della Legge federale sul diritto internazionale privato  (LDIP) e prevedono che, a partire dal 1. gennaio 2017, i Giudici stranieri non possano più pronunciarsi sulla divisione della previdenza professionale svizzera. Da notare che le nuove regole di cui ai succitati articoli di legge si applicano unicamente ai procedimenti di divorzio pendenti al momento dell’entrata in vigore della modifica (cfr. art. 7d cpv. 2 Tit. fin. CC).

Nel post di oggi abbiamo visto quali sono i princìpi che regolano la divisione del secondo pilastro tra i coniugi che hanno deciso di divorziare.

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https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Divorzio+in+Svizzera%3A+come+viene+ripartito+il+secondo+pilastro+tra+i+coniugi_Divorzio+e+separazione_418.html Assistenza Legale Thu, 16 Apr 2020 11:27:00 +0200
Come funziona l’affidamento dei figli in caso di divorzio Quando due coniugi decidono di divorziare, essi possono trovarsi in presenza di molti aspetti da regolare. Uno di questi è sicuramente l’affidamento dei figli minori, che in molti casi può generare attriti e contrasti tra i genitori.

A chi vengono affidati i figli e a quali condizioni?
Qual è la differenza tra autorità parentale e affidamento?


L’obiettivo di questo articolo è quello di aiutarvi a comprendere cosa prevede la legge in merito, per darvi modo di raggiungere un compromesso costruttivo o, qualora non fosse possibile, di conoscere i mezzi che avete a disposizione per far valere i vostri diritti.

Divorzio con figli minorenni: chi esercita l’autorità parentale?


Chiariamo innanzitutto che cosa s'intende per autorità parentale: si tratta sostanzialmente del diritto dei genitori di rappresentare il bambino, di decidere della sua educazione e dell’amministrazione dei suoi beni. Insomma, l’autorità parentale riguarda quelle scelte che maggiormente incidono sulla vita, la crescita e il futuro del minore. Di quali decisioni stiamo parlando concretamente? Vediamo qualche esempio:
  • decidere quale scuola deve frequentare;
  • stabilire se investire i suoi risparmi e in che modo;
  • decidere di sottoporlo a un trattamento medico piuttosto che a un altro.
Queste decisioni, come pure tutte le altre che rientrano nell’esercizio dell’autorità parentale, devono ovviamente essere prese nell’esclusivo interesse del figlio minore.

Fintanto che i genitori sono uniti in matrimonio, in linea di principio l’autorità parentale sui figli minori viene esercitata da entrambi.

Ma cosa accade in caso di divorzio? Anche qui, la regola è mantenere l’autorità parentale congiunta, ad eccezione dei casi in cui l’attribuzione dell’autorità parentale esclusiva a uno dei due genitori venga considerata una misura necessaria a tutelare l’interesse superiore del bambino, in caso di notevole e persistente incapacità di comunicazione o cooperazione dei genitori.

Se l’autorità parentale congiunta è la regola, l’affidamento o custodia che dir si voglia, può essere anche regolato diversamente.

Divorzio con figli: differenza tra affidamento e autorità parentale


Come abbiamo appena visto, l’autorità parentale consiste nel diritto dei genitori di prendere le decisioni che sono di fondamentale importanza per il figlio minore. L’affidamento riguarda invece un altro aspetto: qui si tratta in sostanza di stabilire con quale genitore i figli minori dovranno vivere. E non per forza l’autorità parentale congiunta coincide con un affidamento alternato in cui ciascun genitore tiene in custodia i figli per la metà del tempo. In sostanza, ci sono due possibilità:
  • l’affidamento alternato: in questo caso, i figli minori vengono affidati a entrambi i genitori. Ciò significa che i bambini abiteranno per circa la metà del tempo con la mamma e per circa l’altra metà con il papà;
  • l’affidamento monoparentale: scegliere questa soluzione comporta che i figli minori abiteranno con uno solo dei due genitori, mentre l’altro beneficerà di un diritto di visita che dovrà essere regolato nella convenzione di divorzio.

Affidamento alternato o monoparentale? La soluzione migliore per i figli minori


Il principio fondamentale da tenere in considerazione è questo: in caso di divorzio, ai figli minori deve essere garantito il diritto di mantenere un rapporto significativo e continuativo con entrambi i genitori.

Di conseguenza, l’affidamento alternato si presenta in molti casi come la soluzione migliore. Resta il fatto che, dal lato pratico, occorre soddisfare determinate condizioni. Ad esempio:
  • la vicinanza di domicilio, cioè i due ex coniugi devono abitare a poca distanza l’uno dall’altra;
  • entrambi i genitori devono essere in grado di organizzarsi in modo da potersi occupare dei bambini in misura paritaria. E questo richiede la capacità di conciliare la custodia con gli impegni lavorativi o di altro genere.
Quando i coniugi cercano di trovare un accordo tra loro per regolare l’affidamento dei figli, è dunque fondamentale considerare questi aspetti. In questo modo, i bambini potranno continuare a essere seguiti al meglio da entrambi i genitori tenendo conto dello stile di vita e delle effettive possibilità di questi ultimi.

Del resto, spetterà al Giudice decidere in via definitiva sull’affidamento dei figli. A maggior ragione, ai coniugi che vogliono divorziare conviene presentare una proposta che metta in primo piano l’interesse dei minori e che abbia quindi maggiori probabilità di essere omologata.

Cosa succede invece quando i coniugi non riescono a mettersi d’accordo sull’affidamento dei figli? Lo vediamo nel prossimo paragrafo.

A chi viene affidata la custodia? Cosa dicono le sentenze di divorzio


Quando i coniugi che vogliono divorziare non riescono a trovare un accordo sull’affidamento dei figli minori, generalmente il Giudice cercherà di mediare e di favorire il raggiungimento di un’intesa.

Qualora la mediazione dovesse fallire, allora il Giudice deciderà come regolare l’affidamento sulla base di determinati criteri. Alcuni di questi sono definiti dalla Legge, come il diritto del figlio a intrattenere regolarmente relazioni personali con entrambi i genitori (art. 298 cpv. 2bis CC). Altri però si sono affermati attraverso la giurisprudenza, cioè l’insieme delle sentenze che i Tribunali hanno emesso nel corso del tempo pronunciandosi sulla questione. I criteri giurisprudenziali non sono del tutto vincolanti per il Giudice, nel senso che servono ad orientarlo nel decidere il caso concreto considerando tutte le circostanze e in primo luogo l’interesse preminente del minore. Il Giudice potrà quindi decidere se e quali prendere in considerazione per statuire sul caso specifico. Vediamone alcuni a puro titolo di esempio:
  • l’età dei figli minori: i bambini in tenera età tendono a essere affidati più frequentemente alla madre;
  • la disponibilità di tempo da parte dei genitori: il coniuge meno impegnato, ad esempio sul fronte lavorativo, potrebbe avere maggiori possibilità di vedersi affidati i figli, in quanto avrebbe più tempo a disposizione per dedicarsi a loro.
  • mantenere i fratelli uniti tra loro: il Giudice potrebbe privilegiare il coniuge che ha la possibilità di occuparsi di tutti i figli minori nati dal matrimonio, in modo che questi possano continuare a vivere insieme.

Divorzio e mantenimento dei figli

Un ultimo aspetto che vogliamo trattare in questo articolo riguarda il mantenimento dei figli. Si tratta in realtà di un capitolo piuttosto ampio, che meriterebbe un approfondimento a sé. Qui ci limiteremo a passare in rassegna alcuni punti fondamentali, per capire come viene regolato il mantenimento in caso di affidamento congiunto e monoparentale.
  1. Il mantenimento dei figli minori quando l’affidamento è monoparentale: in questo caso, i figli minori vivono con uno solo dei due coniugi. Di conseguenza, il coniuge non affidatario dovrà versare un assegno di mantenimento mensile, il cui ammontare verrà stabilito in base al fabbisogno dei figli e alle possibilità economiche di entrambi i genitori.
  2. Il mantenimento dei figli minori quando l’affidamento è congiunto: i genitori dovranno accordarsi su come dividere equamente le spese di mantenimento, tenendo conto delle spese che ciascun genitore dovrà sostenere nella parte del tempo in cui avrà la custodia dei figli.
Nel post di oggi abbiamo visto quali sono i principi fondamentali che regolano l’affidamento dei figli minori in caso di divorzio.
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Come si sbroglia quindi la matassa? Chi decide?

Secondo il Tribunale federale (e anche il legislatore), non decide il giudice, ma la sorte!

Nella sentenza 5A_396/2015 del 22 giugno 2017, la Massima istanza svizzera ha infatti annullato la decisione di un giudice grigionese che, di fronte al disaccordo degli eredi, aveva arbitrariamente deciso di procedere personalmente alla divisione dei beni secondo il suo apprezzamento.

In proposito il Tribunale federale ha ricordato che la linea direttrice principale in ambito del diritto successorio è data dal principio secondo cui, nella divisione dell’eredità, ogni erede dispone di un egual diritto su tutti i beni della successione e che proprio per mettere in opera tale principio (senza contaminazioni soggettive), il legislatore ha previsto (precisamente all’art. 611 cpv. 3 CC) l’attribuzione dei lotti per sorteggio in caso si disaccordo tra gli eredi. Il giudice deve quindi procedere al sorteggio e non può decidere come meglio gli pare.

Per chi fosse interessato ad approfondire il tema, riportiamo di seguito il testo integrale (in tedesco) della succitata sentenza del Tribunale federale:


5A_396/2015   
 
 
Urteil vom 22. Juni 2017
 
II. zivilrechtliche Abteilung
 
Besetzung
Bundesrichter von Werdt, Präsident,
Bundesrichter Marazzi, Herrmann, Schöbi, Bovey,
Gerichtsschreiberin Friedli-Bruggmann.
 
Verfahrensbeteiligte
A.________,
vertreten durch Rechtsanwalt Dr. Marco Ettisberger,
Beschwerdeführer,
 
gegen
 
B.________,
vertreten durch Rechtsanwalt Dr. Rudolf Kunz,
Beschwerdegegnerin.
 
Gegenstand
Erbteilung,
 
Beschwerde gegen das Urteil des Kantonsgerichts von Graubünden, I. Zivilkammer, vom 16. März 2015.
 
 
Sachverhalt:
 
A.
 
A.a. C.________ ist die im Verlauf des kantonalen Verfahrens verstorbene Witwe, A.________ (Beschwerdeführer) und B.________ (Beschwerdegegnerin) sind die Kinder des 1966 verstorbenen D.________. Ein weiterer Sohn, E.________, verstarb 1968.
 
A.b. Nach dem Tod von D.________ und E.________ lebten die Parteien mit ihrer Mutter bis zu einem Vertrag betreffend partielle Erbteilung vom 18. Dezember 1981 in Erbengemeinschaft.
 
A.c. Der partielle Erbteilungsvertrag sah vor, dass die zum Nachlass von D.________ gehörende Firma "F.________, Inhaberin C.________" rückwirkend per 1. Januar 1980 gemäss Bilanz per 31. Dezember 1979 zu einem Übernahmewert von Fr. 332'530.-- an den Beschwerdeführer überging. Die Beschwerdegegnerin erhielt Wertschriften im Wert von Fr. 302'530.--. Zusätzlich leistete der Beschwerdeführer eine Ausgleichszahlung an die Beschwerdegegnerin von Fr. 15'000.--.
 
A.d. Der unverteilte Restnachlass umfasste insbesondere Liegenschaften in U.________ (G.________strasse www, H.________strasse xxx, H.________strasse yyy), ein Ferienhaus in Italien und 99 von 100 Aktien der I.________ AG, welche Eigentümerin einer weiteren Liegenschaft in U.________ ist (H.________strasse zzz).
 
B.
 
B.a. Am 5. November 1999 leitete der Beschwerdeführer ein Erbteilungsverfahren ein. Mit Urteil vom 14. Dezember 2010 stellte das Bezirksgericht Plessur fest, der Nachlass des D.________ inkl. des Nachlasses E.________ betrage Fr. 6'189'614.-- (Ziff. 1), wobei eine Liste der Vermögenswerte angeführt wurde. Die Erbberechtigung der Parteien legte es wie folgt fest: C.________ 62/192, Beschwerdegegnerin und Beschwerdeführer je 65/192. Die Erbteile der Parteien waren dabei je mit einer lebenslänglichen Nutzniessung zu Gunsten der Mutter belastet (Ziff. 2). Auf die Begehren um Versilberung bzw. realer Teilung und Zuweisung von Gegenständen trat das Bezirksgericht nicht ein, da gemäss aArt. 9 Ziff. 12-15 EGzZGB die reale Teilung dem Kreispräsidenten und nicht dem Bezirksgericht obliege. Das Urteil erwuchs unangefochten in Rechtskraft.
 
B.b. Am 22. Juli 2011 stellte der Beschwerdeführer beim Einzelrichter am Bezirksgericht Plessur ein mit "Mitwirkung der zuständigen Behörde nach Art. 611 Abs. 2 ZGB" betiteltes Gesuch. Er verlangte, die Teilung der Nachlässe von D.________ und E.________ sei unter Mitwirkung der zuständigen Behörde durchzuführen (Rechtsbegehren 1). Es sei gemäss Art. 612 Abs. 3 ZGB eine interne, evtl. eine öffentliche Versteigerung anzuordnen (Rechtsbegehren 2).
C.________ und die Beschwerdegegnerin beantragten mit Stellungnahme vom 5. September 2011, auf das Gesuch sei nicht einzutreten. Eventualiter sei der Antrag um Mitwirkung der Behörde bei der Teilung und um Versteigerung abzuweisen. Sodann stellten sie Subeventualanträge für den Fall einer Versteigerung (Rechtsbegehren A/1.-3.). Sie stellten ihrerseits das Gesuch, dass der angerufene Einzelrichter als zuständige Behörde unter Berücksichtigung des Ortsgebrauchs, der persönlichen Verhältnisse und der Wünsche der Mehrheit der Miterben Lose bilde. Sie beriefen sich dabei auf Art. 611 Abs. 1 [gemeint wohl Abs. 2] ZGB (Rechtsbegehren B/1.). Rechtsbegehren B/2. enthält den Antrag, wie sie die Lose gebildet haben wollten. In Rechtsbegehren B/3. folgten sodann Anträge zur Realteilung, wie also die Lose den Erben zuzuteilen seien.
 
B.c. Der Einzelrichter trat mit Entscheid vom 29. November 2011 nicht auf das Gesuch ein und überwies die Angelegenheit dem Bezirksgericht Plessur als Kollegialgericht, welches die Parteien zu einem weiteren Schriftenwechsel einlud. In der Replik vom 24. Januar 2012 hielt der Beschwerdeführer an seinen Anträgen fest. Das Gesuch seiner Miterbinnen um Realteilung gemäss deren Rechtsbegehren B/3. anhand der von ihnen vorgeschlagenen Lose sei abzuweisen. Eventualiter seien durch die zuständige Behörde neue Lose zu bilden. Das Verfahren bezeichnete er weiterhin als "Mitwirkung der zuständigen Behörde nach Art. 611 Abs. 2 ZGB". Die Miterbinnen hielten in ihrer Duplik vom 7. März 2012 grundsätzlich ebenfalls an ihren Anträgen fest.
 
B.d. Das Bezirksgericht Plessur ordnete mit Urteil vom 21. August 2013 für die Teilung der Nachlässe von D.________ und E.________ eine interne Steigerung gemäss Art. 612 Abs. 3 ZGB an (Ziff. 1) und beauftragte das Konkursamt Chur mit der Durchführung (Ziff. 2). Die Gerichtskosten wurden den Parteien zu je einem Drittel auferlegt (Ziff. 3a); die beiden Erbinnen wurden zu einer Entschädigung an den Beschwerdeführer von Fr. 6'257.40 verurteilt (Ziff. 3b). Kurz danach verstarb C.________.
 
C.
 
C.a. Am 27. September 2013 reichte die Beschwerdegegnerin beim Kantonsgericht Graubünden Berufung ein. Sie richtete diese gegen den Beschwerdeführer und gegen die Erbengemeinschaft von C.________, bestehend aus ihr selbst und dem Beschwerdeführer. Sie beantragte wie vor der Vorinstanz, es seien in Anwendung von Art. 611 Abs. 1 [gemeint wohl Abs. 2] ZGB Lose zu bilden, wobei sie konkrete Lose vorschlug. Sodann sei die Realteilung und damit die Zuteilung der Lose vorzunehmen. Es folgt das Begehren, wie die Lose konkret zuzuteilen seien. Die hauptsächlich umstrittene Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx, welche funktional eine Einheit bilde, sei der Erbengemeinschaft der Mutter (Hauptantrag) oder der Beschwerdegegnerin selbst (Eventualantrag) zu Eigentum zuzuweisen.
 
C.b. Der Beschwerdeführer verlangte am 1. November 2013 unaufgefordert die Abweisung der Berufung. Soweit überhaupt auf die Berufung einzutreten sei, sei die interne, eventualiter eine externe Versteigerung anzuordnen.
 
C.c. Mit Urteil vom 16. März 2015 hiess das Kantonsgericht die Berufung gut und ordnete die Realteilung der Nachlässe des D.________ und des E.________ an. Die Vermögenswerte aus den Nachlässen teilte das Kantonsgericht - ausgehend von den im Urteil des Bezirksgerichts Plessur vom 14. Dezember 2010 festgelegten Erbberechtigungen (Sachverhalt B.a) - wie folgt zu (Urteilsdispositiv Ziff. 1) :
Dem Beschwerdeführer wurden insbesondere die 99 Aktien der I.________ AG (H.________strasse zzz) und das Ferienhaus in Italien zugeteilt (Ziff. 1a).
Der Beschwerdegegnerin wurde das Mehrfamilienhaus H.________strasse yyy zugeteilt. Zudem wurde sie verpflichtet, Ausgleichszahlungen an den Beschwerdeführer von Fr. 10'060.-- und an die Erbengemeinschaft der Mutter von Fr. 102'755.-- zu leisten (Ziff. 1b).
Der "Erbengemeinschaft C.________ selig, bestehend aus B.________ und A.________," wurde insbesondere das Dreifamilienhaus G.________strasse www inkl. des zugehörigen Grundstücks H.________strasse xxx zugeteilt (Ziff. 1c).
Die Liegenschaften wurden jeweils inklusive den damit verbundenen Schulden und Lasten zugeteilt. In Bezug auf die vom Bezirksgericht im Urteil vom 14. Dezember 2010 festgestellte güterrechtliche Forderung der C.________ hielt das Kantonsgericht fest, dass diese durch teilweise Abgeltung mit einer Forderung "Unterhaltsstau" getilgt sei (Ziff. 2). Sodann legte es die Kosten und Entschädigungen beider kantonalen Instanzen fest (Ziff. 3-5).
 
D.
 
D.a. Mit Eingabe vom 8. Mai 2015 erhebt der Beschwerdeführer Beschwerde in Zivilsachen und subsidiäre Verfassungsbeschwerde beim Bundesgericht. Er verlangt die Aufhebung des Entscheids des Kantonsgerichts und die Bestätigung des Urteils des Bezirksgerichts Plessur vom 21. August 2013 (vorstehend B.d) inkl. der dortigen Kosten- und Entschädigungsregelung. Sodann seien neue Beweise zur Prozedur zu nehmen. Eventualiter sei die Sache an die Vorinstanz zurückzuweisen. Für die Verfahren vor Kantons- und Bundesgericht habe die Beschwerdegegnerin die Kosten- und Entschädigungsfolgen zu tragen. Er ersuchte zudem um aufschiebende Wirkung.
 
D.b. Am 18. Mai 2015 reichte der Beschwerdeführer weitere Noven ein (act. 8 f.), welche der Beschwerdegegnerin ebenfalls zugestellt wurden.
 
D.c. Weder die Beschwerdegegnerin noch das Kantonsgericht opponierten gegen eine aufschiebende Wirkung. Mit Verfügung vom 28. Mai 2015 erklärte der Präsident der II. zivilrechtlichen Abteilung das Gesuch als gegenstandslos, da sich die Beschwerde gegen ein Urteil betreffend Erbteilung und damit gegen ein Gestaltungsurteil im Sinne von Art. 103 Abs. 2 lit. a BGG richtet und dieser von Gesetzes wegen aufschiebende Wirkung zukommt.
 
D.d. In der Sache beantragt das Kantonsgericht mit Eingabe vom 18. August 2015 unter Hinweis auf den angefochtenen Entscheid die Abweisung der Beschwerde, soweit darauf einzutreten sei. Die Beschwerdegegnerin verlangt mit Antwort vom 28. September 2015 ebenfalls die Abweisung der Beschwerde, soweit darauf einzutreten sei. Zudem seien die vom Beschwerdeführer neu eingereichten Beweisurkunden aus der Prozedur zu weisen.
 
D.e. Der Beschwerdeführer hält in seiner Replik vom 16. November 2015 unverändert an seinen Rechtsbegehren vom 8. Mai 2015 fest. Die Beschwerdegegnerin bestätigt in ihrer Duplik vom 14. Dezember 2015 ihre Anträge gemäss Beschwerdeantwort. Die Duplik wurde dem Beschwerdeführer zur Wahrung des rechtlichen Gehörs zugestellt.
 
 
Erwägungen:
 
1. 
Das Bundesgericht prüft von Amtes wegen und mit freier Kognition, ob eine bei ihm eingereichte Beschwerde zulässig ist (BGE 141 II 113 E. 1 S. 116; 140 IV 57 E. 2 S. 59).
 
1.1. Fristgerecht (Art. 100 BGG) angefochten ist ein kantonal letztinstanzlicher (Art. 75 BGG) Entscheid betreffend eine Erbteilung und damit eine Zivilsache (Art. 72 Abs. 1 BGG) in einer vermögensrechtlichen Angelegenheit, deren Streitwert mit mehreren Millionen Franken den gesetzlichen Mindestbetrag von Fr. 30'000.-- übersteigt (Art. 74 Abs. 1 lit. b BGG). Der Beschwerdeführer ist gemäss Art. 76 Abs. 1 BGG legitimiert, so dass sich die Beschwerde in Zivilsachen als zulässiges Rechtsmittel erweist.
Daraus folgt, dass auf die subsidiäre Verfassungsbeschwerde nicht eingetreten werden kann (Art. 113 BGG).
 
1.2. Der Beschwerdeführer macht in der Beschwerde und in der separaten Eingabe vom 18. Mai 2015 neue Tatsachen gemäss Art. 99 Abs. 1 BGG geltend (Beschwerdebeilagen 2-24). Die Beweismittel 3, 4 und 24 sind drei Schreiben an resp. vom Willensvollstrecker, Beweismittel 23 ein Protokoll der Generalversammlung der I.________ AG, welche allesamt vom April und Mai 2015 datieren, also nach Urteilsfällung (16. März 2015). Als echte Noven sind sie von vornherein unzulässig (BGE 133 IV 342 E. 2.1 und 2.2 S. 343 f. mit Hinweisen). Bei den anderen Beweismitteln handelt es sich hauptsächlich um Unterlagen betreffend die zum Nachlass gehörende I.________ AG (H.________strasse zzz), insbesondere Jahresrechnungen und Protokolle der Generalversammlung. Der Beschwerdeführer bringt vor, da er die Übernahme der Liegenschaft im bisherigen Verfahren immer abgelehnt habe, habe er nicht damit rechnen müssen, dass ihm das Kantonsgericht diese 99 Namenaktien der AG zuteile. Er habe überdies seit Jahren keinerlei Informationen über die AG erhalten. Erst auf mehrmalige Aufforderung hin seien die entsprechenden Unterlagen durch den Erbenvertreter herausgegeben worden, womit weder eine Veranlassung noch die Möglichkeit bestanden habe, die Unterlagen früher in den Prozess einzubringen. Die Beschwerdegegnerin beantragt in der Beschwerdeantwort vom 28. September 2015, die Beweisurkunden seien aus der Prozedur zu weisen. Der Beschwerdeführer hätte die Unterlagen bereits vor der Vorinstanz einreichen oder deren Edition beantragen müssen, weshalb sie nicht von der Ausnahme von Art. 99 Abs. 1 BGG erfasst würden.
Die Argumentation des Beschwerdeführers überzeugt nicht. Seit Einleitung des Erbteilungsverfahrens 2011 ist der Hauptstreitpunkt, ob eine Versteigerung (Antrag Beschwerdeführer) oder eine Losbildung/Realteilung (Anträge Mutter und Schwester) vorzunehmen sei. Der Beschwerdeführer hätte somit bereits vor den Vorinstanzen darlegen müssen, was bei der Bewertung der Unternehmung zu beachten wäre und weshalb er die I.________ AG nicht übernehmen will. Falls es zutrifft, dass ihm Einsicht in die Belege verweigert wurde, hätte er vor den Vorinstanzen zumindest die ihm zustehenden Auskunftsrechte (Art. 607 Abs. 3 und Art. 610 Abs. 2 ZGB) geltend machen können und müssen. Weder behauptet er noch ist ersichtlich, dass er dies getan hätte (zur Begründungspflicht: BGE 133 III 393 E. 3 S. 395 mit Hinweis). Die neuen Argumente und Beweismittel sind daher unbeachtlich.
 
2.
 
2.1. In formeller Hinsicht wäre die Erbengemeinschaft der Mutter als Verfahrensbeteiligte zu ergänzen (vgl. zuletzt Urteil 5A_16/2016 vom 26. Mai 2016). Im Rubrum des vorinstanzlichen Urteils werden nur die Beschwerdegegnerin (Berufungsklägerin) und der Beschwerdeführer (Berufungsbeklagter) als Parteien bezeichnet, obwohl im Urteilsdispositiv eine Zuweisung der Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx an die "Erbengemeinschaft C.________ selig, bestehend aus B.________ und A.________" erfolgt.
Im Zeitpunkt der Fällung des erstinstanzlichen Urteils lebte die Mutter noch (Sachverhalt B.b-B.d). Die Vorinstanz befand einzig über die Auflösung des Nachlasses von Vater D.________ und Bruder E.________. Eine Teilung des Nachlasses der Mutter ist demgegenüber nicht Gegenstand des angefochtenen Urteils, womit die betreffende Erbengemeinschaft über vorliegendes Verfahren hinaus bestehen bleibt bis ein Erbe vor dem zuständigen Gericht die Teilung beantragt (zum Vorgehen wenn ein Erbe stirbt, nachdem er den Erbgang erlebt hat, und dem Grundsatz, dass zwei nachfolgende Erbschaften ein separates Schicksal haben, vgl. Urteil 5A_416/2013 und 5A_424/2013 vom 26. Juli 2013 E. 4.1 mit Hinweis auf Rosmarie Felber, Aufgeschobene und partielle Erbteilung nach schweizerischem Recht, Diss. Bern, 1939, S. 37 f.; Tuor/Picenoni, Berner Kommentar, 1964, N. 4 zu Art. 602 ZGB; vgl. dazu auch Stephan Wolf, Berner Kommentar, 2014, N. 26 zu Art. 602 ZGB, der von einer zweiten Erbengemeinschaft als Subgesamthandsverhältnis innerhalb der ersten Erbengemeinschaft spricht). Die fehlende Parteibezeichnung schadet vorliegend jedoch nicht, da die Vorinstanz die Erbengemeinschaft faktisch berücksichtigt hat.
 
2.2. Der Beschwerdeführer wirft weitere Fragen auf, welche die Parteistellung der Beteiligten betreffen und damit vorab zu klären sind. Er moniert sinngemäss, die Vorinstanz habe in einem ersten Schritt die Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx der Mutter - einer Toten - zugeteilt, obwohl diese keine Rechte mehr habe resp. keine solchen mehr geltend machen könne. In einem zweiten Schritt habe die Vorinstanz die besagte Liegenschaft dann der Beschwerdegegnerin zugeteilt, was noch weniger zulässig sei.
Beide Behauptungen sind offensichtlich falsch. Wie soeben aufgezeigt, hat die Vorinstanz die Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx weder der verstorbenen Mutter persönlich noch der Beschwerdegegnerin zugeteilt, sondern der Erbengemeinschaft der Mutter, deren Mitglied er selber ist. Auf die mit den falschen Behauptungen im Zusammenhang stehenden Rügen (z.B. sein Recht auf Gleichbehandlung als Erbe sei dadurch verletzt worden u.a.) ist nicht einzutreten. Die Anspielung des Beschwerdeführers auf das Testament der Mutter, in welchem vorgesehen sei, dass gegebenenfalls die Beschwerdegegnerin die Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx erben solle, ist ebensowenig zielführend. Das mütterliche Testament ist im Erbgang von D.________ und E.________ irrelevant. Dieses wäre erst bei einer Teilung des Nachlasses der Mutter zu berücksichtigen.
 
2.3. Ins Leere läuft auch der Vorwurf des Beschwerdeführers im Zusammenhang mit der Zuweisung an die Erbengemeinschaft der Mutter, der bisherige Wille der Mutter resp. deren Wunsch auf Zuteilung der Liegenschaft G.________strasse www/H.________strasse xxx an sie selbst sei infolge ihres Ablebens nicht mehr zu berücksichtigen, da nur die Erbeserben noch Anträge stellen könnten. Wie die Vorinstanz unwidersprochen festgestellt hat, beantragte die Beschwerdegegnerin vor der Vorinstanz eine Zuweisung der strittigen Liegenschaft an den mütterlichen Nachlass, womit, wie vom Beschwerdeführer gefordert, der Antrag einer Erbeserbin vorgelegen hat. Die Rüge der Verletzung von Art. 612a ZGB scheitert schliesslich bereits am fehlenden Nachteil, ist die Mutter doch verstorben und der Beschwerdeführer nun im gleichen Umfang an der Erbengemeinschaft der Mutter beteiligt wie die Beschwerdegegnerin.
 
3.
 
3.1. Im ordentlichen Beschwerdeverfahren sind vor Bundesgericht in rechtlicher Hinsicht alle Rügen gemäss Art. 95 f. BGG zulässig. Das Bundesgericht wendet das Recht grundsätzlich von Amtes wegen an (Art. 106 Abs. 1 BGG) und urteilt mit freier Kognition. Es ist allerdings nicht gehalten, wie ein erstinstanzliches Gericht alle sich stellenden rechtlichen Fragen von sich aus zu untersuchen, wenn der Beschwerdeführer diese nicht mehr thematisiert (BGE 140 III 86 E. 2 S. 88 f.; 137 III 580 E. 1.3 S. 584; 135 II 384 E. 2.2.1 S. 389). Deshalb ist in der Beschwerde in gedrängter Form darzulegen, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt (Art. 42 Abs. 2 BGG). Für die ebenfalls unter Art. 95 lit. a BGG fallende Rüge, Verfassungsbestimmungen seien verletzt, gilt das strikte Rügeprinzip (Art. 106 Abs. 2 BGG; vgl. BGE 134 I 83 E. 3.2 S. 88; 135 III 232 E. 1.2 S. 234).
D as Bundesgericht ist an den vorinstanzlich festgestellten Sachverhalt gebunden (Art. 105 Abs. 1 BGG). Zulässig ist einzig die Rüge, dass eine Tatsachenfeststellung auf einer Rechtsverletzung im Sinne von Art. 95 BGG beruhe oder eine Tatsache offensichtlich unrichtig festgestellt worden sei (Art. 97 Abs. 1 BGG), wobei "offensichtlich unrichtig" mit "willkürlich" gleichzusetzen ist (BGE 133 III 393 E. 7.1 S. 398 mit Hinweisen). Es gilt wiederum das strikte Rügeprinzip (Art. 106 Abs. 2 BGG; BGE 133 II 249 E. 1.4.2 S. 255). In der Beschwerde ist überdies darzutun, inwiefern die Behebung der erwähnten Mängel für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (Art. 97 Abs. 1 BGG; BGE 135 I 19 E. 2.2.2 S. 22). Auf ungenügend begründete Rügen und appellatorische Kritik am festgestellten Sachverhalt tritt das Bundesgericht nicht ein (BGE 134 II 244 E. 2.2 S. 246).
 
3.2. Der Beschwerdeführer macht eine Verletzung von Bundesrecht, namentlich der erbrechtlichen Vorschriften des ZGB, geltend. Er führt aus, das Kantonsgericht hätte keine umfassende Zuteilungskompetenz gehabt. Angesichts der Uneinigkeit zwischen den Erben hätte das Gericht keine Zuweisung vornehmen dürfen und schon gar nicht gegen seinen Willen. Ein Gericht dürfe nur dann eine Zuteilung vornehmen, wenn die betreffende Sache bei einer Teilung an Wert verliere und nur ein Erbe die Zuteilung verlange bzw. unter den Erben übereinstimmender Wille betreffend Zuteilung an einen einzelnen Erben herrsche. Ansonsten sei die Erbschaftssache stets zu verkaufen. Selbst wenn dem Gericht eine freie, umfassende gerichtliche Zuteilungskompetenz zukommen würde, könnte diese seines Erachtens nur dem Losbildungsverfahren vorgehen, keinesfalls aber der internen Versteigerung, sofern die Voraussetzungen dafür gegeben seien. Überdies habe die Vorinstanz die Lose in unzulässiger Weise gebildet. Angesichts der unterschiedlich hohen Erbquoten hätten nicht nur drei, sondern 195 [recte wohl 192] "Häufchen" gebildet werden müssen. Damit habe die Vorinstanz neben dem Gleichbehandlungsgrundsatz gemäss Art. 612 ZGB auch Art. 611 ZGB betreffend Losbildung verletzt. Im Zusammenhang mit der konkreten Zuteilung der drei Lose rügt er schliesslich auch Willkür. Weiter rügt er eine falsche Bewertung der Gesellschaft, welche Eigentümerin der Liegenschaft H.________strasse zzz ist. Soweit er schliesslich auch noch eine Verletzung von Art. 317 ZPO geltend macht, fehlt eine ausreichende Begründung, weshalb darauf nicht einzutreten ist.
 
4. 
Umstritten ist der Umfang der Kompetenz des mit einer Erbteilung befassten Gerichts.
 
4.1. In terminologischer Hinsicht ist vorauszuschicken, dass das Gesetz unter dem Titel "Teilung der Erbschaft" teilweise von (Teilungs-) Behörde (Art. 602 Abs. 3, Art. 609, Art. 611 Abs. 2, Art. 612 Abs. 3 und Art. 613 Abs. 3 ZGB), teilweise von (Teilungs-) Gericht (Art. 604 ZGB) spricht. Die Unterscheidung wurde anfänglich so verstanden, dass "das Gericht" für bestimmte Fragen zuständig war und "die Behörde" für andere, nämlich für die Durchführung der Teilung (vgl. Peter Tuor, Berner Kommentar, 1929, N. 4 zu Art. 604 ZGB und Arnold Escher, Zürcher Kommentar, 2. Aufl. 1943, N. 5 zu Art. 604 ZGB; zur Möglichkeit die Teilungsklage mit einem Begehren auf Mitwirkung der Behörde gemäss Art. 609 Abs. 2 ZGB zu verbinden). In BGE 69 II 357 entschied das Bundesgericht, das Teilungsgericht sei zuständig, über alle sich für die Erbteilung stellenden Fragen zu entscheiden. Insbesondere kann es die Teilung selber durchführen, d.h. das Teilungsgericht muss sie nicht der "zuständigen Behörde" überlassen (E. 7 S. 369 f.). Mit anderen Worten kann das Teilungsgericht auch sämtliche Kompetenzen wahrnehmen, welche bis dahin der Teilungsbehörde zugeschrieben wurden. Insofern hat das Bundesgericht seither dem Teilungsgericht in konstanter Rechtsprechung eine "umfassende Teilungs- und Zuweisungskompetenz" zugesprochen (vgl. zuletzt BGE 137 III 8 E. 3.4.1 S. 14 f.; zu einem Beispiel wie sich das Zusammenspiel zwischen Behörde und Gericht gestalten kann vgl. Christian Brückner/Thomas Weibel, Die erbrechtlichen Klagen, 3. Aufl. 2012, N. 171 f.).
Vorliegend leitete der Beschwerdeführer die Angelegenheit vor dem Einzelrichter als zuständiger Behörde ein; die Angelegenheit wurde dann aber an das Teilungsgericht überwiesen (Sachverhalt B.b, B.c).
 
4.2. Die Erben können, wo es nicht anders angeordnet ist, die Teilung frei vereinbaren (Art. 607 Abs. 2 ZGB; zur vorliegend nicht gegebenen Ausnahme, in der eine amtliche Mitwirkung vorgeschrieben ist, vgl. Art. 609 ZGB). Einigen sich die Erben, können sie sich sogar über Teilungsvorschriften des Erblassers hinwegsetzen (BGE 137 III 8 E. 3.4.1 S. 14; 97 II 11 E. 3 S. 15 f.; so anstatt vieler: Stephan Wolf, Berner Kommentar, 2014, N. 8, 10 ff. zu Art. 607 ZGB; Jean Guinand/Martin Stettler/Audrey Leuba, Droit des successions, 6. Aufl. 2005, N. 547 S. 263; Jean Nicolas Druey, Grundriss des Erbrechts, 5. Aufl. 2002, § 16, N. 61; Paul Eitel, Grundfragen der Erbteilung, in: Jürg Schmid (Hrsg.), Stiftung Schweizerisches Notariat, Nachlassplanung und Nachlassteilung, 2014, S. 350; Fabienne Elmiger, Das Unternehmen in der Erbteilung, 2012, S. 51 ff.). Mangels Einigung sind die Teilungsvorschriften des Erblassers für die Erben verbindlich, soweit nicht die Ausgleichung einer vom Erblasser nicht beabsichtigten Ungleichheit der Teile notwendig wird (Art. 608 Abs. 1 und 2 ZGB). Wo sich die Erben nicht einigen können und auch der Erblasser keine Teilungsvorschriften aufgestellt hat, finden die gesetzlichen Teilungsregeln Anwendung (BGE 137 III 8 E. 2.1 S. 10; 112 II 206 E. 2a S. 209; Urteil 5C.214/2003 vom 8. Dezember 2003 E. 2, in: Praxis 93/2004 Nr. 99 S. 562 f.).
 
4.3. Die Erben haben bei der Teilung, wenn keine andern Vorschriften Platz greifen, alle den gleichen Anspruch auf die Gegenstände der Erbschaft (Art. 610 Abs. 1 ZGB). Dieser Grundsatz der Anspruchsgleichheit ist die oberste Richtschnur für die Erbteilung (BGE 112 II 206 E. 2b S. 211 mit Hinweis auf Peter Tuor/Bernhard Schnyder, Das schweizerische Zivilgesetzbuch, 9. Aufl. 1979, S. 466; vgl. auch Andreas Kuoni, Das schweizerische Erbrecht, insbesondere das Übergangsrecht, 1911, S. 257). Andreas Kuoni beschreibt kurz nach Inkrafttreten des ZGB den Geist des "neuen" Erbrechts wie folgt: "Alle Erben sind einander gleich. Keiner soll bevorzugt, keiner benachteiligt werden. Diesen Grundsatz stellt der Gesetzgeber an die Spitze des Erbrechts". Auf S. 259 bekräftigt er dann unter dem Titel der Durchführung der Teilung: "Der gleiche Anspruch aller Erben auf alle Gegenstände der Erbschaft ist der Hauptgrundsatz des Teilungsrechtes." Alfred Escher, Zürcher Kommentar, 2. Aufl. 1943, hält in N. 1 zu Art. 610 ZGB fest, der Grundsatz sei eine Spezialanwendung des bereits in Art. 607 Abs. 1 ZGB enthaltenen Grundsatzes der Gleichbehandlung aller Erben; grundsätzlich habe jeder Erbe den gleichen Anspruch auf die Erbschaft und die einzelnen Gegenstände wie der andere, auch wenn sein Erbanteil kleiner sei als der des anderen; der Unterschied zwischen den Ansprüchen sei nur ein quantitativer, nicht ein qualitativer - und zwar bestehe der Anspruch grundsätzlich in natura. Ebenso hielt Peter Tuor, Berner Kommentar, 1929, N. 2 zu Art. 610 ZGB fest, es gebe prinzipiell nicht Sachen, die mehr dem einen als dem anderen Erben gebühren.
Anspruchsgleichheit gilt immer, wo sich weder aus Gesetz noch aus testamentarischer Vorschrift eine Ausnahme ergibt (BGE 100 II 440 E. 4 S. 443 f. und E. 8 S. 449; 66 II 238 S. 241 ff.). Andere gesetzliche Vorschriften sehen die vorliegend nicht massgebenden Art. 612a ZGB betreffend Zuweisung von Wohnung und Hausrat an den überlebenden Ehegatten und Art. 613b ZGB betreffend Zuweisung des landwirtschaftlichen Inventars sowie die Bestimmungen des Bundesgesetzes über das bäuerliche Bodenrecht (BGBB) vor (Art. 619 ZGB). Von Teilungsvorschriften des Erblassers und besonderen Vorschriften abgesehen, gewährt das Bundeszivilrecht in Art. 604 ZGB daher nur einen Anspruch auf Vornahme der Teilung, nicht aber auf Zuweisung bestimmter Nachlassgegenstände (BGE 101 II 41 E. 4a und 4b S. 44 f.).
 
4.4. Ein weiterer Teilungsgrundsatz folgt aus Art. 612 Abs. 1 ZGB, wonach eine Erbschaftssache, die durch Teilung an Wert wesentlich verlieren würde, einem der Erben ungeteilt zugewiesen werden soll. Erbschaftssachen sollen, wenn immer möglich, in natura unter die Erben verteilt werden (BGE 97 II 11 S. 16; vgl. auch Alfred Escher, a.a.O., N. 1 zu Art. 610 ZGB). Der Grundsatz der Naturalteilung erfährt insbesondere bei einer Versilberung/Versteigerung eine Einschränkung (siehe nachfolgend E. 4.6).
 
4.5. Zum konkreten Vorgehen bei einer Teilung sieht das Gesetz in Art. 611 Abs. 1 ZGB vor, dass die Erben so viele Lose bilden, als Erben oder Erbstämme sind. Können sich die Erben nicht auf die Losbildung einigen, hat auf Verlangen eines der Erben die zuständige Behörde die Lose zu bilden (Art. 611 Abs. 2 ZGB). Die Verteilung der Lose erfolgt nach Vereinbarung oder durch Losziehung unter den Erben (Art. 611 Abs. 3 ZGB). Eine behördliche Zuweisung der Lose wird im Gesetz nicht - zumindest nicht explizit - vorgesehen. Gemäss bundesgerichtlicher Rechtsprechung ist eine solche ausgeschlossen (BGE 85 II 383 E. 3 S. 388). Die Verlosung unter den Erben ist ein Mittel, um dem Grundsatz der Anspruchsgleichheit zum Durchbruch zu verhelfen (BGE 97 II 11 E. 3 S. 16: "Nach dem Grundsatze der Gleichberechtigung der Erben [Art. 607, 610 ZGB] sind solche Sachen in der Regel auf diese Weise zu teilen."; vgl. auch Paul Eitel, Nachlassplanung und Nachlassteilung, a.a.O., S. 351, der die Ansicht vertritt, dass im Vorgang der Bildung und [vor allem] der Verteilung der Lose Gleichbehandlungs- und Naturalteilungsprinzip "in reinster Form verwirklicht" werden. Zum Einfluss der Anspruchsgleichheit auf die Bildung der Lose siehe BGE 100 II 440 E. 4 S. 443 f. und E. 8 S. 449).
 
4.6. Eine weitere Teilungsart sieht Art. 612 Abs. 2 ZGB vor, wonach, wenn sich die Erben nicht über die Teilung oder Zuweisung einer Sache einigen können, die Sache zu verkaufen und der Erlös zu teilen ist. Auf Verlangen eines Erben hat der Verkauf auf dem Wege der Versteigerung stattzufinden, wobei, wenn die Erben sich nicht einigen, die zuständige Behörde entscheidet, ob die Versteigerung öffentlich oder nur unter den Erben stattfinden soll (Art. 612 Abs. 3 ZGB). Auch eine Versteigerung kann Bestätigung und Auswirkung des Grundsatzes der Anspruchsgleichheit der Erben auf die Erbschaftssachen sein, da jeder Erbe die Möglichkeit hat, an der Steigerung teilzunehmen (BGE 66 II 238 S. 241 ff. und 85 II 383 E. 3 S. 389).
Es ist nach Art. 611 ZGB vorzugehen, solange die Erbschaftssache in einem Los Platz hat und damit einem Erben zugewiesen werden kann. Sogar wenn die Erbteile kleiner sind als der Wert der Sache, ist die Zuweisung mit Ausgleichszahlung gegenüber der Veräusserung vorzuziehen, sofern die Differenz nicht erheblich ist (Urteile 5C.214/2003 vom 8. Dezember 2003 E. 4.1; in: Pra 93/2004 Nr. 99 S. 560 mit Hinweisen auf Paul Piotet, Erbrecht, Schweizerisches Privatrecht IV/2, 1981, § 110/IV S. 883 ff., Lionel Harald Seeberger, Die richterliche Erbteilung, Diss. Freiburg i.Ue. 1992, S. 114 ff. und weitere; 5C.155/1991 vom 14. Mai 1992 E. 2a). Die Zulässigkeit einer Ausgleichszahlung ist auf Grund der Umstände des konkreten Einzelfalls nach Recht und Billigkeit (Art. 4 ZGB) zu prüfen, wobei das richtige Verhältnis zwischen Ausgleichssumme und Wert des Erbteils nicht schematisch festgelegt werden kann (Urteil 5C.214/2003 vom 8. Dezember 2003 E. 4.1 mit Hinweis auf Lionel Harald Seeberger, a.a.O., S. 116 ff. und den in der Lehre vorgeschlagenen Maximalwert 10 %; siehe anstatt vieler: Stephan Wolf, Berner Kommentar, 2014, N. 18 zu Art. 611 ZGB).
Ein Verkauf - oder auf Verlangen eines Erben die Versteigerung - ist nur möglich, wenn der Weg nach Art. 611 ZGB verschlossen ist (BGE 97 II 11 E. 3 S. 16). Andererseits darf nach BGE 85 II 383 E. 3 S. 388 f. der Grundsatz der Bevorzugung der Zuweisung in natura nicht derart verstanden werden, dass daraus die Zulässigkeit einer behördlichen Zuweisung von Erbschaftssachen an einen bestimmten Erben oder an mehrere unter sich einige Erben abzuleiten ist, wenn sich auf diese Weise ein Verkauf vermeiden liesse, denn sonst verlöre Art. 612 Abs. 2 ZGB praktisch fast jede Bedeutung, was dem Sinn des Gesetzes widerspricht, das bei Unmöglichkeit der körperlichen Teilung und der Teilung auf dem Weg der Losbildung und -ziehung die Versteigerung vorsieht.
 
4.7. Der Erbteilungsprozess wird durch die Dispositionsmaxime beherrscht (BGE 130 III 550 E. 2 S. 551 f., E. 2.1.3 S. 553). Mithin kann sich aus den Rechtsbegehren der Parteien eine Einschränkung der Kompetenz des Teilungsgerichts ergeben. Namentlich kann sich das Teilungsgericht im Rahmen der Rechtsbegehren darauf beschränken, materiell-rechtliche Einzelfragen der Teilung zu entscheiden und damit die Voraussetzung für eine spätere vertragliche Erbteilung zu schaffen (Urteil 5D_133/2010 vom 12. Januar 2011 E. 4.1). Ein Teil der Lehre spricht sich für eine eingeschränkte Dispositionsmaxime aus, weshalb das Gericht auch zu einem Ergebnis gelangen könne, das von keinem Miterben beantragt worden ist (Stephan Wolf, a.a.O., N. 84 zu Art. 604 ZGB; vgl. auch Thomas Weibel, Praxiskommentar Erbrecht, 3. Aufl. 2015, N. 6 ff., 48 zu Art. 604 ZGB; Lionel Harald Seeberger, a.a.O., S. 61 f.). Anderer Ansicht ist Tarkan Göksu (Die Rechtsbegehren der Erbteilungsklage, in: Kaleidoskop des Familien- und Erbrechts, Liber amicarum für Alexandra Rumo-Jungo, 2014, S. 127 ff., insb. S. 138 ff.). Die ZPO kenne keine Beschränkung der Dispositionsmaxime im Erbrechtsprozess. Er weist auf die Problematik des rechtlichen Gehörs bei überraschender Rechtsanwendung hin. Fehlen die notwendigen Rechtsbegehren, ist nach Meinung von Tarkan Göksu eine Klage abzuweisen - und nicht nach richterlichem Ermessen etwas nicht Beantragtes zuzuweisen (Tarkan Göksu, a.a.O., S. 141 ff.). In Bezug auf die Parteien leitet er aus dem Bestimmtheitsgebot für Rechtsbegehren ab, dass die Rechtsbegehren der Erbteilungsklage bezüglich der Auflösung der Erbengemeinschaft sowie vor allem auch bezüglich der Zuweisung einzelner Nachlasswerte hinreichend bestimmt sein müssten; nur wo dies unmöglich oder unzumutbar erscheine, sei bezüglich der betroffenen Rechtsbegehren eine unbezifferte Forderungsklage bzw. ein unbestimmter Antrag zu stellen (Art. 85 ZPO; Tarkan Göksu, a.a.O., S. 138 f.). Ebenso habe aufgrund der Dispositionsmaxime (Art. 58 ZPO) der beklagte Erbe Rechtsbegehren zu stellen (Tarkan Göksu, a.a.O., S. 140 f.). Dass das Gericht dem beklagten Erben, welcher keine Rechtsbegehren stellt, irgendetwas zuspricht, ist seiner Meinung nach ausgeschlossen (ebenso spricht er sich - a.a.O., S. 142 - gegen die Anordnung einer Versilberung entgegen dem Willen der Parteien oder einer Ausgleichszahlung, obwohl eine solche nicht beantragt worden ist, aus).
Im vorliegenden Kontext braucht nicht weiter auf die Prozessmaximen eingegangen zu werden. Sowohl das Verfahren auf gerichtliche Losbildung gemäss Art. 611 ZGB als auch das Verfahren auf Versteigerung gemäss Art. 612 ZGB werden nur auf Antrag eines Erben aufgenommen (vgl. Art. 611 Abs. 2, Art. 612 Abs. 3 ZGB: "auf Verlangen eines [der] Erben"). Für den weiteren Verlauf vorliegenden Verfahrens spielt somit eine entscheidende Rolle, welche Rechtsbegehren die Parteien stellten und ob diese rechtsgenüglich vorgebracht wurden.
 
5. 
Die Vorinstanz ging insofern über die erläuterten gesetzlichen Teilungsregeln hinaus, als sie die Erbschaftsgegenstände auf die drei Parteien aufteilte und damit faktisch drei den Erbquoten entsprechende Lose bildete, die Verteilung derselben aber weder einer allfälligen Parteivereinbarung noch einem Losziehungsverfahren gemäss Art. 611 Abs. 3 ZGB überliess, sondern nach eigenem Ermessen - und teilweise explizit gegen die Anträge der Erben - eine Zuteilung vornahm. Die Kernfrage ist somit, ob der Vorinstanz die Kompetenz zukam, den Parteien direkt und ohne Befolgung der gesetzlichen Teilungsvorschriften, d.h. nach objektiven Kriterien und richterlichem Ermessen die Lose zuzuweisen.
Zur Kompetenz von Erbteilungsgericht und -behörde finden sich in Rechtsprechung und Lehre seit Beginn des ZGB kontroverse Stellungnahmen. Die verschiedenen Ansätze widerspiegeln auch eine unterschiedliche Gewichtung der skizzierten Grundsätze des Erbrechts.
 
5.1. Der Umfang der Kompetenzen der Teilungsbehörden wurde bereits in der Expertenkommission, welche die Revision des Erbrechts in den Jahren 1901-1903 vorbereitete, kontrovers diskutiert. Johann Winkler regte in der zweiten Session im März 1902 an, Art. 624 Vorentwurf ZGB (heutiger Art. 612 ZGB; im redigierten Vorentwurf von 1903 als Art. 625 geführt) analog zu Art. 626 Vorentwurf ZGB (heutiger Art. 613 ZGB; im redigierten Vorentwurf von 1903 unverändert Art. 626) zu gestalten. Gemäss Protokoll fand er, "es sollte doch der Behörde vorbehalten werden, zu entscheiden, dass unter Umständen die Sache auch an einen einzelnen Erben übergehen solle" (Berner Kommentar, Materialien zum Zivilgesetzbuch, Band III, Hrsg. Markus Reber/Christoph Hurni/Lukas Schwizer, Protokolle der Verhandlungen der grossen Expertenkommission 1901-1903, 2013, S. 761 Rz. 6870). Eduard Boos beantragte sodann, Art. 624 Abs. 2 wie folgt zu ergänzen: "Können die Erben sich... nicht einigen, so entscheidet die zuständige Behörde über die Zuweisung unter Berücksichtigung der persönlichen Verhältnisse." Er argumentierte dabei namentlich mit der Übernahme von Gewerben (Materialien zum Zivilgesetzbuch, a.a.O., S. 762 Rz. 6874). Albert Brosi sprach sich gegen den Antrag Winkler aus und bezeichnete es als "unerträglich", wenn die Behörde die Kompetenz hätte, einem einzelnen Erben z.B. ein Haus zuzuwenden, das nicht teilbar sei (Materialien zum Zivilgesetzbuch, a.a.O., S. 762 Rz. 6878). Boos und Winkler fanden sich schliesslich im Vorschlag einer Fassung, welche alternativ einen Verkauf oder die Zuweisung an einen einzelnen Erben vorsehen sollte. Diese Alternative mit direkter Zuweisungskompetenz wurde schliesslich in der Abstimmung mit grossem Mehr verworfen (Materialien zum Zivilgesetzbuch, a.a.O., S. 762 Rz. 6886).
Der Teilungsbehörde sollte mithin keine Kompetenz zukommen, Erbschaftssachen nach eigenem Ermessen direkt zuzuweisen. Damit ist aber noch nicht gesagt, dass dasselbe für das Teilungsgericht gilt (zur Unterscheidung Behörde/Gericht vgl. oben E. 4.2).
 
5.2. Das Bundesgericht hatte bereits kurz nach Inkrafttreten des ZGB die Gelegenheit, sich zur Thematik zu äussern. In BGE 40 II 102 E. 3 S. 108 hielt es fest, dass es das Gesetz, abgesehen von bäuerlichen Betrieben, nicht erlaubt, unteilbare Objekte dem einen oder anderen Erben zuzuweisen, ausser alle Erben hätten dem zugestimmt ("...mentre dal capoverso secondo e terzo dell'art. 612 risulta chiaramente che l'attribuzione degli oggetti indivisi all'uno od all'altro degli eredi dalla legge non è concessa se non ove tutti i coeredi vi abbiano aderito..."). Diese Auslegung wurde in BGE 66 II 238 S. 241 f. bekräftigt. Mangels bindender Anordnung des Erblassers gilt Art. 610 ZGB, wonach alle Erben den gleichen Anspruch auf die Erbschaftssachen haben; als Ausnahme erwähnt wurden die landwirtschaftlichen Gewerbe gemäss [a]Art. 620 ZGB sowie Fälle behördlicher Zuweisung nach Art. 611 und Art. 613 ZGB. Es folgten Ausführungen zur internen Versteigerung für den Fall, dass sich die Erben über die Zuweisung einer unteilbaren Sache nicht einigen.
In BGE 69 II 357 stellte das Bundesgericht klar, dass das Teilungsgericht zuständig ist, über alle sich für die Erbteilung stellenden Fragen zu entscheiden (vorstehend E. 4.2), womit dem Teilungsgericht mindestens die selben Kompetenzen wie der Teilungsbehörde zukommen. Obwohl die betreffende Erbschaft Liegenschaften umfasste, wurden der klagenden Erbin nicht etwa Liegenschaften zugewiesen, sondern die Erbin wurde "auf die sämtlichen zur Zeit in der Schweiz, nämlich bei den Banken... beschlagnahmten Werte bis zum Betrage von insgesamt Fr.... nebst ihrem Anteil an den Erträgnissen angewiesen". Etwas anderes war auch gar nicht möglich, da die Klägerin ihren Pflichtteil einklagte, der nur "dem Werte nach" geltend gemacht werden kann (vgl. Art. 522 Abs. 1 ZGB zur Herabsetzung).
 
5.3. Soweit ersichtlich hat sich das Bundesgericht seither nie mehr direkt zur Frage geäussert, ob das Teilungsgericht insofern mehr Kompetenzen hat als die Teilungsbehörde, als jenes Erbschaftssachen an einen bestimmten Erben oder an mehrere unter sich einige Erben zuweisen darf, mithin nicht an die Art. 611 und/oder Art. 612 ZGB gebunden ist.
In BGE 94 II 231 E. 5 S. 239 f. führte das Bundesgericht aus: "Si les héritiers ne parviennent pas à s'entendre sur l'attribution des biens compris dans la succession et que le défunt ne leur ait pas prescrit de règles de partage (cf. art. 608 CC), l'autorité ne peut ordonner que les mesures spécialement prévues par les art. 610 ss. CC, c'est-à-dire former les lots, procéder au tirage au sort des lots, vendre les biens qui ne peuvent être partagés ni attribués à un lot et en répartir le prix." Im Fall war streitig, ob das befasste Erbteilungsgericht einen Nachlass derart teilen kann, dass eine Liegenschaft in Stockwerkeigentum aufgeteilt wird und Stockwerkeinheiten den Erben - durch Losziehung - zugewiesen werden. Zwar wird der neutrale Begriff "autorité" verwendet, womit aber das Teilungsgericht gemeint war. Mit der Aussage, dass die Behörde keine anderen Massnahmen treffen darf als die spezifisch in Art. 610 ff. ZGB vorgesehenen, hat sich das Bundesgericht also an das Teilungsgericht gewandt. Es hat damit klargestellt, dass die Art. 610 ff. ZGB auch für das Teilungsgericht massgebend sind, dieses also nur Lose bilden, zur Losziehung schreiten und Erbschaftsgüter, die weder geteilt noch einem Los zugewiesen werden können, verkaufen und den Erlös verteilen kann.
Ein Sonderfall lag in BGE 100 II 440 vor, da der Erblasser in Bezug auf zwei Liegenschaften eine Teilungsvorschrift hinterlassen (Zuweisung an eine Tochter) und im Übrigen selbst für den Fall der Uneinigkeit seiner Erben die Losziehung angeordnet hatte.
In BGE 101 II 41 hat das Bundesgericht festgehalten, dass das Teilungsgericht im Rahmen seiner Kompetenzen ein vollstreckbares Urteil zu fällen hat, d.h. ein solches, das die Teilung durchführt und die Verteilung der Erbschaftsgegenstände auf die einzelnen Erben durch die Vollzugsorgane unmittelbar ermöglicht. Der Anspruch aus Art. 604 Abs. 1 ZGB geht aber, Teilungsvorschriften des Erblassers vorbehalten, nur auf Vornahme der Teilung, nicht auch auf Zuweisung bestimmter Objekte. Die Erben haben bei der Teilung gemäss Art. 610 Abs. 1 ZGB alle den gleichen Anspruch auf die Gegenstände der Erbschaft; erst durch die Losbildung und allfällige Losziehung erfolgt die Zuweisung an die einzelnen Erben (Art. 611 ZGB; vgl. zum Ganzen BGE 101 II 41 E. 4a S. 44 und E. 4b S. 45 mit Hinweis auf BGE 69 II 369). Das Gericht fällt ein reformatorisches Urteil, das den Erbteilungsvertrag ersetzt, den die Erben bei Einigkeit abschliessen würden (BGE 130 III 550 E. 2.1.1 in fine S. 552).
In BGE 137 III 8 E. 3.4.1 S. 14 f. wurde BGE 101 II 41 insofern bestätigt, als das Bundesgericht festhielt, "Im Rahmen der Rechtsbegehren hat das Erbteilungsgericht ein vollstreckbares Urteil zu fällen, d.h. die Teilung durchzuführen und die Erbbetreffnisse konkret zuzuweisen. Es entscheidet über sämtliche Streitfragen und hat umfassende Teilungs- und Zuweisungskompetenz." Daraus kann indes nicht geschlossen werden, das Bundesgericht habe eine über die in Art. 610 ff. ZGB genannten Vorkehren hinaus gehende Kompetenz des Erbteilungsgerichts bejaht, nach eigenem Ermessen bestimmte Erbschaftsgegenstände bestimmten Erben zuzuweisen. In BGE 137 III 8 ging es hauptsächlich um die Frage, ob die Teilungsbehörde vorfrageweise auch Fragen beantworten darf, die in die Zuständigkeit des Teilungsgerichts fallen, und ob nach Rechtshängigkeit der Erbteilungsklage noch die Teilungsbehörde angerufen werden kann. Die " umfassende Teilungs- und Zuweisungskompetenz" des Teilungsgerichts ist als Gegenstück zur beschränkten Kompetenz der Teilungsbehörde zu verstehen, die weder Nachlassgegenstände zuweisen noch sonstwie in die Rechte der Erben eingreifen und beispielsweise auch nicht verbindlich einen Verkaufserlös verteilen kann, weshalb während eines Verfahrens vor der Behörde die Anrufung des Teilungsgerichts möglich bleibt (E. 3.4.2 S. 15).
Ein ähnlicher Wortlaut wie in BGE 137 III 8 findet sich im kurz danach gefällten Urteil 5D_133/2010 vom 12. Januar 2011, welches bestätigte, dass das Erbteilungsgericht im Rahmen der Rechtsbegehren ein vollstreckbares Urteil zu fällen, d.h. die Teilung durchzuführen und die Erbbetreffnisse konkret zuzuweisen hat. Es entscheidet über sämtliche Streitfragen und hat umfassende Teilungs- und Zuweisungskompetenz. Zu den Folgen führte das Bundesgericht aus, dass die Erbteilungsklage zu einem Urteil führt, das - je nach Begehren - den Nachlass vollständig oder partiell teilt und infolgedessen auch die Erbengemeinschaft vollständig oder partiell aufhebt (mit Hinweis auf BGE 130 III 550 E. 2.1.1 S. 552). Soweit entsprechende Begehren gestellt werden (Hinweis auf BGE 130 III 550 E. 2.1.3 S. 553) und an deren Beurteilung ein hinreichendes Rechtsschutzinteresse besteht, kann sich ein Erbteilungsgericht aber auch darauf beschränken, materiell-rechtliche Einzelfragen der Teilung zu entscheiden und damit die Voraussetzung für eine spätere vertragliche Erbteilung zu schaffen (mit Hinweis auf BGE 123 III 49 betreffend Feststellung der Ausgleichungspflicht). Das Bundesgericht hielt weiter fest: "Das Urteil bewirkt dann allerdings weder die Zuweisung bestimmter Nachlassgegenstände noch die Aufhebung der Erbengemeinschaft" (E. 4.1). Im Kontext gelesen kann auch hieraus nicht geschlossen werden, das Bundesgericht hätte eine über Art. 610 ff. ZGB hinausgehende Zuteilungskompetenz bejahen wollen. Im genannten Fall war gerade nicht eine konkrete Zuteilung strittig, sondern es ging um die Frage der Einsetzung eines Erbenvertreters. Die Ausführungen dienten der Begründung, weshalb trotz gerichtlichem Erbteilungsurteil nach wie vor eine Erbengemeinschaft besteht, der ein Erbenvertreter bestellt werden kann (E. 4.2).
Das spä ter ergangene Urteil 5A_372/2011 vom 4. Oktober 2011 E. 2.1.1 führt sodann unter Hinweis auf BGE 101 II 41 E. 4b S. 45; 69 II 357 E. 7 S. 369 aus: "L'action en partage (art. 604 CC) tend à ce que le juge ordonne le partage de la succession, auquel les défendeurs s'opposent, et/ou attribue sa part au demandeur. (...) Le juge devra, notamment, déterminer la masse à partager et arrêter les modalités du partage; son jugement (formateur) remplace le contrat de partage que les héritiers concluent normalement." Auch hier wird zwar von Zuweisung g
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Successione%3A+chi+decide+in+caso+di+disaccordo+nella+divisione+dei+beni%3F_Temi+scelti_412.html Assistenza Legale Tue, 15 Aug 2017 12:34:00 +0200
Salario minimo legale nel Cantone di Neuchâtel Con sentenza del 21 luglio 2017 il Tribunale federale ha respinto il ricorso interposto da una serie si associazioni professionali, imprese e persone private contro la fissazione legale di un salario orario minimo di CHF 20.- nel cantone di Neuchâtel.

Il ricorso è stato respinto poiché, a detta della Massima istanza svizzera, il salario minimo così fissato non costituisce una misura di politica economica (la cui adozione sarebbe riservata alla Confederazione), bensì di politica sociale. Il minimo salariale è stato infatti fissato prendendo come base di riferimento un reddito molto basso, in particolare il reddito minimo netto secondo le prestazioni complementari all’AVS/AI, le quali soccorrono quando il reddito percepito non è sufficiente a coprire i bisogni vitali. Lo scopo del minimo salariale di CHF 20.- l’ora mira quindi a garantire che chiunque eserciti un’attività di lavoro salariato a tempo pieno possa ricavarne un reddito sufficiente per vivere decentemente, senza dovere far ricorso all’aiuto sociale.

Per cui, essendo motivato da considerazioni di politica sociale, un tale minimo salariale e la sua fissazione a livello cantonale non si pone in contrasto con il principio della libertà economica nella sua dimensione istituzionale di cui all’art. 94 cpv. 1 della Costituzione federale (Cst. fed.) e nemmeno con quella individuale, garantita dall’art. 27 Cst. fed. (che comprende, in particolare, la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica lucrativa privata e il suo libero esercizio). Anche sotto il profilo del rispetto del principio della proporzionalità, la misura del salario minimo è stata ritenuta adeguata e non criticabile.

Ci si chiede ora se tale sentenza potrà forse risolvere l’annosa disputa tra sindacati e mondo economico ticinesi, in cui, i primi non vogliono che la retribuzione minima sia inferiore a CHF 3'500.-, mentre i secondi non la vorrebbero superiore ai CHF 3'000.-. Staremo a vedere.
 
Di seguito, per chi fosse interessato ad approfondire il tema, vi proponiamo il testo integrale della sentenza del Tribunale federale 2C_774/2014 del 21 luglio 2017 (in francese).
 
2C_774/2014; 2C_813/2014;
 
2C_815/2014; 2C_816/2014   
 
 
Arrêt du 21 juillet 2017
 
IIe Cour de droit public
 
Composition
MM. et Mme les Juges fédéraux Seiler, Président,
Zünd, Aubry Girardin, Donzallaz et Haag.
Greffier : M. Chatton.
 
Participants à la procédure
2C_774/2014 
1. Association A.________,
2. Association B.________,
3. Fédération C.________,
4. D.________ Sàrl,
5. E.________ SA,
6. F.________,
7. G.________,
8. H.________ SA,
9. I.________ SA,
10. J.________ SA,
11. K.________ SA,
tous représentés par Me Philippe Bauer, avocat,
recourants,
 
et
 
2C_813/2014 
12. Association L.________,
13. M.________ SA,
toutes les deux représentées par Dr. Urs Saxer et Nathalie Stoffel, avocats,
recourantes,
 
et
 
2C_815/2014 
14. Association N.________,
15. O.________,
tous les deux représentés par Dr. Urs Saxer et Nathalie Stoffel, avocats,
recourants,
 
et
 
2C_816/2014
16. Association P.________,
17. Q.________,
18. R.________,
19. S.________,
20. T.________,
tous représentés par Me Isabelle Häner, avocate,
recourants,
 
contre
 
Grand Conseil de la République et canton de Neuchâtel,
intimé.
 
Objet
Modification de la loi cantonale sur l'emploi et l'assurance-chômage (salaire minimum),
 
recours contre la loi portant modification de la loi sur l'emploi et l'assurance-chômage du Grand Conseil de la République et canton de Neuchâtel, du 28 mai 2014.
 
 
Faits :
 
A.
 
A.a. Le 27 novembre 2011, le peuple neuchâtelois a accepté un décret constitutionnel introduisant dans la Constitution de la République et canton de Neuchâtel du 24 septembre 2000 (Cst./NE; RS/NE 101) un nouvel art. 34a intitulé "salaire minimum", dont la teneur est la suivante:
L'Etat institue un salaire minimum cantonal dans tous les domaines d'activité économique, en tenant compte des secteurs économiques ainsi que des salaires fixés dans les conventions collectives, afin que toute personne exerçant une activité salariée puisse disposer d'un salaire lui garantissant des conditions de vie décentes.
 
L'Assemblée fédérale a octroyé la garantie fédérale à l'art. 34a Cst./NE par arrêté fédéral du 11 mars 2013 accordant la garantie fédérale aux constitutions révisées des cantons de Glaris, d'Appenzell Rhodes-Intérieures, d'Argovie, de Thurgovie, de Vaud, de Neuchâtel et de Genève (in FF 2013 2335, ch. 6).
 
A.b. Le 28 mai 2014, le Grand Conseil a modifié comme suit la loi cantonale du 25 mai 2004 sur l'emploi et l'assurance-chômage (LEmpl/NE; RS/NE 813.10) :
Article premier, al. 1bis (nouveau)
1bis Elle vise en outre à assurer la mise en oeuvre de l'article 34a de la Constitution relatif au salaire minimum.
Art. 21
1 Les employeurs appliquent des conditions de travail et de salaire conformes aux usages de la profession et de la région et veillent ainsi à ne pas provoquer de sous-enchère salariale, mais au contraire à offrir aux travailleurs un salaire leur garantissant des conditions de vie décentes, au sens de l'article 32d.
2 Ils fixent notamment les conditions de travail et de salaire de façon à exclure toute discrimination en raison de l'origine ou du sexe.
3 Ils se réfèrent pour le surplus aux conventions collectives de travail de la branche dans laquelle ils exercent leurs activités.
 
Section 3a: Mise en oeuvre de l'article 34a de la Constitution cantonale
 
Art. 32a (nouveau)
L'institution du salaire minimum a pour but de lutter contre la pauvreté et de contribuer ainsi au respect de la dignité humaine.
Art. 32b (nouveau)
Les relations de travail des travailleurs accomplissant habituellement leur travail dans le canton sont soumises aux dispositions relatives au salaire minimum.
Art. 32c (nouveau)
Le Conseil d'Etat peut édicter des dérogations pour des rapports de travail particuliers, tels que ceux s'inscrivant dans un contexte de formation ou d'intégration professionnelle.
Art. 32cbis (nouveau)
Les salaires de minime importance pour lesquels la perception de cotisations n'est pas obligatoire en vertu de la législation en matière d'assurance-vieillesse et survivants ne sont pas soumis aux dispositions relatives au salaire minimum.
Art. 32d (nouveau)
1 Le salaire minimum au sens de l'article 34a de la Constitution est de 20 francs par heure.
2 Ce montant est adapté chaque année à l'évolution de l'indice suisse des prix à la consommation du mois d'août de l'année précédente, l'indice de base étant celui du mois d'août 2014.
3 Par salaire, il faut entendre le salaire déterminant au sens de la législation en matière d'assurance-vieillesse et survivants, indemnités de vacances et pour jours fériés non comprises.
Art. 32e (nouveau)
Pour les secteurs économiques visés par l'article 2, alinéa 1, lettres d et e, de la Loi fédérale sur le travail dans l'industrie, l'artisanat et le commerce (LTr), du 13 mars 1964, le Conseil d'Etat peut fixer des salaires minimum dérogeant à l'article 32d, alinéa 1, dans le respect de l'article 32a.
Art. 76 (nouveau)
1 Les partenaires sociaux disposent d'un délai échéant le 31 décembre 2014 pour modifier les conventions collectives de travail existantes de manière à fixer des salaires satisfaisant aux exigences de l'article 32d.
2 A défaut d'accord dans le délai susmentionné, ou si le salaire minimum convenu est inférieur à celui fixé à l'article 32d, c'est ce dernier qui s'applique à partir du 1er janvier 2015.
Art. 76a (nouveau)
Sur préavis favorable de la commission tripartite "salaire minimum", au sens de l'article 77, prise à la majorité qualifiée des trois quarts de ses membres, le Conseil d'Etat peut exceptionnellement prolonger, au maximum jusqu'au 31 décembre 2016, le délai fixé à l'article qui précède lorsque la situation particulière d'une catégorie de travailleurs ou d'un secteur économique l'exige.
Art. 77 (nouveau)
Le Conseil d'Etat désigne une commission tripartite "salaire minimum" chargée d'appuyer le Conseil d'Etat dans la mise en oeuvre de l'article 34a de la Constitution.
Art. 77a (nouveau)
Pendant une période de huit années, la commission "salaire minimum" observe l'application des dispositions relatives au salaire minimum. Elle fait parvenir annuellement un rapport au Conseil d'Etat sur le résultat de ses observations. Elle peut faire des propositions.
 
B.
La loi portant modification de la loi sur l'emploi et l'assurance-chômage (LEmpl/NE) (salaire minimum) du 28 mai 2014 a été publiée dans la Feuille officielle de la République et canton de Neuchâtel (ci-après: la Feuille officielle) du 13 juin 2014. Par arrêté du 7 juillet 2014, paru dans la Feuille officielle du 11 juillet 2014, le Conseil d'Etat de la République et canton de Neuchâtel (ci-après: le Conseil d'Etat) a promulgué la loi du 28 mai 2014, précisant que ses art. 76 et 77 entreraient en vigueur au 1er octobre 2014 et les autres articles au 1er janvier 2015.
 
C.
Cette modification législative a fait l'objet de quatre recours en matière de droit public. Le premier recours (cause 2C_774/2014) a été déposé par l'association A.________, l'association B.________, la Fédération C.________, la société D.________ Sàrl, la société E.________ SA, F.________, G.________, la société H.________ SA, la société I.________ SA, la société J.________ SA et la société K.________ SA. Le deuxième recours (cause 2C_813/2014) a été déposé par l'association L.________ et la société M.________ SA. Le troisième recours (cause 2C_815/2014) a été déposé par l'association N.________ et O.________ et le quatrième recours (cause 2C_816/2014) par l'association P.________, Q.________, R.________, S.________ et T.________. Le premier recours demande au Tribunal fédéral, sous suite de frais et dépens, d'annuler les art. 21, 32d, 32e, 76 et 76a LEmpl/NE. Les trois autres recours concluent à l'annulation de toutes les nouvelles dispositions légales. Ils demandent l'effet suspensif.
Les recourants invoquent une violation de la liberté économique et de la primauté du droit fédéral. Ils considèrent notamment que la LEmpl/NE contrevient à certaines dispositions du Code suisse des obligations du 30 mars 1911 (CO; RS 220) en matière de contrat de travail et entrave l'application de la loi fédérale du 28 septembre 1956 permettant d'étendre le champ d'application de la convention collective de travail (LECCT; RS 221.215.311). Ils estiment également que les nouvelles dispositions sont contraires au texte de l'art. 34a Cst./NE. Dans les causes 2C_813/2014, 2C_815/2015 et 2C_816/2014, les recourants invoquent une violation de la liberté syndicale. Les recourants, dans la cause 2C_774/2014, se plaignent aussi d'une violation de l'égalité de traitement.
Le Grand Conseil a conclu au rejet des recours, avec suite de frais. Les recourants ont répliqué et le Grand Conseil a dupliqué.
Par ordonnance du 24 septembre 2014, le Président de la IIe Cour de droit public a admis la requête d'effet suspensif présentée par les recourants dans la cause 2C_774/2014 et, partant, déclaré sans objet les requêtes d'effet suspensif déposées dans le cadre des autres procédures.
 
 
Considérant en droit :
 
1.
Dirigés contre une même loi cantonale, les quatre recours peuvent, malgré leurs conclusions et leur motivation en partie différentes, être joints, afin qu'il soit statué à leur sujet par un arrêt unique (art. 71 LTF [RS 173.110] et 24 al. 2 let. b PCF [RS 273]).
 
2.
Le Tribunal fédéral examine d'office sa compétence (art. 29 al. 1 LTF) et contrôle librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis (ATF 141 II 113 consid. 1 p. 116; 136 II 101 consid. 1 p. 103).
 
2.1. Le recours en matière de droit public est ouvert contre les actes normatifs cantonaux (art. 82 let. b LTF). La loi attaquée constitue un acte normatif cantonal et ne peut faire l'objet d'aucun recours dans le canton de Neuchâtel. Elle est par conséquent directement attaquable par un recours en matière de droit public (art. 82 let. b et 87 al. 1 LTF), qui a par ailleurs été formé dans chacune des procédures concernées dans les formes requises (art. 42 LTF) et en temps utile (art. 101 LTF).
 
2.2. Lorsque le recours est dirigé contre un acte normatif cantonal, la qualité pour recourir appartient à toute personne dont les intérêts sont effectivement touchés par l'acte attaqué ou pourront l'être un jour; une simple atteinte virtuelle suffit, à condition toutefois qu'il existe un minimum de vraisemblance que le recourant puisse un jour se voir appliquer les dispositions contestées (ATF 138 I 435 consid. 1.6 p. 445; 136 I 17 consid. 2.1 p. 21). Quant à l'intérêt digne de protection, il n'est pas nécessaire qu'il soit de nature juridique, un intérêt de fait étant suffisant (ATF 141 I 78 consid. 3.1 p. 81; 137 I 77 consid. 1.4 p. 81).
Selon la jurisprudence, une association jouissant de la personnalité juridique est autorisée à former un recours en matière de droit public en son nom propre lorsqu'elle est touchée dans ses intérêts dignes de protection. De même, sans être elle-même touchée par la décision entreprise, une association peut être admise à agir par la voie du recours en matière de droit public (nommé alors recours corporatif) pour autant qu'elle ait pour but statutaire la défense des intérêts dignes de protection de ses membres, que ces intérêts soient communs à la majorité ou au moins à un grand nombre d'entre eux et, enfin, que chacun de ceux-ci ait qualité pour s'en prévaloir à titre individuel. En revanche, elle ne peut prendre fait et cause pour l'un de ses membres ou pour une minorité d'entre eux (ATF 142 II 80 consid. 1.4.2 p. 84; 137 II 40 consid. 2.6.4; arrêt 1C_170/2015 du 18 août 2015 consid. 3.1).
 
2.2.1. En l'occurrence, pour ce qui est de la cause 2C_774/2014, les conditions susmentionnées relatives au recours corporatif sont réalisées pour l'association A.________ (recourante 1) qui a pour but de défendre les intérêts de la corporation et dont les membres sont des personnes physiques et morales qui exploitent un établissement public ou exercent une activité dans le canton de Neuchâtel dans les domaines de la restauration, de l'hôtellerie ou du tourisme. Il en va de même de l'association B.________ (recourante 2), dont le but statutaire est la défense et la sauvegarde des intérêts de ses membres, lesquels sont des personnes morales qui exploitent une entreprise de nettoyage industriel de textiles et occupent des travailleurs en Suisse romande. Il est certes vrai, comme le relève le Grand Conseil, que la Fédération C.________ (recourante 3), dont les membres sont des groupements patronaux professionnels et "des membres individuels qui adhèrent aux présents statuts et déclarent vouloir collaborer au travail des organisations patronales", n'a pas démontré que ses membres occupaient des travailleurs dans le canton de Neuchâtel; dans le cadre d'un contrôle abstrait des normes, il y a cependant lieu d'admettre sa qualité pour recourir, dès lors qu'il est vraisemblable que les intérêts de ses membres puissent être un jour touchés par l'acte attaqué. Pour le surplus, les autres recourants (recourants 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 et 11) sont des personnes ou entreprises sises dans le canton de Neuchâtel qui emploient des travailleurs, de sorte qu'ils ont la qualité pour recourir sous l'angle de l'art. 89 al. 1 LTF.
 
2.2.2. Les recourantes dans la cause 2C_813/2014 peuvent également se prévaloir d'un intérêt digne de protection. L'association L.________ (recourante 12) est une des parties contractantes de la Convention collective de la branche du travail temporaire, dont les dispositions relatives au salaire sont applicables dans le canton de Neuchâtel. M.________ SA (recourante 13), en qualité de membre de l'association L.________, est également liée par la convention collective de travail (ci-après: CCT) susmentionnée dans le canton de Neuchâtel. Il en va de même des recourants dans la cause 2C_815/2014. L'association N.________ (recourante 14) est partie à la Convention collective nationale de travail pour les hôtels, restaurants et cafés. O.________ (recourant 15), qui exploite un petit hôtel-restaurant sis à la Chaux-de-Fonds (NE), a également la qualité pour recourir.
 
2.2.3. S'agissant de l'association P.________ (recourante 16 en la cause 2C_816/2014), elle recourt également en son nom propre, en sa qualité de partie à la Convention collective nationale de travail pour les hôtels, restaurants et cafés. Les autres recourants (recourants 17, 18, 19 et 20) sont des personnes ou entreprises sises dans le canton de Neuchâtel qui emploient de la main-d'oeuvre, de sorte qu'ils ont la qualité pour recourir sous l'angle de l'art. 89 al. 1 LTF.
Il convient dès lors d'entrer en matière sur les quatre recours.
 
3.
 
3.1. Saisi d'un recours en matière de droit public, le Tribunal fédéral contrôle librement le respect du droit fédéral, qui comprend les droits de nature constitutionnelle (cf. art. 95 let. a et 106 al. 1 LTF), sous réserve des exigences de motivation figurant à l'art. 106 al. 2 LTF. Aux termes de cet alinéa, le Tribunal fédéral n'examine la violation de droits fondamentaux, ainsi que celle de dispositions de droit cantonal que si ce grief a été invoqué et motivé par le recourant. En ces matières, l'acte de recours doit, sous peine d'irrecevabilité, contenir un exposé succinct des droits ou principes constitutionnels violés et préciser en quoi consiste la violation (ATF 139 I 229 consid. 2.2 p. 232; 135 II 243 consid. 2 p. 248; cf. pour le grief d'arbitraire: ATF 137 I 1 consid. 2.4 p. 5; arrêt 2C_727/2011 du 19 avril 2012 consid. 2.2, non publié in ATF 138 II 191).
 
3.2. Lorsqu'il doit se prononcer dans le cadre d'un contrôle abstrait de normes, ce qui est le cas en l'espèce, le Tribunal fédéral s'impose une certaine retenue eu égard notamment aux principes découlant du fédéralisme et de la proportionnalité; il n'annule les dispositions cantonales attaquées que si elles ne se prêtent à aucune interprétation conforme au droit constitutionnel ou si, en raison des circonstances, leur teneur fait craindre avec une certaine vraisemblance qu'elles soient interprétées de façon contraire à la Constitution et au droit fédéral. Pour en juger, il faut notamment tenir compte de la portée de l'atteinte aux droits en cause, de la possibilité d'obtenir ultérieurement, par un contrôle concret de la norme, une protection juridique suffisante, et des circonstances dans lesquelles ladite norme sera appliquée (ATF 140 I 2 consid. 4 p. 14; 137 I 31 consid. 2 p. 39 s.; arrêt 2C_219/2012 du 22 octobre 2012 consid. 2.2, non publié in ATF 138 I 410). Le juge constitutionnel doit prendre en compte dans son analyse la vraisemblance d'une application conforme aux droits fondamentaux. Les explications de l'autorité cantonale sur la manière dont elle applique ou envisage d'appliquer la disposition mise en cause doivent également être prises en considération. Si une réglementation de portée générale apparaît comme défendable au regard du droit supérieur dans des situations normales, telles que le législateur pouvait les prévoir, l'éventualité que, dans certains cas, elle puisse se révéler inconstitutionnelle ne saurait en principe justifier une intervention du juge au stade du contrôle abstrait (ATF 140 I 2 consid. 4 p. 14; 134 I 293 consid. 2 p. 295; 130 I 82 consid. 2.1 p. 86).
 
3.3. De jurisprudence constante, la loi s'interprète en premier lieu selon sa lettre (interprétation littérale). Si le texte n'est pas absolument clair, si plusieurs interprétations sont possibles, il convient de rechercher la véritable portée de la norme, en la dégageant de tous les éléments à considérer, soit notamment des travaux préparatoires (interprétation historique), du but de la règle, de son esprit, ainsi que de valeurs sur lesquelles elle repose, singulièrement de l'intérêt protégé (interprétation téléologique) ou encore de sa relation avec d'autres dispositions légales (interprétation systématique). Le Tribunal fédéral ne privilégie aucune méthode d'interprétation, mais s'inspire d'un pluralisme pragmatique pour rechercher le sens véritable de la norme. Il ne s'écarte de la compréhension littérale du texte que s'il en découle sans ambiguïté une solution matériellement juste (ATF 142 II 80 consid. 4.1 p. 91; 140 II 289 consid. 3.2 p. 291 s.; arrêt 2C_893/2015 du 16 février 2017 consid. 8.5, destiné à la publication).
 
4.
Le principe d'un salaire minimum cantonal est ancré au nouvel art. 34a Cst./NE, que les dispositions de la LEmpl/NE attaquées ont pour but de concrétiser (cf., notamment, art. 1bis et 32d LEmpl/NE). Le principe précité a reçu la garantie fédérale par l'Assemblée fédérale (art. 172 al. 2 Cst.; cf. ch. 6 de l'arrêté fédéral du 11 mars 2013 précité, in FF 2013 2335) en vertu de l'art. 51 al. 2 Cst., qui prévoit que "les constitutions cantonales doivent être garanties par la Confédération. Cette garantie est accordée si elles ne sont pas contraires au droit fédéral". La question se pose de savoir si la garantie fédérale prévue par la Constitution fédérale habilite le Tribunal fédéral à examiner, indirectement, par le biais de la législation cantonale d'application, la conformité au droit fédéral de l'art. 34a Cst./NE.
 
4.1. Selon la jurisprudence, qui se fonde sur l'art. 189 al. 4 Cst., d'après lequel les actes de l'Assemblée fédérale ne peuvent pas être portés devant le Tribunal fédéral, ce dernier n'examine en principe pas la conformité avec le droit fédéral des dispositions constitutionnelles cantonales auxquelles l'Assemblée fédérale a donné sa garantie. Il est fait exception à ce principe dans les cas où la règle de droit supérieur n'était pas encore en vigueur lors de l'octroi de la garantie, ou lorsqu'il s'agit de tenir compte d'une évolution de principes de droit constitutionnel non écrit qui aurait eu lieu dans l'intervalle (cf. ATF 142 I 99 consid. 4.3.3 p. 117; 140 I 394 consid. 9.1 p. 403 s.; 138 I 378 consid. 5.2 p. 383; 131 I 126 consid. 3.1 p. 130; voir aussi AUER/MALINVERNI/HOTTELIER, Droit constitutionnel suisse, vol. I, 3e éd., 2013, n. 1711 p. 582). Cette règle vaut tant à l'égard des recours abstraits qui sont formés directement contre une disposition constitutionnelle cantonale que vis-à-vis de ceux, incidents, concernant un acte d'application de celle-ci, dans la mesure où cet acte d'application coïncide avec la disposition constitutionnelle cantonale garantie (cf. ATF 140 I 394 consid. 9.1 p. 403; 138 I 378 consid. 5.2 p. 383 s.).
 
4.2. Cette réserve du juge constitutionnel est critiquée par la doctrine majoritaire (cf. ATF 140 I 394 consid. 9.1 p. 403 s.; 138 I 378 consid. 5.3 p. 384; 131 I 126 consid. 3.2 p. 130 et les références citées). Le Tribunal fédéral a laissé ouverte la question de savoir s'il convenait de revenir sur cette jurisprudence (ATF 140 I 394 consid. 9.1 p. 403 s.; 138 I 378 consid. 5.2 p. 383). Ce point n'a pas non plus à être tranché dans la présente cause. Comme on le verra, la position de l'Assemblée fédérale, se fondant sur celle du Conseil fédéral soutenue dans le Message concernant la garantie fédérale des constitutions révisées des cantons de Glaris, d'Appenzell Rhodes-Intérieures, d'Argovie, de Thurgovie, de Vaud, de Neuchâtel et de Genève du 10 octobre 2012 (12.077, FF 2012 7877, ch. 1.6.2 p. 7886; ci-après: Message du Conseil fédéral du 10 octobre 2012), selon laquelle la compétence des cantons d'instaurer un salaire minimum n'est pas contraire au droit fédéral, ni aux autres garanties constitutionnelles, peut en effet être suivie par la Cour de céans.
 
5.
Les recourants invoquent une violation tant des principes de l'ordre économique que de leur liberté économique individuelle.
 
5.1. La liberté économique fait partie des droits fondamentaux, qui confèrent des droits subjectifs justiciables aux particuliers dont ils protègent les intérêts (individuels) essentiels (cf. JEAN-MAURICE FRÉSARD, ad art. 116 Cst., in Commentaire de la LTF, 2e éd., n. 3 p. 1375; MICHEL HOTTELIER, Entre tradition et modernité: le recours constitutionnel subsidiaire, in Les nouveaux recours fédéraux en droit public [Bellanger/Tanquerel (éd.)], 2006, p. 71 ss, 78). Quant à l'art. 94 Cst., il garantit, d'après son intitulé, un principe constitutionnel justiciable. Ce dernier vise à protéger la liberté économique, à savoir le droit fondamental précité dans sa dimension institutionnelle ou systémique.
 
5.2. En vertu de l'art. 94 al. 1 Cst., la Confédération et les cantons respectent le principe de la liberté économique. De manière générale, l'Etat reconnaît que l'économie relève principalement de la société civile et qu'il doit lui-même respecter les éléments essentiels du mécanisme de la concurrence (cf. ATF 140 I 218 consid. 6.2 p. 228 s.; 138 I 378 consid. 6.3 p. 387; arrêt 4C_2/2013 du 10 juillet 2013 consid. 3.1). Il est donc en règle générale interdit à l'Etat de prendre une quelconque mesure susceptible d'empêcher la libre concurrence dans le but d'assurer ou de favoriser certaines branches économiques ou certaines formes d'activité économique, voire de diriger la vie économique selon un plan déterminé (cf. ATF 113 Ia 126 consid. 8b p. 138; 104 Ia 196 consid. 2b p. 198; 103 Ia 259 consid. 2a p. 262; 102 Ia 533 consid. 10e p. 543; 97 I 499 consid. 4a p. 504; cf. aussi ATF 137 I 167 consid. 3.6 p. 175; 131 I 223 consid. 4.2 p. 231 s.; arrêt 2C_441/2015 du 11 janvier 2016 consid. 7.1.1). L'art. 94 al. 4 Cst. prévoit que les dérogations au principe de la liberté économique, en particulier les mesures menaçant la concurrence, ne sont admises que si elles sont prévues par la Constitution fédérale ou fondées sur les droits régaliens des cantons (cf. aussi ATF 131 I 223 consid. 4.2 p. 231; 128 I 3 consid. 3a p. 10).
Contrairement aux mesures d'ordre économique, qui sont susceptibles d'entraver, voire même de déroger à la libre concurrence, les mesures étatiques poursuivant des motifs d'ordre public, de politique sociale ou des mesures ne servant pas, en premier lieu, des intérêts économiques (par exemple, aménagement du territoire, politique environnementale) sortent d'emblée du champ de protection de l'art. 94 Cst. (cf., dans ce sens, ATF 142 I 162 consid. 3.3 p. 165 s.; 140 I 218 consid. 6.2 p. 229; cf. Message relatif à une nouvelle Constitution fédérale, du 20 novembre 1996, in FF 1997 I 1, p. 177; ATF 131 I 223 consid. 4.2 p. 231; 130 II 87 consid. 3 p. 92; 130 I 26 consid. 6.2 p. 50; arrêt 2C_940/2010 du 17 mai 2011 consid. 3.1 s.; KIENER/KÄLIN, Grundrechte, 2e éd., 2013, p. 374). La jurisprudence définit les mesures dites sociales ou de politique sociale en tant que mesures qui tendent à procurer du bien-être à l'ensemble ou à une grande partie des citoyens, ou à accroître ce bien-être par l'amélioration des conditions de vie, de la santé ou des loisirs (cf. ATF 120 Ia 299 consid. 3b p. 306; 119 Ia 348 consid. 2b p. 353 s.; 116 Ia 401 consid. 9 p. 414; 113 Ia 126 consid. 8b p. 138; 102 Ia 533 consid. 10e p. 544; 97 I 499 consid. 4 p. 504).
 
5.3. D'après les recourants, le montant du minimum salarial, prévu à l'art. 32d LEmpl/NE, ne répondrait pas à de véritables motifs de politique sociale, mais relèverait de la politique économique contraire au principe de la liberté économique, dans la mesure où il ne se limiterait pas à ce qui est vraiment nécessaire au travailleur pour mener une existence décente. Ils considèrent par ailleurs que la méthode choisie par le législateur neuchâtelois pour fixer le montant de 20 fr. par heure sort du cadre de la politique sociale, dès lors qu'elle se fonde sur le modèle des assurances sociales, soit sur les prestations complémentaires à l'AVS et à l'AI, sans égard notamment aux charges effectives des intéressés et leurs véritables conditions de vie, d'une part, et, sans tenir compte de l'ensemble des prestations offertes par l'employeur, soit d'éventuelles prestations en nature, la durée des vacances, les jours fériés, les heures supplémentaires, l'horaire et les autres conditions de travail, d'autre part.
Le Grand Conseil conteste ces griefs. Il estime que la fixation d'un montant minimum, conformément à la volonté des initiants, qui se base sur le système des assurances sociales, reste dans le cadre de la politique sociale; le montant prévu par la réglementation cantonale constitue le seuil permettant à un travailleur de subvenir à ses besoins vitaux, sans recourir à l'aide des services sociaux.
 
5.4. Il sied de déterminer si les objectifs poursuivis par la révision de la LEmpl/NE relèvent de la politique sociale, que les cantons demeurent libres d'adopter, ou d'une mesure de politique économique, qu'en principe seule la Confédération serait en droit d'adopter, aux conditions de l'art. 94 Cst. (cf. KIENER/KÄLIN, op. cit., p. 374: "system- bzw. grundsatzwidriger Eingriff"; KLAUS A. VALLENDER, ad art. 94 Cst., in Die schweizerische Bundesverfassung - St. Galler Kommentar, 3e éd., 2014, n. 5 p. 1794).
 
5.4.1. Aux termes de l'art. 32a LEmpl/NE, l'institution du salaire minimum a pour but de lutter contre la pauvreté et de contribuer ainsi au respect de la dignité humaine (art. 7 Cst.). Selon le Rapport du Conseil d'Etat, l'objectif principal de l'instauration d'un salaire minimum à Neuchâtel est d'assurer aux travailleurs des conditions de vie décentes. En 2014, le canton de Neuchâtel disposait d'un taux d'aide sociale de 7,2%, ce qui constitue le taux le plus élevé de Suisse (cf. Office fédéral de la statistique, Bénéficiaires de l'aide sociale et taux d'aide sociale par canton, 2014). Le Grand Conseil expose que, en 2013, 2'359 personnes exerçant une activité lucrative dans le canton de Neuchâtel étaient bénéficiaires de l'aide sociale. L'instauration d'un salaire minimum toucherait 4,3 % des travailleurs du canton de Neuchâtel - dont la majorité sont des femmes -, lesquels gagnent moins de 20 fr. par heure (cf. Rapport du Conseil d'Etat, p. 12 et 13). Dans son rapport, le Conseil d'Etat souligne que ces "working poor" (à savoir les travailleurs qui, bien qu'exerçant une activité réelle et effective, touchent un revenu qui ne suffit pas pour vivre ou faire vivre leur famille [cf. arrêts 2C_669/2015 du 30 mars 2016 consid. 5.3.1 et 2C_1061/2013 du 14 juillet 2015 consid. 4.2.1]) sont voués à la précarité et au soutien de l'aide sociale, malgré leur emploi (cf. Rapport du Conseil d'Etat, p. 2).
 
5.4.2. Il suit des motifs fournis par la loi cantonale et les travaux préparatoires que l'instauration d'un salaire minimum vise tant à lutter, de manière générale, contre la pauvreté dans le canton de Neuchâtel qu'à enrayer, de façon spécifique, le phénomène des "working poor", en améliorant les conditions de vie des travailleurs et en leur permettant de vivre de leur emploi sans devoir recourir à l'aide sociale étatique.
 
5.4.3. En ce qui concerne le montant d'un salaire minimum cantonal, le Tribunal fédéral a jugé que les montants des salaires minima "devront se situer à un niveau relativement bas, proche du revenu minimal résultant des systèmes d'assurance ou d'assistance sociale, sous peine de sortir du cadre de la 'politique sociale' pour entrer dans celui de la 'politique économique' [...]" (arrêt 1C_357/2009 du 8 avril 2010 consid. 3.3).
En l'occurrence, le salaire minimum instauré se fonde sur les prestations complémentaires à l'AVS et à l'AI. Celles-ci sont destinées à la couverture des besoins vitaux (cf. art. 2 al. 1 de la loi fédérale du 6 octobre 2006 sur les prestations complémentaires; LPC; RS 831.30). D'emblée, cette circonstance répond donc à la préoccupation énoncée par la jurisprudence, en se limitant au cadre de la politique sociale (cf., en ce sens, LAURENT BIERI, Le salaire minimum neuchâtelois, in Jusletter 11 août 2014, p. 4, qui considère que le montant retenu à l'art. 32d al. 1 LEmpl/NE, fondé sur le montant des prestations complémentaires AVS/AI, est suffisamment bas pour que l'on puisse considérer que la mesure relève de la politique sociale). Par ailleurs, s'agissant de la méthode de calcul du montant litigieux, pour déterminer un salaire minimum qui garantisse à la fois des conditions de vie décentes et ne sorte pas du cadre de la politique sociale, les autorités cantonales disposaient de deux possibilités pour rester dans les limites fixées par le droit fédéral, à savoir se fonder sur le revenu minimal résultant des systèmes soit de l'assurance sociale, soit de l'assistance sociale (cf. arrêt 1C_357/2009 du 8 avril 2010 consid. 3.3). En se basant sur diverses études et rapports, notamment les travaux de la Commission extraparlementaire instaurée le 4 juillet 2012 et composée des principaux partis politiques du canton de Neuchâtel et de représentants des partenaires sociaux (ci-après: la Commission extraparlementaire), les autorités cantonales ont estimé que le modèle de l'aide sociale cantonale posait de nombreux problèmes pour le calcul d'un revenu minimum unique (cf. Rapport du Conseil d'Etat, p. 6). En effet, l'aide sociale prévoit, hormis un forfait fixe pour l'entretien, d'autres frais qui dépendent de la situation personnelle du bénéficiaire, tels que les coûts de son logement. Dans le cadre de la mise en oeuvre de l'initiative, les autorités cantonales ont en effet constaté que si elles partaient du système de l'aide sociale - comme le préconisent les recourants - cela aurait pour conséquence que les employeurs devraient enquêter sur la situation financière de chaque employé avant de fixer le salaire, ce qui posait des difficultés pratiques non négligeables (cf. Rapport du Conseil d'Etat, p. 2 et 6). Il n'était pas raisonnablement envisageable de déterminer un salaire minimum pour chaque travailleur fondé sur sa situation individuelle. Les autorités cantonales ont donc estimé qu'il était préférable de se fonder sur le revenu minimal net selon les prestations complémentaires (PC) à l'AVS/AI, lesquelles servent à venir "en aide lorsque les rentes et autres revenus ne permettent pas de couvrir les besoins vitaux" (cf. Rapport du Conseil d'Etat, p. 6). Les autorités cantonales ont, en outre, considéré, d'une part, qu'il se justifiait de prévoir un montant minimum permettant à toute personne salariée seule exerçant une activité lucrative à plein temps de subvenir à ses propres besoins, sans tenir compte, dans chaque cas particulier, de ses charges effectives, soit en particulier de la nécessité, le cas échéant, de contribuer à l'entretien des enfants dont elle a la charge. D'autre part, elles ont estimé que, dans la mesure où il s'agissait d'un seuil plancher, les autres éléments tels que la qualification et l'expérience de l'employé devaient être traités dans le cadre du partenariat social, notamment au travers des conventions collectives de travail (Rapport du Conseil d'Etat, p. 5). Or, dans la mesure où ces considérations sont motivées par des critères objectifs et raisonnables et qu'elles demeurent dans le cadre posé par la jurisprudence pour que l'instauration d'un salaire minimum soit considérée comme relevant de la politique sociale admissible, on ne voit pas que l'on puisse les qualifier de contraires au principe de la liberté économique.
 
5.5. En conclusion, les justifications fournies par les autorités à l'appui de l'introduction du salaire minimum cantonal dénotent, de façon prépondérante, des préoccupations de politique sociale et ne poursuivent pas, quoi qu'en disent les recourants, la finalité d'influencer la libre concurrence. La modification législative sous examen s'avère ainsi conforme au principe constitutionnel de la liberté économique. Il y a donc lieu d'écarter les griefs fondés sur l'art. 94 Cst.
 
5.6. Etant donné que la consécration d'un salaire minimum cantonal ne contredit pas le principe de la liberté économique dans sa dimension institutionnelle, il convient encore d'examiner si et, le cas échéant, dans quelle mesure la loi cantonale litigieuse se conforme, à l'aune des conditions prévues à l'art. 36 Cst., à la liberté économique individuelle dont les recourants se prévalent également (cf. ATF 113 Ia 126 consid. 8b p. 139; 111 Ia 23 consid. 4b p. 29; 99 Ia 604 consid. 5a p. 619; arrêts 1C_357/2009 du 8 avril 2010 consid. 3.3, in RDAF 2010 I 252; 2P.52/2001 du 24 octobre 2001 consid. 4a, in ZBl 103/2002 p. 322; cf. aussi GIOVANNI BIAGGINI, Die Wirtschaftsfreiheit und ihre Einschränkungen, in ius.full 1/2003, p. 2 ss, 10; RHINOW ET AL., Öffentliches Wirtschaftsrecht, 2e éd., 2011, n. 83 p. 100 et n. 98 p. 103).
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Salario+minimo+legale+nel+Cantone+di+Neuch%C3%A2tel_Temi+scelti_411.html Assistenza Legale Mon, 07 Aug 2017 11:39:00 +0200
Copie conformi, apostille, traduzioni e trascrizioni di atti ufficiali Avete la necessità di far trascrivere in Italia una sentenza emessa da un Tribunale svizzero, ma non avete modo o voglia di occuparvene direttamente?

Contattateci e vi forniremo un preventivo per trattare l'intera pratica per vostro conto. Ci occuperemo di ottenere la copia conforme all'originale della sentenza con timbro di crescita in giudicato, l'apposizione della Postilla/Apostille (secondo la Convezione dell'Aja del 05.10.1961), la relativa traduzione con certificato di conformità della traduzione e la sua trascrizione in Italia tramite Consolato.

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Sagl: alcuni aspetti rilevanti Alcuni aspetti rilevanti della Sagl.

La società a garanzia limitata (Sagl) è una società commerciale con personalità giuridica propria. Essa è particolarmente indicata per piccole e medie imprese di spiccata connotazione personale. Tale forma giuridica è molto interessante in quanto:
 
  • per la sua costituzione è sufficiente una sola persona e un capitale iniziale di CHF 20'000.- (minimo) che deve essere interamente versato;
  • il nome della società può essere scelto liberamente, con l’unico obbligo di aggiungervi la forma giuridica “Sagl” o “a garanzia limitata”;
  • può essere trasformata in una società anonima senza liquidazione;
  • per i debiti della società risponde soltanto il patrimonio sociale;
  • è gestita da almeno un socio;
  • le quote sociali hanno un valore nominale minimo di CHF 100.-.
La Sagl nasce con l'iscrizione nel registro di commercio. L’iscrizione è preceduta dalla stesura dell’atto costitutivo (mediante atto pubblico) e dall'approvazione degli statuti.

È infine molto importante sapere che la Sagl deve poter essere rappresentata da una persona domiciliata in Svizzera, che può essere un gestore o un direttore (art. 814 cpv. 3 CO).
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Sagl%3A+alcuni+aspetti+rilevanti_Temi+scelti_409.html Assistenza Legale Fri, 28 Jul 2017 13:52:00 +0200
Ecco perchè è importante fare testamento Ecco perché è importante redigere il testamento

Associandolo all’idea della morte, quasi nessuno pensa a redigere il proprio testamento. Tuttavia, è bene sapere che, per diversi motivi e in alcune situazioni, il testamento può rivelarsi molto importante. Vediamo quali.

Ad esempio, col testamento si può evitare che, in assenza completa di eredi legali (quindi: niente coniuge, discendenti, stirpe dei genitori e stirpe degli avi), la successione venga devoluta- per legge (ex art. 466 del Codice civile - CC) - allo Stato, oppure che, in assenza di altri eredi legali, la stessa vada magari a finire integralmente a beneficio di un cugino di cui nemmeno ci si ricordava l’esistenza.

Con il testamento si possono evitare queste situazioni. È infatti possibile determinare in anticipo e liberamente a chi e in che misura lasciare i propri beni (nel limite delle eventuali quote legittime), magari decidendo di lasciarli a delle persone o enti che si ritengono meritevoli, come la tal persona che ci è stata molto vicina, le associazioni o organizzazioni che ci stanno a cuore, la casa per anziani del Comune, e via dicendo.

Anche in presenza di eredi legittimi può essere importante redigere testamento, specie nei casi in cui - per i motivi più vari - si desiderasse lasciare una parte dei propri beni (la quota disponibile) a persone estranee alla famiglia, ma che si reputano importanti e meritevoli. Ciò è in particolare il caso delle coppie non legate da un vincolo matrimoniale o di partenariato registrato. Difatti, nell’ipotesi di morte di uno dei partner e in assenza di disposizioni di ultima volontà (nei limiti della quota disponibile), il partner superstite non avrebbe alcun diritto successorio. Oppure, il testamento può anche servire a limitare l’eredità dei propri figli (restringendola alla sola porzione legittima) nel caso in cui quest’ultimi si siano, ad esempio, completamente disinteressati dei propri genitori per anni.

Infine, con il testamento è anche possibile favorire il più possibile il coniuge superstite lasciandogli, oltre a tutta la quota disponibile, anche l’usufrutto di tutta la porzione di eredità che spetterebbe ai discendenti e ciò anche fino alla sua morte (art. 473 CC). Ciò può essere particolarmente interessante qualora uno dei coniugi sia proprietario dell’abitazione coniugale e, in caso di sua morte, intenda garantire al coniuge superstite di poter continuare ad abitarci senza che i figli possano interferire.

In conclusione, se vi trovate in una delle situazioni appena descritte, è consigliabile che vi prendiate del tempo per riflettere sulla vostra successione e redigiate un testamento che soddisfi al meglio i vostri desideri. Vi sono tuttavia delle regole, in particolare con riguardo al regime matrimoniale dei beni (e alla sua liquidazione) e alle porzioni legittime, che devono essere rispettate per evitare che, in seguito, i beneficiari dell’eredità si trovino a dover litigare (perché reputano che col testamento siano stati violati i loro diritti ereditari). Al fine di non incorrere in tali situazioni, i giuristi di Assistenza Legale sono a vostra disposizione per revisionare la bozza del vostro testamento e per fornirvi un preventivo gratuito dei relativi costi.

Contattateci al n. 0041 76 505 59 30 oppure scrivendo a: info@assistenzalegale.ch

N.B.: il servizio è valido esclusivamente per i testamenti sottoposti al diritto svizzero.

Per approfondire il tema del testamento olografo vi consigliamo di leggere anche lo specifico articolo ad esso dedicato cliccando qui.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Ecco+perch%C3%A8+%C3%A8+importante+fare+testamento_Temi+scelti_408.html Assistenza Legale Wed, 26 Jul 2017 14:40:00 +0200
Atti notarili in ambito immobiliare

Atti immobiliari che necessitano dell'atto pubblico.

Richiedete un preventivo gratuito per il confezionamento di uno dei seguenti atti:
 
  • compravendita immobiliare e/o relativi contratti preliminari;
  • promessa di contrarre (impegno a concludere il futuro contratto principale di vendita);
  • diritto di compera (diritto, accordato dal proprietario ad un terzo, di acquistare un bene immobile entro un determinato lasso di tempo. Anche cedibile ed eventualmente frazionabile);
  • diritto di prelazione (diritto preferenziale accordato dal proprietario ad una persona in particolare di acquistare un bene immobile nel caso in cui il proprietario decidesse di vendere a terzi);
  • servitù (in particolare, l'usufrutto e il diritto d'abitazione);
  • diritti di superficie per sé stanti e permanenti;
  • proprietà per piani (PPP);
  • diritti di pegno immobiliare (ad esempio: costituzione di cartella ipotecaria);
  • frazionamento di fondi.
Contattateci, senza impegno, all'indirizzo info@assistenzalegale.ch oppure al n. 0041 76 505 59 30 e descriveteci la vostra situazione e le vostre necessità. In breve tempo vi forniremo un preventivo gratuito per la trattazione più adeguata del vostro caso.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Atti+notarili+in+ambito+immobiliare_Diritto+immobiliare_407.html Assistenza Legale Sun, 23 Jul 2017 17:08:00 +0200
Compravendita immobiliare e relativi contratti preliminari: necessità dell'atto pubblico È importante sapere - visti i rilevanti interessi economici in gioco quando si tratta d'immobili - che ogni contratto di compravendita avente ad oggetto un bene immobile richiede, per legge e a pena di nullità, la forma dell’atto pubblico (art. 216 CO). Ma non solo: anche qualsiasi contratto preliminare ad una tale compravendita richiede per la validità la forma autentica. Il medesimo principio vale inoltre per i patti di prelazione, le promesse di vendita, quelle di ricupera, per la costituzione di un diritto di compera e per le dichiarazioni d’intento.

Per cui, per fare un esempio concreto, un potenziale acquirente di una villetta che volesse riservarla, non potrebbe validamente farlo sottoscrivendo con il venditore un contratto di riservazione in semplice forma scritta. Tale contratto non è infatti valido e il venditore potrebbe in seguito decidere di vendere la casa ad un terzo, senza che il primo potenziale acquirente possa validamente opporgli il contratto preliminare con esso sottoscritto. Occorre invece l’intervento di un notaio che confezioni una convenzione mediante atto pubblico.

Il notaio assiste le parti - in modo imparziale - nel loro processo di formazione della volontà, nelle loro discussioni e valutazioni, chiarendo il loro dubbi, preparando un progetto di convenzione soddisfacente per entrambe e, in fine, confezionando l’atto pubblico che suggelli validamente l’accordo raggiunto.

Con il suo intervento, il notaio garantisce che le parti abbiano compreso l’importanza degli impegni che intendono assumere e delle relative conseguenze (in particolare sulle conseguenze giuridiche e fiscali). L’acquisto di un immobile è infatti un evento che, in Svizzera, interessa la vita di molte persone, ma che tuttavia non è da sottovalutare, poiché presenta delle rilevanti implicazioni finanziarie (ad esempio, è spesso necessario ottenere un credito da una banca e costituire una garanzia sull’immobile mediante cartella ipotecaria: occorre quindi ponderare bene anche tali aspetti), fiscali (in particolare, la tassa sull’utile immobiliare che sarà posta a carico del venditore e che può essere anche di un certo peso), giuridiche (ad esempio, acquistando un’immobile in proprietà per piani occorre rispettare tutta una serie di regole particolari) e altre ancora.

Se vi trovate in una delle situazioni appena descritte e necessitate di un notaio, contattateci senza impegno per descriverci le vostre necessità e in breve vi forniremo un preventivo gratuito per la miglior trattazione del vostro caso. Potete scriverci a info@assistenzalegale.ch oppure telefonare al n. 0041 76 505 59 30.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Compravendita+immobiliare+e+relativi+contratti+preliminari%3A+necessit%C3%A0+dell%27atto+pubblico_Temi+scelti_406.html Assistenza Legale Sun, 23 Jul 2017 15:56:00 +0200
Mobbing? Vediamo il seguente caso.

Tizio è venuto a sapere da un collega che il suo nuovo capo settore, Caio, ha parlato di lui ai colleghi con molto disprezzo. Si tratta di mobbing? Cosa può fare Tizio?

Va premesso che per giurisprudenza del Tribunale federale il mobbing è definito come una "persecuzione psicologica che viene esercitata sul posto di lavoro da parte di colleghi o di superiori, allo scopo di provocare il licenziamento di una determinata persona o di indurla alle dimissioni. Il mobbing si definisce come una concatenazione di parole, dicerie e/o atti ostili, ripetuti di frequente su un lungo periodo, con i quali si tenta di isolare, emarginare e finanche escludere una persona al suo posto di lavoro. La vittima è sovente posta in una situazione tale per cui ogni atto considerato singolarmente, al quale un testimone ha assistito, può anche apparire sopportabile, mentre nell’insieme dei vari comportamenti conduce a una significativa destabilizzazione della sua personalità. Non vi è tuttavia persecuzione psicologica per il solo fatto che esiste un conflitto nelle relazioni professionali o un cattivo clima di lavoro, né per la circostanza che un dipendente sia stato invitato a conformarsi agli obblighi derivanti dal contratto di lavoro, anche in modo insistente e minaccioso, o ancora per il fatto che un superiore gerarchico non abbia soddisfatto completamente e sempre ai doveri che gli incombono nei confronti dei collaboratori e delle collaboratrici" (sentenza TF 4A_26/2010 del 25 agosto 2010 consid. 6.1; sentenza 4A_32/2010 del 17 maggio 2010 consid. 3.2; 4A_245/2009 del 6 aprile 2010 consid. 4.2).

Per aversi mobbing è quindi necessario che i comportamenti ostili siano ripetuti frequentemente e per una certa durata di tempo.

Venendo al caso di Tizio, parrebbe che al momento si sia trattato di un unico episodio in cui il capo settore ha parlato male di Tizio. In concreto, mancando il requisito della ripetizione degli atti ostili su di un lungo periodo di tempo, non può quindi dirsi integrata la fattispecie del mobbing. Ciò non toglie tuttavia che anche il singolo atto possa di per sé integrare un’altra fattispecie anche di rilevanza penale, come ad esempio la diffamazione o la calunnia. Andrebbe quindi compreso cosa abbia effettivamente detto il capo settore così da valutare l’eventualità di una denuncia penale.

Se la gravità delle affermazioni di Caio fosse tale e fosse corroborata da prove (essenzialmente testimonianze), sul piano del rapporto di lavoro, il datore di lavoro avrebbe evidentemente la possibilità di licenziare con effetto immediato il capo settore per causa grave ex art. 337 e seg. CO.

Se, invece, le esternazioni di Caio non dovessero di per sé costituire una fattispecie penalmente perseguibile, allora è possibile che ci si trovi di fronte ad un caso di mobbing allo “stadio embrionale”. Per Tizio sarebbe quindi assolutamente importante raccogliere delle prove di ogni futura diceria o atto ostile di Caio (ad esempio: colleghi di lavoro pronti a testimoniare in suo favore, sms dal tono ostile ricevuti da Caio, certificati medici, scritti o quant'altro possa essere utile a dimostrare il mobbing e il disprezzo espresso dal capo settore) e che segnali gli episodi (comprovabili) al suo datore di lavoro. Quest’ultimo ha infatti - per legge - l'obbligo di tutelare la salute dei suoi dipendenti ed è quindi tenuto ad occuparsi della faccenda per tentare di risolverla (art. 328 CO e 6 LL).

Se dovesse succedere, come non è raro che accada, che il datore di lavoro non si occupa della situazione (non apre un’inchiesta interna e/o non prende alcun provvedimento) e gli atti ostili di Caio continuano, allora egli potrebbe incorrere in una responsabilità sul piano civile nel caso in cui, ad esempio, Tizio fosse indotto a dimettersi a causa della situazione divenuta insopportabile.

Sarebbe inoltre ravvisabile una responsabilità penale amministrativa per il fatto che, quale datore di lavoro, non si è occupato adeguatamente della fattispecie, vendendo così meno al suo dovere di tutelare la salute dei lavoratori alle sue dipendenza (art. 6 e 59 e seg. LL.)
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Mobbing%3F_Temi+scelti_405.html Assistenza Legale Mon, 30 Jan 2017 20:52:00 +0100
Fatture ricevute in ritardo e richiami di pagamento ingiustificati Mario (nome di fantasia) ha acquistato un prodotto su un sito di shop online. Il prodotto gli è stato consegnato per posta qualche giorno dopo, mentre la fattura gli è giunta separatamente diverso tempo dopo, inviatagli da una società di incasso (non quindi dalla società con la quale Mario ha concluso il contratto di acquisto del prodotto) per posta semplice.

Sulla fattura ricevuta da Mario (che peraltro non è datata) è indicato il termine per effettuare il pagamento, tuttavia lo stesso risulta già scaduto da diversi giorni. Per scongiurare il sopraggiungere di richiami di pagamento, Mario si affretta quindi a pagare il prodotto acquistato.

Una decina di giorni dopo Mario riceve però un richiamo di pagamento (sempre per posta semplice), in cui, non solo gli viene intimato di pagare il prodotto (che aveva già pagato tempo prima), ma anche di saldare una somma non indifferente per spese amministrative di fatturazione, spese di richiamo e interessi moratori.
 
Cosa è opportuno fare nella situazione di Mario? È corretto che a Mario venga chiesto di pagare un’altra volta il prodotto già pagato e che gli vengano addebitate le spese e gli interessi moratori?
 
In una situazione del genere, la prima cosa che è opportuno fare è quella di chiamare, se esistente, l’hotline della società d’incasso per spiegare l’accaduto e chiedere che il richiamo venga annullato. Di fronte ad un rifiuto di annullamento, le possibilità di azione sono essenzialmente due.

La prima: non si fa nulla e si attende l’eventuale prossimo passo della società d’incasso. In tal caso, presumibilmente la società d’incasso proverà a inviare ulteriori solleciti con ulteriori addebiti di spese e interessi, sperando così d’intimorire il destinatario e di ottenere il pagamento di quanto richiesto. Molto difficilmente si azzarderà però ad avviare una procedura esecutiva (invio di un precetto esecutivo). Ciò, in quanto, oltre al fatto di dover anticipare le spese d’esecuzione, la stessa sa che non avrebbe modo di provare in giudizio il credito millantato. Difatti, avendo inviato i suoi scritti per posta semplice (e non per raccomandata), non potrebbe fornire la prova della data in cui la fattura e i successivi richiami sono stati ricevuti dal destinatario e dunque dell’esistenza di una valida messa in mora del debitore (che renderebbe – eventualmente - giustificata la pretesa delle spese e degli interessi moratori). In queste circostanze nessun giudice le riconoscerebbe il diritto di ottenere il pagamento di spese e interessi moratori.
 
Quanto poi alla richiesta di pagare una seconda volta il prodotto acquistato, si tratta di una richiesta assolutamente ingiustificata, poiché priva di una causa legittima. Si avrebbe in tal caso titolo per chiedere la restituzione di quanto eventualmente pagato in più, sulla base delle regole dell’indebito arricchimento.
 
La seconda possibilità di azione è quella di prendere posizione per iscritto nei confronti della società d’incasso:
  • chiarendo di aver ricevuto la fattura solo a termine di pagamento scaduto e il successivo richiamo quando il prodotto era già stato pagato;
  • chiedendo di fornire una prova della data d’invio e soprattutto di ricezione delle loro missive da parte del destinatario e, nell’assenza di tali prove, di annullare ogni richiesta di pagamento;
  • indicando che, ad ogni modo, non si è assolutamente intenzionati a pagare più alcunché, in quanto il prodotto è già stato pagato non appena ricevuta la fattura.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Fatture+ricevute+in+ritardo+e+richiami+di+pagamento+ingiustificati_Temi+scelti_404.html Assistenza Legale Fri, 15 Jul 2016 17:00:00 +0200
Links https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Links_Home_403.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Consulenza giuridica gratis Per ottenere una consulenza legale gratuita clicchi qui. https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+giuridica+gratis_Servizi_402.html Assistenza Legale Wed, 11 May 2016 17:52:00 +0200 efwfewfwe https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_efwfewfwe_Ultime+notizie_401.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 dsfdsfdsf https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_dsfdsfdsf_Ultime+notizie_400.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 blalalalla https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_blalalalla_Ultime+notizie_399.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 L'appuramento bonale dei debiti mediante trattative private La Legge federale sull'esecuzione e sul fallimento (LEF) offre alle persone che si trovano in una difficile situazione debitoria, la possibilità di avvalersi dell’istituto dell’appuramento bonale dei debiti mediante trattative private (art. 333 e segg. LEF).
 
Si tratta di un istituto che implica il coinvolgimento di un giudice e di un commissario.
 
La procedura e le caratteristiche dell’appuramento bonale sono le seguenti:
 
  1. Il debitore inoltra al Pretore un’istanza per l’esecuzione di un appuramento bonale dei debiti.
  2. Nella domanda l’istante presenta lo stato dei suoi debiti e lo stato del suo patrimonio e dei suoi redditi. 
  3. L’istante deve garantire le spese di procedura (nell’ordine di circa CHF 200.–).
  4. Il giudice concede una moratoria di al massimo tre mesi (a meno che l’appuramento bonale dei debiti con i creditori non appaia d’acchito irrealizzabile) e nomina un commissario che può essere proposto dal debitore stesso.
  5. La decisione del giudice può essere contestata dal debitore e dai creditori entro dieci giorni, appellandosi all’autorità giudiziaria superiore (Tribunale d’Appello; art. 334 cpv. 4, 294 cpv. 3 e 4 LEF; art. 319 CPC).
  6. Su domanda del commissario, la moratoria può essere prolungata al massimo fino a sei mesi. Essa può essere comunque revocata prima della sua scadenza quando l’appuramento bonale appare manifestamente impossibile.
  7. Durante la moratoria non è più possibile promuovere o proseguire esecuzioni (tutte le procedure esecutive, inclusi i pignoramenti, sono sospese). Fanno eccezione le esecuzioni per la riscossione  dei contributi periodici di mantenimento in virtù del diritto di famiglia.
  8. Il commissario ha un ruolo attivo:
    1. assiste il debitore nell’elaborazione di una proposta di appuramento e conduce le trattative con i creditori in vista dell’accettazione di tale proposta.
    2. può essere incaricato dal giudice di vigilare sul debitore nell’esecuzione dell’appuramento bonale.
  9. Il debitore può sottoporre ai creditori una proposta di appuramento bonale con un dividendo, oppure richiedere una moratoria o formulare ogni altra misura per facilitare il pagamento del capitale o degli interessi. 
  10. In alcuni cantoni vi sono possibilità di raggiungere un appuramento bonale se il debitore può saldare il 50% dei suoi debiti nell’arco di 2 – 3 anni con un reddito mensile che eccede il minimo vitale allargato e aumentato (minimo vitale aumentato del 20% e delle imposte correnti). In altri cantoni, il debitore deve poter saldare i ¾ dei suoi debiti in tre anni per mezzo della metà della parte disponibile di reddito. Un appuramento bonale dei debiti entra in considerazione se il debitore vive di un reddito sufficientemente stabile che superi sensibilmente il minimo vitale. I debiti non devono essere così “disperatamente” elevati e deve quindi esserci una frazione di reddito disponibile che permetta di offrire ai creditori un dividendo (dell’ordine del 30%) o anche un’estinzione del credito in un termine ragionevole di 3 anni (cfr. sentenze 5.5.2014 della Seconda Corte d’appello civile del Tribunale cantonale di Friborgo, consid. 3)
  11. Va infine chiarito che gli accordi raggiunti con i creditori sono contratti individuali. Non vi è infatti alcuna omologazione da parte del giudice. L’appuramento bonale non può quindi essere imposto ai creditori che non vi hanno aderito.
 
FONTI:
  • Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento (LEF; RS 281.1);
  • “Corso sulla legge federale sull’esecuzione e sul fallimento (LEF)”, Mauro Mini, SUPSI 2005.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_L%27appuramento+bonale+dei+debiti+mediante+trattative+private_Temi+scelti_398.html Assistenza Legale Thu, 25 Feb 2016 15:01:00 +0100
Il testamento olografo Base legale?

L’istituto del testamento olografo è previsto dall’art. 505 CC che recita:
 
  1. Il testamento olografo dev'essere scritto e firmato a mano dal testatore stesso, dal principio alla fine, compresa l'indicazione dell'anno, del mese e del giorno in cui fu scritto.
  2. I Cantoni devono provvedere a che tali disposizioni possano essere consegnate, aperte o chiuse, in custodia ad un pubblico ufficio.
Particolarità?

Il testamento olografo è la forma più semplice e facile per esprimere le proprie disposizioni di ultima volontà. Ciò ne fa la forma di testamento maggiormente in uso.
 
Vantaggi?

Il testamento olografo di per sé non implica dei costi, essendo di principio sufficiente un foglio (o un altro tipo di supporto materiale) su cui scrivere integralmente di proprio pugno le disposizioni di ultima volontà. Non serve quindi recarsi da un pubblico ufficiale (notaio), evitando in tal modo di pagare il relativo onorario.
Il testamento olografo può essere liberamente revocato e modificato in ogni momento dal testatore.
 
Difetti?

La possibilità di redigere liberamente le proprie disposizioni a causa di morte può dar luogo a eventuali difficoltà di interpretazione delle stesse. È quindi raccomandabile farsi assistere da un giurista (che possa anche semplicemente rileggere il testamento redatto) così da ottenere le opportune indicazioni al fine di scongiurare ogni problema.
Considerato che il testamento olografo può benissimo essere conservato dal disponente in casa propria, vi è la possibilità che al momento del decesso esso non venga (subito) rinvenuto o finisca in mani indesiderate. Per scongiurare tale evenienza è quindi raccomandabile che lo stesso venga depositato presso una persona di fiducia che lo possa esibire al momento opportuno della morte del de cujus.

Per ovviare a tali possibili inconvenienti, Assistenza Legale offre un apposito servizio di assistenza nella redazione e revisione del testamento olografo a tariffe ragionevoli, ben inferiori rispetto a quelle praticate da un notaio.
 
Supporto materiale?

La legge non prescrive su che tipo di supporto materiale va redatto il testamento olografo. Va comunque sia tenuto conto che lo stesso deve essere redatto integralmente di proprio pugno dal disponente. Ciò significa che tutte le disposizioni a causa di morte devono essere scritte a mano dal testatore. Lo scopo è quello di garantire la possibilità di verificarne in seguito l’autenticità. Possibilità che, per contro, non vi è in caso di redazione mediante PC, macchina da scrivere, timbri, o altri metodi meccanici.
 
Modifiche?

È possibile effettuare delle cancellazioni o soppressioni di parole o frasi. Ciò costituisce una revoca della disposizione a causa di morte cancellata. In tal senso l’art. 510 cpv. 1 CC prevede infatti che: “Il testatore può revocare la sua disposizione distruggendone in un qualsiasi modo”.

È anche possibile apportare delle correzioni o delle aggiunte al testamento. Si tratta in tal caso di nuove disposizioni a causa di morte che devono quindi ossequiare le disposizioni di cui agli art. 505, 509 e 511 CC. Tali correzioni o aggiunte devono quindi di principio essere redatte di proprio pugno, datate (giorno, mese e anno) e firmate. Va tenuto presente che: “Se il testatore fa un nuovo testamento senza revocare espressamente il primo, la disposizione posteriore revoca l'anteriore, in quanto non risulti con certezza che ne è un semplice complemento. La disposizione testamentaria circa una cosa determinata rimane pure revocata quando il testatore ne abbia successivamente disposto in una maniera inconciliabile con la prima” (art. 511 cpv. 1-2 CC).
 
La data?

La data deve anch’essa essere scritta di proprio pugno dal testatore e deve indicare l’anno, il mese e il giorno. Essa è importante perché, da un lato, permette di verificare se il disponente aveva la capacità di disporre al momento in cui ha fatto testamento, dall’altro lato, permette di ristabilire l’ordine cronologico di più testamenti. L’indicazione del luogo non è invece necessaria.
L’assenza della data implica l’annullabilità del testamento alle condizioni indicate dall’art. 520a CC, il quale recita: “Se l’indicazione dell'anno, del mese e del giorno della confezione di un testamento olografo manca o è inesatta, il testamento può essere annullato soltanto se i dati temporali necessari non possono essere determinati in altro modo e se la data è necessaria per determinare la capacità di disporre l'ordine cronologico di più testamenti o un'altra questione relativa alla validità del testamento”.
 
La firma?

La firma autografa deve comparire in fondo al testamento in modo da comprendere tutto il contenuto dell’atto. Non è necessario che venga legalizzata. È sufficiente che sia costituita da un’indicazione che non lasci alcun dubbio in merito all’autore del testamento. Ad esempio: il cognome e/o il nome, uno pseudonimo, un diminutivo, uno “scarabocchio” che è identificabile come firma del testatore, e così via.
 
FONTE:
“Le droit des successions”, Paul-Henri Steinauer, Précis de droit Stämpfli, 2ème edition, Bern 2015.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Il+testamento+olografo_Temi+scelti_397.html Assistenza Legale Wed, 24 Feb 2016 12:03:00 +0100
Alla guida col telefonino in mano Con la sentenza 6B_1183/2014 del 27 ottobre 2015 il Tribunale federale (TF) si è pronunciato sulla questione di sapere se il fatto di condurre un veicolo tenendo nella mano sinistra un telefonino per 15 secondi costituisca o meno un’infrazione alle regole della circolazione stradale (link sentenza del TF: sentenza 6B_1183/2014 del 27 ottobre 2015).

Più precisamente la Massima istanza svizzera si è domandata se tale comportamento costituisce una violazione del dovere di prudenza e di attenzione alla strada e alla circolazione (art. 31 cpv. 1 LCStr; 3 cpv. 1 ONC).

Per giungere a una risposta il TF ha ricordato che il conducente che telefona mentre il veicolo da lui guidato si trova in marcia e che, durante più di un breve istante, tiene l'apparecchio con una mano o lo immobilizza fra la testa e la spalla, compie movimenti che impediscono in modo inammissibile la manovra sicura del veicolo rendendosi così colpevole d’infrazione alle norme della circolazione. Difatti, la mano sinistra che regge il telefonino tra la testa e la spalla perderebbe in tal modo significativamente di mobilità, la possibilità di rotazione della testa sarebbe inoltre limitata, così come la possibilità di guardare nello specchietto retrovisore. Inoltre, un eventuale inavvertito scivolamento del telefonino dalla mano comporterebbe il rischio di manovre non corrette del veicolo. Per contro, non costituisce infrazione il fatto di leggere il giornale – tenendolo in parte sulle gambe e in parte sul volante - nelle fasi di sosta mentre ci si trova incolonnati (cfr. sentenza 6B_1183/2014, consid. 1.4).

Nel caso di specie il TF ha considerato che il semplice fatto di tenere con una mano il telefonino per 15 secondi senza telefonare o effettuare altre manipolazioni e senza distogliere lo sguardo dalla strada, viaggiando ad una velocità adatta alle circostanze, non ostacola la libertà di movimento e non costituisce quindi una condotta reprensibile. L’art. 3 cpv.1 ONC, che prevede che: “Il conducente deve rivolgere la sua attenzione alla strada e alla circolazione. Egli non deve compiere movimenti che impediscono la manovra sicura del veicolo. Inoltre la sua attenzione non deve essere distratta in particolare né da apparecchi riproduttori del suono né da sistemi di comunicazione o di informazione”  non è infatti stato violato in concreto.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Alla+guida+col+telefonino+in+mano_Temi+scelti_396.html Assistenza Legale Wed, 16 Dec 2015 11:45:00 +0100
Locazione: vicino molesto, cosa fare? Locazione: rumori e immissioni moleste da parte del vicino. Cosa fare?
 
Situazione: avete preso in affitto (locazione) un appartamento in un palazzo e siete disturbati dal vicino del medesimo condominio che è frequentemente rumoroso (ad esempio: ascolta musica ad alto volume fino a sera tardi, urla e grida frequentemente, usa l’aspirapolvere o altri elettrodomestici rumorosi durante la notte e/o la domenica, si produce in telefonate, discussioni a voce alta durante l’orario di riposo, ha un cane che abbaia in modo assillante, ecc.) o produce altre immissioni moleste (ad esempio: esalazioni di fumo dal grill/barbecue sul balcone, liquami indesiderati che colano dal balcone soprastante, odori nauseabondi, ecc.). Cosa è possibile fare per porre fine a questa situazione?
 
Premesse legali: l’art. 257 f del Codice delle obbligazioni (di seguito: CO) indica che “Il conduttore di un immobile deve usare riguardo verso gli abitanti della casa e verso i vicini”. La legge prevede quindi per il conduttore un obbligo di diligenza e di riguardo verso i vicini. Egli deve cioè far uso del proprio appartamento locato nel rispetto della vita privata e della tranquillità degli altri vicini dell’immobile.

La legge sull’ordine pubblico prevede che “Gli schiamazzi notturni nei luoghi abitati sono puniti con la multa” (art. 8 Legge sull’ordine pubblico).

Dal punto di vista del diritto pubblico, nel caso in cui, ad esempio, il vicino si produca in rumori molesti (musica, grida, canti, ecc.) in orari di riposo notturno e non ne voglia sapere di cessare tale molestia, impedendo così il normale riposo, è possibile chiedere l’intervento della polizia locale, che, dopo aver accertato la presenza dei rumori molesti, intimerà al vicino di cessare immediatamente ogni attività di disturbo.

Dal punto di vista del diritto privato della locazione i rumori (e in generale le immissioni eccessive) prodotti dai vicini, quando eccessivi (che vanno cioè al di là della soglia di tolleranza richiesta dai normali rapporti di vicinato), costituiscono un difetto della cosa locata per il quale la legge riconosce al conduttore certi diritti da far valere verso il locatore (il proprietario dell’appartamento, dell’immobile, o l’amministrazione).

Quali sono le possibilità di azione offerte dal diritto della locazione?

In caso di rumori o altre immissioni eccessive da parte dei vicini, le possibilità di azione sono le seguenti. Il conduttore può esigere dal locatore l’eliminazione del difetto, una riduzione proporzionale del corrispettivo, il risarcimento dei danni, l’eventuale assunzione della lite contro un terzo e, soprattutto, può depositare la pigione presso la competente autorità paritetica di conciliazione (Ufficio di conciliazione in materia di locazione e affitto).

Più concretamente, in caso di vicino molesto, la prima cosa da fare è quella di inviare al locatore una lettera raccomandata (avendo cura di farne una copia e di conservare la ricevuta d’invio) in cui gli si notifica il problema e gli si chiede di intervenire immediatamente per richiamare il vicino al suo obbligo di diligenza e di riguardo verso gli altri abitanti dell’immobile e farlo così desistere dal continuare con il suo agire molesto.

Se l’invio della prima lettera raccomandata al locatore non sortisce gli effetti sperati, è allora necessario inviare una seconda lettera raccomandata al locatore in cui si richieda nuovamente il suo intervento per eliminare il difetto (la molestia provocata dal vicino) e gli si impartisca un “congruo termine” (la congruità del termine dipende dal tempo necessario normalmente per eliminare lo specifico tipo di difetto: in caso di rumori molesti, 10 giorni dovrebbero essere sufficienti) entro il quale farlo, con l’avvertenza che in caso di scadenza infruttuosa del termine impartito, si procederà al deposito della pigione presso l’autorità paritetica di conciliazione (art. 259g CO). Le pigioni depositate sono reputate pagate.

Va precisato che per legge è possibile procedere direttamente con la richiesta di porre rimedio al difetto dietro minaccia del deposito della pigione ex art. 259g CO, senza per forza procedere con una prima lettera raccomandata come indicato qui sopra. Tuttavia, se non vi sono indizi che portino a ritenere che il locatore non interverrà, è consigliabile, al fine di conservare buoni rapporti col locatore, procedere con l’invio di una prima lettera raccomandata senza minaccia di deposito di pigione ex art. 259g CO (la quale potrebbe essere – eventualmente - interpretata come un “affronto” da parte di un locatore un po’ suscettibile).

Una volta depositata la pigione, il conduttore ha tempo 30 giorni (dalla scadenza della prima pigione depositata) per far valere le proprie pretese contro il locatore innanzi all’autorità di conciliazione (art. 259h cpv. 1 CO). Egli deve cioè presentare una domanda di merito introducendo l’opportuna istanza all’autorità di conciliazione. In tale occasione, oltre a chiedere la cessazione della molestia, egli può anche chiedere la riduzione della pigione (in rapporto al minor godimento del bene locato a causa della molestia) e il risarcimento di ulteriori eventuali danni.

Dall’altro lato, il locatore, non appena ricevuto dal conduttore l’avviso del deposito della pigione, può domandare all’autorità di conciliazione la liberazione delle pigioni depositate a torto (art. 259h cpv. 2 CO).

L’autorità di conciliazione convocherà quindi le parti in udienza per esperire un tentativo di conciliazione (art. 197 ss del Codice di procedura civile svizzero, CPC). Per le parti è previsto in tal caso un obbligo di comparizione personale, così come la possibilità di farsi assistere da patrocinatori o da persone di fiducia. Se le parti raggiungono un accordo, questo viene verbalizzato dall’autorità di conciliazione e assume così forza di cosa giudicata. In caso di mancata intesa, l’autorità di conciliazione rilascerà invece l’autorizzazione ad agire, vale a dire il “permesso” di inoltrare l’azione di merito in Pretura (caso di competenza esclusiva del Pretore ex art. 31 della Legge sull’organizzazione giudiziaria, LOG) entro 30 giorni (art. 209 cpv. 4 CPC).

L’autorità di conciliazione può anche (ma non deve) formulare una proposta di giudizio che, se non è rifiutata entro 20 giorni, è considerata accettata e ha l'effetto di una decisione passata in giudicato. In caso di rifiuto, l'autorità di conciliazione rilascia l'autorizzazione ad agire, che permette di inoltrare la causa al Pretore entro 30 giorni (art. 210 ss CPC).

Infine, se l'attore ne fa richiesta, l'autorità di conciliazione può giudicare essa stessa, in procedura orale, le controversie patrimoniali con un valore litigioso fino a 2000 franchi (art. 212 CPC).
 

FONTI:
  • David Lachat, Le bail à loyer, ASLOCA romande, Genève, Lausanne 2008 ;
  • Pierre Tercier, Pascal G. Favre, Les contrats speciaux, 4e édition, Schulthess éditions romandes, 2009 ;
  • Carole Aubert, Les défauts de la chose louée, dans : 17e Séminaire sur le droit du bail, François Bohnet, Helbing Lichtenhahn Verlag, 2012 ;
  • Legislazione svizzera e cantonale (ticinese), in particolare : CO, CPC, LOG e Legge sull’ordine pubblico.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Locazione%3A+vicino+molesto%2C+cosa+fare%3F_Temi+scelti_395.html Assistenza Legale Thu, 09 Jul 2015 14:43:00 +0200
Consulenza giuridica telefonica Negli ambiti di attività di Assistenza Legale (quelli indicati nella relativa rubrica), vi offriamo un servizio di consulenza legale telefonica da parte di un giurista, alle seguenti condizioni:

1. La consulenza telefonica ha un costo minimo, di base, di CHF 35.00, da pagare anticipatamente, per 30 minuti di consulenza. Ecco come procedere per fissare un appuntamento telefonico. Scrivete a: info@assistenzalegale.ch
Indicate che desiderate fissare un appuntamento per una consulenza telefonica; precisate nome, cognome e indirizzo, fornite una breve descrizione dell'oggetto della questione (per inquadrare l'ambito del problema) e indicate i giorni e le fasce orarie in cui sareste disponibili per la consulenza telefonica.

Attenzione: Il prezzo di CHF 35.- si applica anche se la consulenza durerà meno di 30 minuti (si tratta infatti di un prezzo di base minimo).

2. Risponderemo alla vostra e-mail nel più breve tempo possibile fornendovi le indicazioni per effettuare il pagamento e proponendovi delle date e orari per la consulenza telefonica. In caso di apparente ritardo nella ricezione della nostra e-mail di risposta, ricordatevi di controllare anche la casella della posta indesiderata.

3.  Se a seguito della consulenza telefonica fossero necessari degli approfondimenti o risultasse necessario estendere la consulenza, concorderete con il giurista il modo migliore di procedere per la trattazione del caso. Potrete in tal caso chiedere un preventivo relativo ai costi della consulenza ulteriore.

4. Per la consulenza telefonica successiva a quella base di 30 minuti, la tariffa applicata è di CHF 90.- l'ora.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+giuridica+telefonica_Servizi_394.html Assistenza Legale Fri, 03 Jul 2015 18:40:00 +0200
Ipoteca legale degli artigiani e imprenditori https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Ipoteca+legale+degli+artigiani+e+imprenditori_Servizi_393.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Vendesi Sagl Per cessazione dell'attività si vende una Sagl inattiva e priva di debiti. Prezzo molto interessante.

Per ulteriori informazioni scrivere a: info@assistenzalegale.ch oppure telefonare allo 0041 76 505 59 30.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Vendesi+Sagl_Ultime+notizie_392.html Assistenza Legale Fri, 03 Jul 2015 14:18:00 +0200
Vendesi Sagl | SA Per cessazione dell'attività, si vendono Sagl e SA ormai inattive e senza debiti.
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Per ulteriori informazioni a info@assistenzalegale.ch. Oppure telefonare al n. 0041 76 505 59 30.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Vendesi+Sagl+%7C+SA_Ultime+notizie_391.html Assistenza Legale Fri, 03 Jul 2015 14:14:00 +0200
L'ipoteca legale degli artigiani e imprenditori L’ipoteca legale degli artigiani e imprenditori


Che cos’è l’ipoteca legale degli artigiani e imprenditori?

È una forma di garanzia, precisamente un diritto di pegno immobiliare, che la legge riconosce agli artigiani e agli imprenditori per i loro crediti relativi alla fornitura di lavoro - e di lavoro e materiale – per la realizzazione di un’opera e che deve ancora essere pagato. In altri termini, è un potente strumento di diritto privato che consente agli artigiani e agli imprenditori di garantirsi il pagamento dei lavori effettuati attraverso l’iscrizione, appunto, di un’ipoteca legale sull’immobile oggetto dei lavori.

Dal punto di vista del committente di un’opera immobiliare l’ipoteca legale degli artigiani e degli imprenditori è invece un rischio. Succede infatti che il committente dia in appalto i lavori di costruzione ad un’impresa generale (o totale), la paghi per l’esecuzione dei lavori, ma poi quest’ultima non provveda a saldare gli artigiani. In tal caso gli artigiani chiederanno di essere pagati direttamente al committente. Se quest’ultimo non li paga, essi, grazie all’ipoteca legale che avranno provveduto a far iscrivere sull’immobile, avranno il diritto di chiedere la realizzazione forzata dello stesso e di vedere così soddisfatti i loro crediti. Ne discende che, se non prende le dovute precauzioni, può così accadere che il committente si trovi a dover pagare due volte per le stesse prestazioni.

 
Basi legali?

Essenzialmente sono le seguenti:
art. 837 cpv. 1 n. 3 e cpv. 2-3 CC;
art. 839 – 841 CC (Iscrizione, grado e  privilegio);
Vi sono inoltre da considerare:
  • le disposizioni  sull’ipoteca agli artt. 824 ss CC;
  • le disposizioni sul pegno immobiliare agli artt. 793 – 823 CC;
  • l’art. 961 relativo all’iscrizione provvisoria;
  • L’Ordinanza sul registro fondiario (ORF): in particolare l’art. 76;
  • Il Regolamento del Tribunale federale concernente la realizzazione forzata di fondi (RFF): in particolare l’art. 117;
  • Regolamento del Tribunale federale concernente il pignoramento e la realizzazione di diritti in comunione (RDC).

Quale è il suo scopo?

Gli scopi sono essenzialmente tre.

Il primo è quello di fornire una garanzia agli artigiani e imprenditori sui loro crediti relativi alle prestazioni di fornitura di lavoro e di lavoro e materiale. Ciò, in quanto la pratica gli impone spesso di fornire la loro prestazione in anticipo e la legge non prevede peraltro alcun  diritto di ritenzione legale sui materiali e alcuna riserva di proprietà sull’oggetto prodotto.

Il secondo scopo è quello di ottenere un effetto preventivo, nel senso di  indurre chi del caso a pagare gli artigiani e imprenditori per la loro prestazione fornita. Ciò anche perché l’iscrizione di un ipoteca legale su di un immobile si considera un difetto dell’opera che giustifica la riduzione del prezzo ai sensi dell’art. 205 CO.

Il terzo obiettivo è quello di offrire un privilegio al momento della realizzazione forzata dell’immobile agli artigiani e imprenditori che vi abbiano costituito l’ipoteca legale.
 

Chi ha diritto di chiedere l’iscrizione di un’ipoteca legale e per quali prestazioni?

I beneficiari del diritto di chiedere l’iscrizione dell’ipoteca legale sono unicamente gli artigiani e gli imprenditori (sono quindi esclusi da tale diritto, ad esempio, gli architetti e gli ingegneri). Si tratta cioè di persone fisiche o giuridiche che s’impegnano contrattualmente a fornire delle prestazioni di fornitura di materiali e lavoro o di lavoro soltanto per la costruzione/demolizione di un’opera.

Devono essere lavoratori indipendenti (e non dei salariati dipendenti da un imprenditore) e eseguire le prestazioni sulla base di un contratto in essere con l’appaltatore. Tale contratto deve avere ad oggetto delle prestazioni di costruzione in senso ampio. Può trattarsi di prestazioni d’appalto o relative a un contratto di consegna di un’opera.

Il creditore può essere un appaltatore totale (si occupa sia della pianificazione che dell’esecuzione), generale (esegue tutti i lavori di costruzione), parziale (esegue una parte soltanto dell’opera) o anche un sub-appaltatore.

 
Quali tipi di credito danno diritto agli artigiani e imprenditori di iscrivere un’ipoteca legale?

L’art. 837 cpv. 1 n. 3 CC indica che danno diritto di ottenere la costituzione di un’ipoteca legale: “i crediti di artigiani o imprenditori che avessero fornito materiali e lavoro, o lavoro soltanto, per una costruzione o per altre opere, per la demolizione delle stesse, il montaggio di impalcature, il consolidamento di scavi o lavori simili su un dato fondo, e ciò sopra il fondo stesso, se il debitore è il proprietario, un artigiano o un imprenditore, un conduttore, un affittuario o un altro titolare di diritti sul fondo”.

Di seguito vediamo più nel dettaglio la casistica esemplificativa di cui all’art. 837 cpv. 1 n. 3 CC.

La fornitura di materiali e lavoro: ciò che è rilevante ai fini del diritto all’ipoteca legale è che la preparazione dei materiali sia sufficientemente individualizzata. Per stabilirlo si fa riferimento al criterio della difficoltà alla riutilizzazione dei materiali lavorati. Tale condizione è adempiuta, ad esempio, per il caso di béton fresco (ATF 104 II 348 consid. II), di ferramenti per il béton specifici (ATF 133 II 33 consid. 3) o di porte o finestre su misura. Sono quindi esclusi i materiali standards.

Per fornitura di “lavoro soltanto” si deve trattare di lavoro in relazione ad un’opera e integrato al processo di produzione. Non è più richiesta la connessione fisica definitiva dei lavori all’immobile.

Il legislatore indica poi una lista esemplificativa di casi che danno diritto all’ipoteca legale. Si tratta della fornitura di materiale e lavoro o di lavoro soltanto:
  • “per una costruzione o per altre opere”: cioè per tutto ciò che l’uomo fissa al suolo grazie a dei mezzi tecnici (ATF 105 II 264 consid. I);
  • “per la demolizione” di costruzioni o di altre opere. In tal caso la data del compimento dei lavori (da cui inizia a decorrere il termine perentorio di 4 mesi per ottenere l’iscrizione dell’ipoteca legale) coincide con il momento in cui la sostanza dell’opera è sparita;
  • per “il montaggio di impalcature”. Si tratta di un’assoluta novità, in quanto prima del nuovo art. 837 cpv. 1 n. 3 CC revisionato (in vigore dal 1° gennaio 2012), il Tribunale federale aveva sempre negato la possibilità di un’ipoteca legale per il montaggio d’impalcature. La dottrina si chiede ora se nella nozione di “montaggio di impalcature” possa ritenersi compreso anche lo smontaggio delle medesime. Carron, Fellay e Schumacher rispondono affermativamente;
  • per “il consolidamento di scavi”;
  • per “lavori simili su un dato fondo”. Per il Tribunale federale tra questi lavori simili su un dato fondo rientra ogni fornitura di materiale e di lavoro o di lavoro solamente su un immobile che sia inserita in un progetto di costruzione concreto (ATF 133 III 6 consid. 6). Non è per contro più necessario un legame fisico del lavoro con l’immobile. Basta la relazione con un progetto di costruzione. Può quindi essere garantita da ipoteca legale la consegna di béton fresco, di ferro per il béton concepito per un’opera in particolare o la realizzazione di porte o finestre su misura.

 
Chi può essere il debitore a causa del quale viene iscritta l’ipoteca legale?

Ai sensi dell’art. 837 cpv. 1 n. 3 CC il debitore può essere il proprietario, un artigiano o un imprenditore, un conduttore, un affittuario o un altro titolare di diritti sul fondo.

Il debitore può quindi essere anche un conduttore (anche sub-conduttore) o un affittuario (o anche sub-affittuario), un usufruttuario o una persona beneficiaria di un diritto di abitazione su un immobile, un persona che si è vista cedere un diritto d’uso della cosa locata o affittata ex art. 164 CO, un membro della famiglia, o un partner registrato del conduttore o dell’affittuario, un comodatario o una persona legata in modo giuridicamente pertinente al proprietario fondiario e che da ciò beneficia di un diritto sull’immobile.

In sintesi il debitore può essere ogni persona legata in modo giuridicamente pertinente al proprietario fondiario o all’immobile e che in virtù di tale rapporto ha, di conseguenza, un diritto sull’immobile.

 
È necessario il consenso del proprietario dell’immobile per i lavori che non ha personalmente ordinato?

Se il debitore non è il proprietario del fondo, ma un conduttore, un affittuario o un altro titolare di diritti sul fondo (ad esempio: l’usufruttuario, il titolare di un diritto di abitazione o i futuri acquirenti dell’immobile), ai sensi dell’art. 837 cpv. 2 CC, il diritto di ottenere la costituzione di un'ipoteca legale sussiste soltanto se il proprietario del fondo ha acconsentito all'esecuzione dei lavori. Esiste quindi un diritto all’iscrizione dell’ipoteca legale (anche in favore dei sub-appaltatori) per delle costruzioni ordinate dai conduttori, dagli affittuari o da altri titolari di diritti sul fondo, anche se queste persone che hanno ordinato il lavori non sono gli effettivi debitori del credito della prestazione dell’imprenditore.
L’accordo del proprietario serve anche nel caso in cui i lavori sono ordinati da un conduttore a un imprenditore che poi sub-appalta i lavori.

Non è necessario che l’accordo del proprietario sia formulato per iscritto: è possibile che venga dato anche per atti concludenti o tacitamente. Va tuttavia rilevato che, spettando all’artigiano imprenditore l’onere della prova di tale consenso, questi spesso chiederà un documento scritto che lo attesti.

È inoltre sufficiente che l’intesa riguardi il principio dell’esecuzione dei lavori (non serve che essa definisca, ad esempio, la scelta dell’imprenditore).

Si aggiunga che la legge non prevede un momento preciso in cui il proprietario deve dare il suo consenso: esso può quindi essere dato anticipatamente (autorizzazione) o in durante o dopo i lavori (ratificazione).

Infine, il consenso è dato dal proprietario al conduttore, all’affittuario o alla persona titolare di un diritto sull’immobile e non all’artigiano imprenditore titolare del diritto d’iscrivere l’ipoteca legale.

 
Quali sono i termini per l’iscrizione dell’ipoteca legale?

È previsto sia un termine a partire dal quale è possibile chiedere l’iscrizione dell’ipoteca legale, sia un termine entro il quale l’iscrizione va chiesta (e ottenuta) a pena di decadenza dal diritto.

L’art. 839 cpv. 1 CC indica che “l’ipoteca degli artigiani e imprenditori può essere iscritta nel registro fondiario dal momento in cui si sono assunti il lavoro”. Fin dall’assunzione del lavoro è quindi possibile chiedere e ottenere l’iscrizione dell’ipoteca legale. Non serve dunque attendere che il credito sia divenuto esigibile. Va tuttavia precisato che per ottenere l’iscrizione definitiva dell’ipoteca legale, è necessario che i lavori siano stati eseguiti.

L’ipoteca legale non può più essere iscritta se sono già trascorsi oltre 4 mesi dal compimento dei lavori (art. 839 cpv. 2 CC) o dalla risoluzione del contratto (cf. TF 5P.344/2005 consid. 3.1 ; ATF 120 II 389 consid. 1a. 102 II 206 consid. 1a) . Si tratta di un termine perentorio che non può essere né interrotto, né sospeso, né prolungato, né restituito ex art. 148 CPC. Oltre il termine di 4 mesi, il diritto all’iscrizione dell’ipoteca legale non sussiste più.

Attenzione che non è sufficiente effettuare la richiesta d’iscrizione entro 4 mesi dalla conclusione dei lavori. Ai fini del rispetto del termine, conta infatti l’avvenuta iscrizione dell’ipoteca legale nel registro fondiario (anche semplicemente a titolo provvisorio ex artt. 961 CC, 76 cpv. 3 e 48 cpv. 2 let. b ORF).
 

Cosa s’intende per “compimento dei lavori”?

S’intende l’esecuzione dei lavori principali ad oggetto del contratto d’appalto. Non contano i lavori secondari o di poca importanza volti unicamente a completare l’opera o a ripararla. Tuttavia, se si tratta di lavori di poca importanza, ma indispensabili per l’opera, questi contano come momento del compimento dei lavori (cf. TF 5A_475/2010, SJ 2011 I 173). L’invio della fattura va considerato come un semplice indizio della fine dei lavori, né più, né meno.

Se, date le circostanze del caso concreto, è possibile considerare i lavori compiuti dall’imprenditore come un’unità, allora il termine di 4 mesi decorre uniformemente dalla conclusione unitaria dei lavori (ad esempio, nel caso di unico artigiano-imprenditore che, successivamente, sulla base di un solo contratto d’appalto, esegue una prestazione comune su ogni immobile del complesso della proprietà per piani). Altrimenti, in caso di lavori tra loro distinti (pluralità di contratti distinti o pluralità d’immobili distinti), il termine di 4 mesi inizia a decorrere separatamente dalla conclusione dei lavori ai quali si riferisce (principio della specialità del pegno quanto al credito garantito o quanto all’oggetto).

In caso di risoluzione del contratto d’appalto, il termine di 4 mesi inizia a decorrere dal giorno dello scioglimento del contratto (cf. ATF 102 II 206).

 
Qual è l’oggetto dell’iscrizione? Come può, il proprietario, evitare l’iscrizione dell’ipoteca legale sul suo fondo?

Oggetto dell’iscrizione è la somma garantita dal pegno (cf. art. 839 let. a cpv. 3 CC), e non il credito.

L’iscrizione può inoltre essere fatta solo se la somma che deve essere garantita dal pegno è riconosciuta dal proprietario o è giudizialmente accertata.

Si aggiunga che l’iscrizione non può essere chiesta se il proprietario presta sufficiente garanzia per il credito preteso. La somma che deve essere riconosciuta copre la remunerazione dell’artigiano che non è stata pagata, così come l’interesse moratorio per il quale va precisato il tasso applicabile e il dies a quo.

Anche nei seguenti casi non è possibile iscrive l’ipoteca legale:
  • Per i fondi agricoli l’ipoteca legale non può essere iscritta se il limite dell’aggravio è già stato raggiunto (art. 73 e 75 LDFR);
  • Se l’imprenditore è considerato come uno straniero ai sensi della Legge federale sull’acquisto di fondi da parte di persone all’estero (art. 6 LAFE e 1 OAFE);
  • In caso di confisca penale dell’immobile ai sensi dell’art. 70 CP;
  • Se l’immobile appartiene al patrimonio amministrativo di un comune, cantone o della Confederazione. In tal caso le regole sulla fideiussione semplice rimpiazzano quelle dell’ipoteca legale (art. 839 cpv. 4 CC). Tale aspetto è approfondito in seguito;
  • Se l’immobile è costituito in comproprietà e le singole parti sono già gravate da un onere fondiario o da un diritto di pegno immobiliare, è possibile iscrivere l’ipoteca legale sul foglio di base solo se tutti i comproprietari danno il loro accordo (art. 648 cpv. 3 CC). Tale questione è approfondita in seguito.
 
Qual è l’oggetto del pegno?

L’oggetto del diritto di pegno è un fondo ai sensi dell’art. 655 cpv. 2 CC (beni immobili, diritti per sé stanti e permanenti intavolati nel registro fondiario, miniere e quote di comproprietà d’un fondo). Il fondo non deve però presentare impedimenti all’istituzione del diritto di pegno sul medesimo. Ad esempio, come già accennato pocanzi, nel caso di un immobile in comproprietà, non può essere iscritta un’ipoteca legale sul foglio di base se le singole parti di comproprietà sono già gravate da un diritto di pegno (art. 648 cpv. 3 CC).

Delle situazioni particolari di applicazione dell’ipoteca legale sono date nei casi della proprietà per piani, della comproprietà ordinaria e della proprietà comune.

In sintesi, per dei lavori effettuati unicamente su di una parte esclusiva della proprietà per piani, la richiesta d’iscrizione dell’ipoteca legale va indirizzata contro il titolare di tale parte.

Per dei lavori svolti su di una comproprietà ordinaria o sulla parte comune di una proprietà per piani, l’ideale sarebbe iscrivere l’ipoteca legale sull’immobile di base rivolgendo la richiesta contro tutti/l’insieme dei comproprietari. Ciò non è tuttavia possibile se una singola parte è già gravata da un pegno (art. 648 cpv. 3 CC). In tal caso, l’ipoteca legale andrà iscritta proporzionalmente su tutte la parti di comproprietà e richiesta contro tutti/l’insieme dei comproprietari.

Infine, nell’ipotesi della proprietà comune, l’ipoteca legale va iscritta su tutto l’immobile e richiesta contro tutti i proprietari comuni.
 

Se i lavori sono svolti sul patrimonio amministrativo?

Per patrimonio amministrativo s’intende quello appartenente allo Stato che serve durevolmente all’esecuzione di un compito pubblico ed è utilizzato a tale fine. Va quindi distinto dal patrimonio fiscale/privato.

Se non è controverso che si tratti di patrimonio amministrativo, non è prevista la possibilità di iscrivervi un’ipoteca legale per i lavori svolti su tale patrimonio. Lo Stato deve tuttavia accordare una fideiussione semplice  se nel caso concreto sono realizzate le condizioni poste dall’art. 839 cpv. 4 CC (assenza di obbligo contrattuale da parte dello Stato, credito riconosciuto o giudizialmente accertato, notifica scritta del credito entro 4 mesi dal compimento dei lavori con esplicito richiamo alla fideiussione legale).

Se invece la qualifica amministrativa del patrimonio è controversa, entro 4 mesi dal compimento dei lavori è possibile chiedere e ottenere l’iscrizione provvisoria dell’ipoteca legale. Nella successiva procedura d’iscrizione definitiva dovrà poi essere accertata la natura del patrimonio in oggetto. Se risulterà essere patrimonio fiscale o di diritto privato, l’ipoteca legale diverrà definitiva (se sono date le altre condizioni a tal fine), se invece risulterà patrimonio amministrativo, l’ipoteca legale provvisoria verrà radiata. Rimarrà tuttavia la possibilità di provare che nel caso concreto sono date le condizioni di cui all’art. 839 cpv. 4 CC per ottenere la fideiussione semplice dello Stato.

 
Si può rinunciare preventivamente ai diritti dell’ipoteca legale?

No. L’art. 837 cpv. 3 prevede espressamente che “gli aventi diritto non possono rinunciare preventivamente ai diritti di ipoteca legale di cui al presente articolo”.

È invece possibile rinunciare ai diritti d'ipoteca legale dopo aver concluso il contratto che ha dato vita al credito garantito.

 
Che differenza c’è tra iscrizione provvisoria e iscrizione definitiva a registro fondiario?

L’iscrizione dell’ipoteca legale a registro fondiario (RFD) può avvenire a titolo provvisorio o a titolo definitivo.

L’iscrizione provvisoria (annotazione a RFD) di un’ipoteca legale può essere chiesta dall’avente diritto quando vi è un disaccordo tra le parti circa l’esistenza o l’ammontare del credito, oppure quando l’ammontare delle garanzie da fornire ad opera del proprietario è contestato (ATF 126 III 462). Essa serve a salvaguardare il termine di 4 mesi di cui all’art. 839 cpv. 2 CC in attesa che venga accertato il diritto all’iscrizione definitiva.

Per ottenere l’iscrizione provvisoria dell’ipoteca legale, l’istante deve rendere semplicemente verosimile la sua pretesa (art. 961 cpv. 3 CC e art. 76 cpv. 2 let. b ORF), ovvero deve soltanto addurre elementi idonei a far apparire attendibile la sua stessa qualità di artigiano o imprenditore, l’entità del lavoro e dei materiali forniti, l’individuazione dell’immobile oggetto dell’intervento, l’ammontare della pretesa, così come il rispetto del termine quadrimestrale (cfr. Cocchi / Trezzini / Bernasconi, commentario CPC CH, pag. 1109 e segg.). Trattandosi di una procedura sommaria, il giudice non deve porre esigenze troppo severe a tale riguardo; l’iscrizione provvisoria può essere rifiutata soltanto se l’esistenza del diritto all’iscrizione definitiva appare esclusa o altamente inverosimile (cfr. Cocchi / Trezzini / Bernasconi, commentario CPC CH, pag. 1110 e 1111).

In caso di dubbio, il giudice deve ordinare l’iscrizione provvisoria, senza porre esigenze troppo strette quanto alla verosimiglianza del diritto all’scrizione dell’ipoteca legale (ATF 86 I 265).

L’iscrizione provvisoria non genera tuttavia ancora alcun diritto reale accessorio: il creditore che né beneficia non può, su tale unica base, partecipare alla realizzazione forzata quale creditore pignoratizio (ATF 125 III 248).

Solo con l’iscrizione definitiva, affianco della pretesa personale, nasce anche il diritto reale accessorio (pegno immobiliare), che gode della pubblicità del registro fondiario, assume un rango d’iscrizione ed è opponibile ai terzi acquirenti della proprietà così come ai creditori del proprietario (ATF 120 Ia 240 consid. 3c). Si tratta quindi di iscrizione costitutiva e non semplicemente dichiarativa (art. 76 cpv. 3 ORF).

Il rango dell’ipoteca legale iscritta definitivamente viene fatto risalire alla data dell’iscrizione provvisoria (art. 972 CC). Si applica il principio della priorità nel tempo. È tuttavia previsto un correttivo per non svantaggiare quegli artigiani-imprenditori che hanno potuto svolgere i loro lavori solo dopo che altri artigiani-imprenditori hanno svolto i loro. L’art. 840 CC prevede in tal caso che se sono “iscritte più ipoteche legali di artigiani ed imprenditori esse danno eguale diritto ai creditori di essere soddisfatti sul pegno, anche se le iscrizioni sieno di diversa data”.

L’ipoteca legale iscritta definitivamente accorda al suo titolare un doppio privilegio. In primo luogo tale privilegio consiste nel credito che viene riconosciuto dalla legge (art. 841 CC) al titolare dell’ipoteca legale nei confronti dei creditori di rango anteriore nel caso in cui il primo subisca una perdita in occasione dell’esecuzione forzata. Ciò serve a compensare il fatto che i creditori anteriori nella realizzazione forzata dell’immobile beneficiano del plus-valore apportato successivamente dal lavoro dell’artigiano imprenditore. Oltre all’esistenza della perdita, occorre anche che questa sia oggettivamente dovuta dalla costituzione di diritti di pegno anteriori. È ad esempio il caso quando, prima dell’effettuazione dei lavori, è stato istituito un diritto di pegno immobiliare per un ammontare superiore al valore dell’immobile stesso al momento antecedente i lavori, oppure quando il comodatario ha utilizzato il credito garantito dal diritto di pegno anteriore per un motivo diverso rispetto a quello del finanziamento dei lavori. Dal punto di vista soggettivo è però sempre necessario che i creditori pignoratizi anteriori abbiano potuto riconoscere che la costituzione dei loro diritti di pegno tornava di pregiudizio agli artigiani e imprenditori (art. 841 cpv. 1 CC).

È quindi importante che i creditori pignoratizi anteriori, al momento della costituzione del pegno, determinino se il pegno è superiore al valore del suolo e se la somma erogata in prestito servirà effettivamente a finanziare i lavori apportando un plus-valore all’immobile. Devono inoltre verificare che al momento dell’utilizzazione del credito sia rispettato il principio dell’uguaglianza tra i differenti artigiani e imprenditori, e meglio che tale credito sia utilizzato proporzionalmente e in modo eguale per ogni artigiano imprenditore attraverso il versamento degli acconti in funzione dell’avanzamento reale dei lavori (ATF 112 II 493).

Se le condizioni oggettive e soggettive sopraindicate sono realizzate, il privilegio prende la forma di un credito che l’artigiano imprenditore può far valere, dopo la realizzazione forzata dell’immobile, contro i creditori di rango anteriore. Tale privilegio tende al pagamento del plus-valore apportato all’immobile dai lavori dell’artigiano imprenditore. L’ammontare del credito corrisponde alla perdita subita nella realizzazione dell’immobile, vale a dire alla differenza tra l’ammontare garantito dall’ipoteca legale e l’ammontare ricevuto al momento della realizzazione dell’immobile, entro il limite del plus-valore apportato.

Tale privilegio può essere fatto valere anche dopo la procedura di realizzazione forzata, e meglio entro il termine di prescrizione di un anno (prescrizione di atto illecito).

Infine, l’art. 117 RFF (RS 281.42: Regolamento del Tribunale federale concernente la realizzazione forzata di fondi) accorda un ulteriore privilegio al titolare dell’ipoteca legale. Si tratta di un privilegio nell’esecuzione forzata. “Se nella realizzazione del pegno i crediti degli operai od imprenditori subiscono una perdita (art. 837 cpv. 1 n. 3 CC), l'ufficio assegnerà loro un termine di dieci giorni (grassetto n.d.r.) per promuovere al foro dell'esecuzione l'azione tendente al riconoscimento del diritto di essere pagati sull'importo del ricavo assegnato ai creditori pignoratizi anteriori (art. 841 cpv. 1 CC). Se l'azione è promossa entro questo termine, il riparto delle somme in litigio sarà sospeso (grassetto n.d.r.) fino a definizione amichevole o giudiziale della causa. Se l'azione è ammessa, la somma attribuita agli attori sarà prelevata sull'importo spettante al creditore pignoratizio soccombente. Se il diritto di pegno spettante al creditore soccombente è stato assegnato nell'incanto all'aggiudicatario, l'attore sarà surrogato (grassetto n.d.r.)  in questo diritto di pegno per l'importo attribuitogli dalla sentenza. L'ufficiale di esecuzione provocherà d'ufficio le iscrizioni occorrenti nel registro fondiario e nei titoli. Se l'azione non è promossa entro il termine suddetto, l'ufficio potrà procedere al riparto senza tener conto dei crediti degli operai ed imprenditori rimasti scoperti”.
 

Perché è importante far menzionare a registro fondiario l’inizio dei lavori?

Perché l’art. 841 cpv. 3 CC prevede che “dal momento in cui il principiare dei lavori è menzionato nel registro fondiario ad istanza di un interessato, non si possono inscrivere, fino a decorrenza del termine, altri pegni immobiliari fuorché le ipoteche”.

 
FONTI:
  • “L’hypothèque légale des artisans et entrepreneurs: ce qui change et ce qui reste”, Blaise Carron e Maud Fellay,  editore : François Bohnet, 2012 ;
  • “Les modifications des dispositions générales sur les gages immobiliers”, Anoine Eigenmann, editore : Bénédict Foëx, 2012 ;
  • “La nuova ipoteca degli artigiani e imprenditori ”, Romina Harast, Giornale Svizzero degli Impresari Costruttori No 02 25.01.2012;
  • “L’hypothèque légale des artisans et entrepreneurs”, Palud Avocats, documento pdf;
  • admin.ch, per quanto concerne la legislazione federale.
 
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_L%27ipoteca+legale+degli+artigiani+e+imprenditori_Temi+scelti_390.html Assistenza Legale Wed, 01 Jul 2015 09:00:00 +0200
Disturbi psicosomatici - rendita AI - cambio di giurisprudenza Disturbi psicosomatici e somatoformi dolorosi – rendita d’invalidità – cambio di giurisprudenza del TF.

Con la sentenza 9C_492/2014  del 3 giugno 2015  il Tribunale federale ha modificato la sua giurisprudenza in materia di concessione di rendite d’invalidità a persone affette da disturbi psicosomatici o somatoformi dolorosi. Prima di tale sentenza la giurisprudenza aveva fatto riferimento alla pronuncia di principio ATF 130 V 352 del 2014 che, in sintesi, aveva stabilito una presunzione secondo la quale tali summenzionati disturbi non oggettivabili, potevano, in regola generale, essere superati grazie ad uno sforzo di volontà ragionevolmente esigibile della persona che ne era affetta. La possibilità di ottenere una rendita AI per questo tipo di disturbi era quindi l’eccezione ed era ammessa solo in presenza di determinati fattori che facevano apparire come non esigibile la reintegrazione lavorativa dell’assicurato.

Con la sentenza 9C_492/2014  del 3 giugno 2015  il modello regola/eccezione è ormai rimpiazzato da una procedura di accertamento dei fatti strutturata. La capacità lavorativa realmente esigibile dall’assicurato deve essere valutata sulla base di una visione d’insieme, alla luce delle circostanze del caso particolare e senza risultato predefinito. Un catalogo d’indizi che concentrano gli elementi essenziali caratteristici dei disturbi di natura psicosomatica sarà alla base di questa valutazione d’insieme del caso concreto. Ciò non toglie che l’esigenza legale dell’incapacità di guadagno oggettivamente non superabile rimane quale condizione per il riconoscimento dell’invalidità e spetta all’assicurato fornirne la prova.

Fonte: http://www.bger.ch/it/index/press/press-inherit-template/press-mitteilungen.htm
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Disturbi+psicosomatici+-+rendita+AI+-+cambio+di+giurisprudenza_Ultime+notizie_389.html Assistenza Legale Fri, 19 Jun 2015 08:33:00 +0200
Vuole vendere la sua società? (Sagl o SA) https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Vuole+vendere+la+sua+societ%C3%A0%3F+++%28Sagl+o+SA%29_Ultime+notizie_388.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Desidera vendere la propria società? (Sagl o SA) La sua società (Sagl o SA) è ormai da tempo inattiva? Mi contatti se le interessa la possibilità di venderla.

e-mail: info@assistenzalegale.ch
tel. : +41 76 505 59 30
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Desidera+vendere+la+propria+societ%C3%A0%3F+%28Sagl+o+SA%29_Ultime+notizie_387.html Assistenza Legale Tue, 19 May 2015 12:08:00 +0200
Si vende Sagl con sede in Ticino https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Si+vende+Sagl+con+sede+in+Ticino_Ultime+notizie_386.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Regole di contenzioso nelle assicurazioni sociali Regole di contenzioso in materia di assicurazioni sociali
 
Il sistema di sicurezza sociale svizzero si fonda essenzialmente sulle seguenti leggi federali: LAVS, LAI, LPP, LPC; LAMal; LAINF, LIPG; LADI, LAFam.

Per trattare il tema del contenzioso nelle assicurazioni sociali la base legale da cui partire è la Legge federale sulle parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (LPGA). Essa si applica infatti alle assicurazioni sociali disciplinate dalla legislazione federale se e per quanto le singole leggi delle assicurazioni sociali lo prevedono (art. 2 LPGA). Ciò vale anche per le disposizioni sui rimedi giuridici contenute agli artt. 56 ss LPGA che valgono quale “regola generale”. Ne discende che qualora la singola legge di un’assicurazione sociale (legge speciale) non preveda regole per il contenzioso, ritorna applicabile la regola generale della LPGA con la sua disciplina di cui agli artt. 56 ss.

Oltre alle disposizioni generali relative al contenzioso, la LPGA prevede una serie di regole generali di procedura (art. 27 ss LPGA), anch’esse applicabili nella misura in cui la loro applicabilità non sia espressamente esclusa dalla singola legge speciale. Vediamo dapprima le regole generali di procedura (art. 27 ss LPGA) e successivamente quelle sul contenzioso (art. 56 ss LPGA).
 
Disposizioni generali di procedura (art. 27 ss LPGA):

In primo luogo è previsto un obbligo in capo agli assicuratori sociali di informare gratuitamente le persone interessate a conoscere i propri diritti e obblighi in ambito delle assicurazioni sociali (art. 27 LPGA). Si tratta, in altri termini, di un diritto di consulenza gratuita, che di per sé costituisce un’eccezione al principio generale che impone la conoscenza della legge. Gli assicurati hanno, per contro, un obbligo di collaborare con gli assicuratori e di fornire loro gratuitamente tutte le informazioni necessarie per accertare il loro diritto alle prestazioni assicurative (art. 28 LPGA).
Esiste inoltre un obbligo per gli assicurati aventi diritto alle prestazioni assicurative di notificare all’organo esecutivo dell’assicuratore ogni cambiamento importante che possa influire sull’erogazione di una prestazione (art. 31 LPGA). Lo stesso obbligo sussiste per qualsiasi persona o servizio, che partecipando all’esecuzione delle assicurazioni sociali, venga a conoscenza di modifiche nelle condizioni determinanti per l’erogazione di prestazioni (art. 31 cpv.2 LPGA).

Le persone che devono prendere o preparare decisioni su diritti o obblighi devono ricusarsi se hanno un interesse personale nella questione o se potrebbero, per altri motivi, avere una prevenzione (art. 36 LPGA).

In qualità di parte l’assicurato ha diritto di farsi rappresentare (salvo i casi in cui debba agire personalmente) o di farsi patrocinare da una persona di propria scelta. Non deve per forza trattarsi di un avvocato. In ambito amministrativo non vi è infatti alcun monopolio di rappresentanza in favore degli avvocati. Se indigente, l’assicurato può inoltre chiedere di essere messo al beneficio del gratuito patrocinio (art. 37 LPGA).

Un tema delicato è quello dei termini di notifica degli atti. Va tenuto presente che il termine, per principio, inizia a decorrere il giorno seguente la notificazione o l’evento che la provocato. In caso di notifica Raccomandata (o comunque contro firma del destinatario) se questa non viene ritirata, la legge considera avvenuta la notifica dell’atto al più tardi il settimo giorno dopo il primo tentativo infruttuoso di recapito. Se l’ultimo giorno del termine è un sabato, una domenica o un giorno festivo ufficiale, il termine scade il primo giorno feriale seguente. I termini (legali o d’autorità) in giorni o in mesi non decorrono nel periodo di sette giorni prima e sette giorni dopo Pasqua (Pasqua inclusa), dal 15 luglio al 15 agosto (incluso) e dal 18 dicembre al 2 gennaio (incluso) (art. 38 LPGA).

Il termine è rispettato se l’atto da notificarsi è consegnato l’ultimo giorno utile direttamente all’assicuratore (anche incompetente), o a un ufficio postale svizzero o ancora una rappresentanza diplomatica o consolare svizzera.

Cosa succede se un termine non viene rispettato? Se si tratta di un termine legale esso non può essere prorogato. Per cui, a meno che non siano adempiute le condizioni per una restituzione del termine (si veda in seguito), l’assicurato sarà precluso nell’esercizio del proprio diritto che era da effettuarsi entro il termine scaduto infruttuosamente. Se invece si tratta di un termine assegnato dall’assicuratore medesimo (termine d’autorità)e l’assicurato non lo rispetta, quest’ultimo dovrà farsi carico delle conseguenze previste per tale evenienza nel singolo caso dall’assicuratore al momento di impartire tale termine. Il termine d’autorità può inoltre essere prorogato se l’assicurato ne fa richiesta motivata prima della scadenza (art. 40 LPGA). Sia per quanto concerne i termini legali che quelli d’autorità è prevista la possibilità della restituzione del termine alle seguenti condizioni cumulative (art. 41 LPGA):
  1. Impedimento incolpevole di agire entro il termine;
  2. Domanda di restituzione motivata entro 30 giorni dalla cessazione dell’impedimento;
  3. Compimento dell’atto omesso entro 30 giorni dalla cessazione dell’impedimento.
Le parti hanno il diritto di essere sentite, ma la legge non prevede un obbligo in tal senso in capo all’autorità nel caso in cui, contro la decisione che verrà presa, vi è successiva possibilità di fare opposizione (art. 42 LPGA.

L’assicuratore sociale accerta d’ufficio i fatti. Può pretendere che l’assicurato si sottoponga a degli esami medici o specialistici se sono necessari per la valutazione del caso e ragionevolmente esigibili. Se l’assicurato rifiuta di collaborare l’assicuratore può decidere in base agli atti o chiudere l’inchiesta e decidere di non entrare in materia, ma ciò solo a seguito di diffida scritta con l’impartizione di un adeguato termine di riflessione e l’avvertimento delle conseguenze giuridiche (art. 43 LPGA).

L’assicuratore sociale può nominare un perito indipendente se ciò serve per chiarire i fatti. Deve comunicarne il nome all’assicurato, il quale può ricusarlo per fondati motivi e presentare controproposte (art. 44 LPGA).

Chi deve farsi carico delle spese di accertamento dei fatti? Il principio è che se l’assicuratore ordina dei provvedimenti, esso se ne assume anche le spese. Quanto ai provvedimenti non ordinati dall’assicuratore, ma richiesti ad esempio dal assicurato, questi sono anche presi a carico dall’assicuratore se si tratta di provvedimenti indispensabili per la valutazione del caso o se si tratta di prestazioni accordate successivamente. Attenzione che l’assicuratore può porre le spese a carico di una parte se questa, nonostante un’ingiunzione, ha impedito in modo ingiustificato l’inchiesta o l’ha ostacolata (art. 45 LPGA).

Per determinati soggetti, la legge prevede un diritto di accesso agli atti, ma a condizione che siano tutelati interessi privati preponderanti e che ci si limiti ai dati necessari come meglio precisato all’art. 47 LPGA al quale si rinvia. In sintesi, hanno un diritto di accesso agli atti: l’assicurato, le parti, le autorità competenti, la persona responsabile e il suo assicuratore. Se l’assicuratore rifiuta l’esame di un atto, questo può essere usato contro l’assicurato solo se gliene comunichi preventivamente il contenuto essenziale riguardante la contestazione e gli permetta di pronunciarsi e di fornire controprove (art. 48 LPGA).

In materia di prestazioni, crediti e ingiunzioni, l’assicurato ha diritto di ottenere una decisione scritta da parte dell’assicuratore sociale quando si tratti di un caso di “ragguardevole entità” o quando vi è disaccordo con l’assicuratore. Se la richiesta dell’assicurato comporta una decisione di accertamento, questa deve essere soddisfatta se l’assicurato fa valere un interesse degno di protezione. Le decisioni devono indicare i rimedi giuridici ed essere motivate nella misura in cui non soddisfano integralmente le richieste delle parti. Vige inoltre il principio per il quale se una decisione è stata notificata irregolarmente, ciò non deve creare pregiudizi all’assicurato (art. 49 LPGA).

La legge ammette espressamente la possibilità di concludere una controversia con l’assicuratore sociale attraverso una transazione. In tal caso vi è l’obbligo per l’assicuratore di comunicare la transazione sotto forma di decisione impugnabile. Ciò vale anche in procedura di opposizione e di ricorso (art. 50 LPGA).


Procedura d’opposizione:

l’art. 52 LPGA prevede che le decisioni, salvo quelle processuali e pregiudiziali, possono essere impugnate entro 30 giorni facendo opposizione presso il servizio che l’ha notificata. La decisione sull’opposizione deve essere presa in un “termine adeguato”, deve essere motivata e contenere un avvertimento circa i rimedi giuridici. La procedura d’opposizione è gratuita e non sono di regola accordate ripetibili.
Guardando alle singole leggi speciali, l’unica eccezione alla procedura d’opposizione è prevista nella Legge federale sull’assicurazione per l’invalidità (LAI) all’art. 54a LAI che prevede la seguente procedura particolare. Prima di emanare la sua decisione sulla domanda di prestazioni o sulla soppressione o riduzione di presstazioni già assegnate, l’Ufficio AI trasmette un preavviso (progetto di decisione) all’assicurato assegnadogli nel contempo un termine per presentare osservazioni. Una volta trascorso il termine e ricevute le eventuali osservazioni dell’assicurato, l’Ufficio AI emette la propria decisione, la quale può essere impugnata entro 30 giorni mediante ricorso al Tribunale cantonale delle assicurazioni (art. 57a LAI e art. 56 ss LPGA).

 
Disciplina relativa al contenzioso (art. 56 – 62 LPGA):

L’art. 56 LPGA istituisce un diritto di ricorso contro le decisioni su opposizione e quelle contro cui non è prevista la possibilità dell’opposizione, così come per il caso in cui l’assicuratore, nonostante la domanda dell’assicurato, non emana una decisione o una decisione su opposizione.

Il ricorso va inoltrato al Tribunale cantonale delle assicurazioni (TCA) che giudica quale istanza cantonale unica i ricorsi in materia di assicurazioni sociali (art. 57 LPGA).

È competente il Tribunale cantonale delle assicurazioni del Cantone di domicilio dell’assicurato al momento del interposizione del ricorso, oppure, in caso di domicilio all’estero, è competente il TCA del Cantone dell’ultimo domicilio o del domicilio dell’ultimo datore di lavoro. In assenza di una di queste località, è competente il TCA del Cantone in cui ha sede l’organo d’esecuzione (art. 58 LPGA).

Chi è legittimato a ricorrere? Chiunque è toccato dalla decisione o dalla decisone su opposizione e ha una interesse degno di protezione al suo annullamento o alla sua modificazione (art. 59 LPGA).

Il termine per ricorrere è di 30 giorni dalla notificazione della decisione o della decisione contro cui l’opposizione è esclusa (art. 60 LPGA).

L’art. 61 LPGA prevede una serie di regole minime di procedura che devono essere soddisfatte dal diritto cantonale che disciplina la procedura dinanzi al TCA. Si tratta essenzialmente delle regole seguenti.

La procedura deve essere semplice, rapida, di regola pubblica e gratuita per le parti. Vi sono però due eccezioni alla gratuità della procedura di ricorso. In primo luogo, vi è il caso del comportamento temerario o sconsiderato della parte, che fanno sì che la tassa di giustizia e le spese di procedura vengano poste a suo carico (art. 29 della Legge di procedura per le cause davanti al Tribunale cantonale delle assicurazioni, di seguito: LPTCA). La seconda eccezione è data dalla procedura di ricorso in ambito dell’assicurazione invalidità relativa alle controversie vertenti sull’assegnazione o il rifiuto di prestazioni. In tal caso le spese variano da CHF 200.- a CHF 1'000.-, in funzione delle spese di procedura e senza riguardo al valore litigioso (art. 29 LPTCA), e anche la tassa di giustizia, quando è dovuta, è fissata all’interno del medesimo intervallo di costi.

Il ricorso deve indicare succintamente i fatti, i motivi evocati e le conclusioni. In caso contrario, il TCA accorda all’autore un termine adeguato per rimediare.

Il TCA, con la collaborazione delle parti, stabilisce i fatti determinanti per la soluzione delle controversia; raccoglie le prove necessarie e le valuta liberamente.

Il TCA non è vincolato alle conclusioni delle parti. Può cambiare una decisione o una decisione su opposizione anche a sfavore del ricorrente (c.d. reformatio in peius) o accordargli più di quanto abbia chiesto (c.d. reformatio in melius); deve però dare alle parti la possibilità di esprimersi e di ritirare il ricorso.

Se le circostanze lo giustificano le parti possono essere convocate all'udienza. L’art. 17 LPTCA precisa inoltre che il TCA può anche rinunciare ad indire un’udienza esplicitamente richiesta, qualora ciò sia giustificato dalle circostanze e che l’audizione di testimoni e di periti deve essere effettuata alla presenza delle parti.

La LPGA prevede che deve essere garantito il diritto di farsi patrocinare e che se le circostanze lo giustificano, il ricorrente può avere diritto al gratuito patrocinio. In tal contesto, il diritto cantonale precisa che il Giudice può diffidare la parte non capace di proporre e discutere la causa con la necessaria chiarezza a munirsi entro un breve termine di un patrocinatore, con la comminatoria che in caso contrario le verrà nominato un patrocinatore d’ufficio (art. 28 LPTCA). La difesa d’ufficio e il gratuito patrocinio sono disciplinati (salvo per quanto concerne la questione dell’importo delle ripetibili che non tiene conto del valore litigioso) dalla legge sul patrocinio d’ufficio e sull’assistenza giudiziaria.

Il ricorrente che vince la causa ha diritto al rimborso delle ripetibili secondo quanto stabilito dal tribunale delle assicurazioni.
L'importo è determinato senza tener conto del valore litigioso, ma secondo l'importanza della lite e la complessità del procedimento. La legge cantonale (art. 30 LPTCA) ribadisce tale principio e precisa che per principio le ripetibili non sono dovute agli assicuratori e alle autorità che hanno vinto la causa, salvo nel caso in cui la controparte abbia tenuto un comportamento processuale temerario o abbia agito con leggerezza.

Le decisioni, accompagnate da una motivazione, dall'indicazione dei rimedi giuridici e dai nomi dei membri del tribunale delle assicurazioni, sono comunicate per scritto.

Le decisioni devono essere sottoposte a revisione se sono stati scoperti nuovi fatti o mezzi di prova oppure se il giudizio è stato influenzato da un crimine o da un delitto.

Infine, contro le decisioni emanate dal TCA è ammesso il ricorso al Tribunale federale entro 30 giorni dalla notificazione della decisione, secondo la disciplina prevista nella Legge sul Tribunale federale (LTF) (art. 62 LPGA).


Revisione e riconsiderazione:

Le decisioni del TCA sono soggette al rimedio straordinario della revisione nel caso in cui l’assicuratore o l’assicurato scoprano successivamente nuovi fatti rilevanti o nuovi mezzi di prova che non potevano essere prodotti in precedenza o anche nel caso in cui emerge che un crimine o un delitto ha influito sul giudizio (art. 53 LPGA e 24 LPTCA).

La domanda di revisione, con l’indicazione dei motivi e dei mezzi di prova, deve essere presentata entro il termine massimo di 90 giorni dalla data in cui si sono conosciuti in nuovi fatti e i nuovi mezzi di prova o che vi è stata l’influenza di un crimine o di un delitto. Vi è inoltre un termine assoluto di 10 anni che si applica unicamente alle ipotesi della scoperta di nuovi fatti e nuovi mezzi di prova (art. 25 LPTCA).

È anche prevista la possibilità per l'assicuratore di tornare sulle decisioni o sulle decisioni su opposizione formalmente passate in giudicato se è provato che erano manifestamente errate e se la loro rettifica ha una notevole importanza (art. 53 cpv. 2 LPGA).

L'assicuratore può riconsiderare una decisione o una decisione su opposizione, contro le quali è stato inoltrato ricorso, fino all'invio del suo preavviso all'autorità di ricorso (art. 53 cpv. 3 LPGA).
 
 
Seguiranno ulteriori approfondimenti.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Regole+di+contenzioso+nelle+assicurazioni+sociali_Temi+scelti_385.html Assistenza Legale Thu, 07 May 2015 22:14:00 +0200
FAQ https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_FAQ_Offerte_384.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Consulenza giuridica in ufficio È possibile concordare un appuntamento per una consulenza legale con un giurista, in ufficio a Chiasso. Scrivere a info@assistenzalegale.ch o telefonare allo 0041 (0)76 505 59 30 per fissare un appuntamento.

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L'infortunio
Genesi della nozione d’infortunio

La nozione d’infortunio venne stabilita per la prima volta da Paul Piccard all’inizio del secolo. Egli qualificò l’infortunio come un influsso dannoso, improvviso e involontario apportato al corpo umano da una causa esterna più o meno eccezionale. Tale definizione venne inseguito ripresa regolarmente dal Tribunale federale.

La nozione di infortunio è stata codificata per la prima volta unicamente nel 1984, quando venne inserita nell’art. 9 dell’ordinanza (OLAINF) che aveva accompagnato l’entrata in vigore della nuova legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF). Successivamente, nel 1994, essa venne riportata nella LAMal, precisamente all’art. 2 cpv. 2. L’infortunio fu allora qualificato come influsso dannoso, improvviso e involontario, apportato al corpo umano da un fattore esterno straordinario.

Anche se la definizione precedente si riferiva ad un “fattore esterno più o meno eccezionale” e quella successiva del 1984 ad un “fattore esterno straordinario”, il TF ha poi confermato che la modifica era puramente di ordine redazionale e che non toccava la sostanza.
 
Il 1° gennaio 2003 è entrata in vigore la legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (LPGA).

L’infortunio, secondo la nozione attuale di cui all’art. 4 LPGA, è definito come: “qualsiasi influsso dannoso, improvviso e involontario, apportato al corpo umano da un fattore esterno straordinario che comprometta la salute fisica, mentale o psichica o provochi la morte”.
 
La scelta di definire l’infortunio nella LPGA discende dal fatto che la nozione d'infortunio è utilizzata in più regimi della sicurezza sociale (LAMal, LAINF; AI, ecc.).
 
Le discussioni parlamentari precedenti alla promulgazione della LPGA e la giurisprudenza successiva del TF hanno confermato che la nozione d’infortunio della LPGA è da considerarsi corrispondente e equivalente alla nozione di infortunio antecedente la LPGA.
 
L’art. 9 cpv. 2 OLAINF apporta inoltre un’estensione all’infortunio come definito dall’art. 4 LPGA. Questa disposizione stabilisce infatti una lista esaustiva di lesioni corporali assimilati all’infortunio.

 

Importanza della distinzione tra malattia e infortunio

La nozione d’infortunio definita dall’art. 4 LPGA è una nozione complessa e composta da più elementi cumulativi.

La complessità di questa nozione si spiega per il fatto che, nell’ambito delle assicurazioni infortuni e malattia, essa permette di distinguere e di qualificare i danni alla salute subite dall’assicurato come conseguenza di un infortunio o di una malattia. In effetti, il fatto che non vi sia una vera e propria definizione legale di “malattia” e che essa sia semplicemente definita in modo negativo, come “ogni evento dannoso non riconducibile alla definizione d’infortunio” (salvo eccezioni legali), contribuisce indirettamente a riservare un ruolo cruciale e di spartiacque alla nozione d’infortunio.

Dalla distinzione tra infortunio e malattia discende inoltre l’applicazione di due differenti regimi: se il danno alla salute è qualificato quale infortunio, si applicherà il regime della LAINF, mentre se si tratta di malattia, l’assicurato sarà sottoposto al regime della LAMal.

I regimi LAINF e LAMal sono simili in materia di cure sanitarie, ma divergono sul piano delle indennità giornaliere e delle rendite.

La LAINF prevede un diritto alle indennità giornaliere per l’assicurato che è totalmente o parzialmente incapace di lavorare a seguito di un infortunio (art. 16 cpv. 1 LAINF), mentre tale diritto, nell’ipotesi di un impedimento al lavoro dovuto a malattia, non esiste nel regime della LAMal. Nella LAMal, in effetti, le indennità giornaliere sono previste solo a titolo di protezione facoltativa e dipendente dalla conclusione di contratti individuali o collettivi con gli assicuratori malattia (art. 67 cpv. 3 LAMal). Inoltre, per quanto concerne le rendite, a differenza della LAINF, la LAMal non le prevede.

È quindi evidente che l’assicurato vittima di un danno alla salute ha interesse ad essere sottoposto al regime LAINF piuttosto che a quello della LAMal, in quanto quest’ultimo prende a carico solamente il costo delle prestazioni che servono a diagnosticare o a trattare una malattia e i suoi postumi (cf. art. 25 LAMal) e, salvo l’ipotesi della protezione facoltativa (art. 67 ss LAMal), esso non copre la perdita di guadagno.

Particolarmente delicata è la situazione in cui si potrebbe venire a trovare un assicurato che non sia né sottoposto all’assicurazione d’indennità giornaliera facoltativa LAMal, né a un’assicurazione perdita di guadagno ai sensi della LCA, e che dovesse incorrere in un’incapacità lavorativa dovuta a malattia. Infatti, non gli rimarebbe che la possibilità d’invocare il diritto al pagamento del salario secondo le norme che reggono il contratto di lavoro, in particolare l’art. 324a CO.

In ragione del ventaglio di prestazioni più ampio, il regime LAINF è quindi più favorevole all’assicurato. Per questi motivi, la qualificazione di un danno alla salute quale infortunio o malattia genera parecchie controversie tra assicurati e assicuratori. Mentre i primi hanno interesse (essenzialmente di tipo economico) a vedersi qualificato il danno alla salute quale "infortunio", i secondi hanno interesse a qualificarlo quale "malattia".



La nozione d’infortunio

La nozione d’infortunio si compone dei cinque elementi costitutivi e cumulativi seguenti:
  1. Un influsso dannoso apportato al corpo umano;
  2. Il carattere improvviso dell’influsso dannoso;
  3. Il carattere involontario dell’influsso dannoso;
  4. Il fattore esterno dell’influsso dannoso;
  5. Il carattere straordinario del fattore esterno.

1. L’influsso dannoso apportato al corpo umano
 
L’influsso dannoso può toccare la salute fisica, mentale o psichica e nei casi più gravi può provocare la morte.
 
Se da un lato l’influsso dannoso alla salute fisica è abbastanza facilmente identificabile, spesso non lo è invece per quanto concerne gli influssi dannosi alla salute psichica. Infatti, per quest’ultimi, come vedremo, si pone spesso il problema della prova concreta della loro semplice esistenza, così come dell’esistenza di un legame di causalità tra la lesione alla salute psichica e l’influsso dannoso (cioè l’evento che avrebbe provocato il danno). Questo tipo di problematica è tipica dei casi di infortunio da “colpo di frusta”, in cui la vittima lamenta dei problemi alla salute senza che sia visibile una lesione o che un deficit funzionale organico oggettivabile sia dimostrabile.
 
L’art. 12 LAINF assimila gli oggetti che sostituiscono morfologicamente o funzionalmente una parte del corpo umano al corpo umano stesso, garantendo così il diritto dell’assicurato a essere indennizzato per i danni che tali oggetti (protesi) hanno subito a seguito di un infortunio. Tuttavia, le spese per la sostituzione di occhiali, apparecchi acustici e protesi dentarie sono prese a carico solo se il pregiudizio fisico ha necessitato di un trattamento. Così, ad esempio, un assicurato che, mangiando del pane alle noci, si rompe due denti e la porcellana della sua protesi fissa, non ha diritto alle prestazioni dell’assicurazione infortunio se viene stabilito che tali pregiudizi non hanno origine infortunistica (cf. TFA K 207/00 del26 settembre 2001).
 
 
2. Il carattere improvviso dell’influsso dannoso
 
Affinché la condizione del carattere improvviso dell’influsso dannoso si possa ritenere realizzata, esso deve verificarsi in un lasso di tempo relativamente corto e deve poter essere ricondotto a un evento unico di cui non è possibile stabilire in maniera generale una durata minima. Si intende così evitare di porre a carico dell’assicuratore infortuni dei pregiudizi che sono il risultato di fenomeni degenerativi o di problemi dovuti a ripetizione (come dei microtraumi quotidiani) la cui origine è patologica.

Ricordando che il carattere « improvviso » si rapporta al fattore esterno e non ai pregiudizi, il Tribunale federale indica inoltre che l’influsso dannoso può durare più che un istante, come per esempio in caso di morsicatura da parte di una zecca, in cui il processo lesivo è suscettibile di durare un certo lasso di tempo (cf. ATF 122 V 230 del 23 maggio 1996, consid. 5c). Sempre secondo l’Alta Corte, l’esigenza del carattere improvviso è soddisfatta anche in caso di influsso dannoso di una durata di alcune ore, come ad esempio nel caso in cui la vittima dell’infortunio si trovi nell’impossibilità di spostarsi e subisca così un’esposizione forzata ai raggi solari (cf. ATF 98 V 165). Per contro, i giudici federali hanno negato il carattere improvviso nel caso di un assicurato che ha subito dei problemi all’udito a causa dell’esposizione ripetuta a dei colpi di gong e di tamburo in occasione di una manifestazione.
 
Vediamo un esempio in particolare (TF 8C_520/2009 du 24 février 2010). Nel 2010 il TF ha deciso un ricorso di un assicurato contro la SUVA che rifiutava la presa a carico del suo caso per il motivo dell’assenza di un evento infortunistico, di una lesione assimilata a infortunio o di una malattia professionale. L’assicurato lamentava un pregiudizio alla spalla destra. L’Alta Corte ha confermato la posizione della SUVA per due motivi: in primo luogo, per l’assenza del fattore esterno straordinario all’origine del pregiudizio e, secondariamente, per il difetto del carattere “improvviso” dell’influsso dannoso. I giudici federali hanno rimproverato al ricorrente di non aver descritto alcun evento particolare (come ad esempio una caduta, un colpo o un movimento scoordinato) che si sarebbe verificato e che avrebbe potuto costituire un fattore esterno straordinario di carattere improvviso all’origine del pregiudizio alla spalla destra. In effetti, dalla dichiarazione d’infortunio e dai rapporti medici, risulta che l’assicurato aveva risentito di dolori al dorso e alla spalla destra dopo aver effettuato dei lavori su delle antenne (il venerdì), e che in seguito (la domenica successiva) egli aveva partecipato a un match di unihockey nel corso del quale il medesimo “aveva avuto qualche contatto fisico, ma nessun altro dolore” e che è stato al momento di guidare la sua auto per tornare a casa che aveva provato un dolore acuto alla spalla destra in occasione di un cambiamento di velocità.
 
La dottoressa, che aveva il giorno seguente gli aveva fornito le prime cure, aveva constatato una “contusione versus lussazione a seguito di un colpo diretto alla spalla destra praticando l’hockey”.  Successivamente, un altro medico ha diagnosticato una « distorsione acromio-clavicolare destra », risultante “da un colpo contro la spalla con un altro giocatore in occasione di una partita di hockey”. Sulla base di queste constatazioni il TF ha quindi ritenuto che il pregiudizio alla spalla destra subito dall’assicurato era da ricondurre ad una serie di traumi ripetuti nel tempo e che, di conseguenza, nella fattispecie mancava sia la condizione del carattere improvviso dell’influsso dannoso, sia la condizione del fattore esterno straordinario.
 
 
3. Il carattere involontario dell’influsso dannoso
 
L’infortunio in senso giuridico non è riconosciuto quando il pregiudizio alla salute è stato provocato con coscienza e volontà. La giurisprudenza ha precisato che l’intenzione deve riguardare l’influsso dannoso alla salute e non il comportamento che ha condotto al pregiudizio (ATF 115 V 151 del 15 giugno 1989, consid. 4.). Inoltre, affinché l’infortunio sia giuridicamente riconosciuto, è necessario che al momento dell’atto, la persona si trovi in uno stato di incapacità totale di discernimento ex art. 16 CC e non semplicemente diminuita (TF 8C_936/2010 del 14 giugno 2011, consid. 2.1 e 3.1).
 
Lo scopo dell’esigenza del carattere involontario dell’influsso dannoso è quello di evitare che ci si possa automutilare, tentare un suicidio o suicidarsi e domandare inseguito le prestazioni dell’asicurazione inforutni (per i casi di suicidio ci si riferisce qui alle prestazioni domandate dagli aventi diritto e alle rendite per superstiti ex art. 29 ss LAINF). Esamineremo più approfonditamente questo genere di casi in uno specifico articolo successivo.
 
 
4. Il fattore esterno dell’influsso dannoso
 
Secondo il TF si è in presenza di un infortunio solo se si è in presenza di un fattore esterno che ha influito sul corpo umano. Si deve trattare di un evento che si verifica nel mondo esterno come, per esempio, una caduta, un trauma, delle radiazioni, una scarica elettrica o un getto di vapore.
 
Quando un pregiudizio alla salute può avere anche un’origine diversa rispetto all’evento infortunistico, come per esempio una causa patologica, l’esistenza del fattore esterno gioca un ruolo determinante per decidere del carattere infortunistico dell’evento dannoso. In principio, vi deve quindi essere una causa esterna al corpo umano. Tuttavia, se l’influsso dannoso ha luogo all’interno del corpo umano senza l’intervento di agenti esterni, l’ipotesi infortunistica può comunque concretizzarsi in alcune particolari circostanze, come per esempio nel caso di sforzi eccessivi e di movimenti non coordinati (S 09 121, sentenza del Tribunale Amministrativo del Cantone dei Grigioni del 29.09.2009, consid. 1.a e 3.a. ). Tali casi, così come altri casi limitati (ad esempio: le punture d’insetti, le infezioni e gli incidenti di immersione) saranno approfonditi in seguito in un apposito articolo.
 
 
5. Il carattere straordinario del fattore esterno
 
Il carattere straordinario del fattore esterno è spesso determinante per distinguere la malattia dall’infortunio. È però difficile fornirne una definizione astratta e generale. Per questa ragione, tale questione sarà analizzata in maniera più approfondita in occasione della presentazione della casistica particolare (si vedano gli articoli successivi). Giova tuttavia riportare qui di seguito la definizione che ne ha dato il TF: “seguendo la definizione stessa d’infortunio, il carattere straordinario dell’influsso dannoso non concerne gli effetti del fattore esterno, ma solamente tale fattore stesso. Importa quindi poco che il fattore esterno abbia provocato delle conseguenze gravi o inattese. Il fattore esterno è considerato come straordinario quando eccede il quadro degli avvenimenti e delle situazioni che si possono oggettivamente qualificare come quotidiane o abituali, in altri termini degli incidenti e delle peripezie della vita corrente” (ATF 129 V 402 du 10 juin 2003, c. 2.1.).
 
Si può in primo luogo rimarcare come il carattere straordinario riguardi solamente la causa esterna e non i suoi effetti. Così, per esempio, se si prende il caso di una persona che, scendendo lungo un sentiero nel bosco con una mountain bike entra in collisione con un cervo rompendosi una gamba cadendo, bisogna domandarsi se il fatto di trovarsi di fronte ad un tale animale in una tale situazione sia straordinario e non se lo sia il fatto di rompersi la gamba.
 
In secondo luogo, si osserva che per essere straordinario, il fattore esterno deve inoltre eccedere il quadro degli avvenimenti e delle situazioni che si possono oggettivamente qualificare come quotidiane o abituali. Nel caso precitato del ciclista, bisogna chiedersi se si possa considerare come abituale il fatto di trovarsi di fronte ad un cervo su di un sentiero. È quindi chiaro che non è possibile dare una risposta certa su tale aspetto facendo astrazione dal caso concreto. Il carattere straordinario deve dunque essere valutato di caso in caso.
 
Il TF ha così stabilito che non vi è nulla di straordinario nel fatto di subire una distorsione alla colonna cervicale a seguito di un tamponamento tra autoscontri. In effetti, quando si utilizzano tali mezzi ludici, si cerca precipuamente la collisione con altri partecipanti e si accetta l’eventualità di un colpo inatteso (RAMA 1998 no U 311 p. 468. ). Per contro, un incidente tra due automobili circolanti sulla strada può effettivamente costituire una causa esterna straordinaria di una lesione analoga, poiché, contrariamente al caso degli autoscontri, i conducenti delle due automobili non ricercano affatto la collisione tra loro.


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https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_L%27infortunio_Temi+scelti_382.html Assistenza Legale Tue, 05 May 2015 10:31:00 +0200
Temi scelti https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Temi+scelti_Temi+scelti_381.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Giurisprudenza Giurisprudenza del Canton Ticino.

Giurisprudenza del Tribunale federale.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Giurisprudenza_Giurisprudenza_380.html Assistenza Legale Fri, 01 May 2015 18:37:00 +0200
Varie In questa rubrica trovate le seguenti tematiche:

- Giurisprudenza;
- Legislazione;
- Temi scelti;
- FAQ
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Varie_Legislazione_379.html Assistenza Legale Fri, 01 May 2015 18:31:00 +0200
Legislazione Legislazione svizzera.

Legislazione del Canton Ticino.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Legislazione_Legislazione_378.html Assistenza Legale Fri, 01 May 2015 18:20:00 +0200
cartomante luana eseguo consulti di cartomanzia non faccio domanda gratuita e solo tramite postpay ed eseguo rituali di riavvicinamento e altro chiamami al ****266 https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_cartomante+luana_Legislazione_377.html Assistenza Legale Fri, 27 Feb 2015 22:22:00 +0100 Prova https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Prova_Giurisprudenza_376.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo (PE) ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014).
 
Per far spiccare un PE contro un ipotetico debitore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che a carico di un presunto debitore vengano iscritti sul Registro delle esecuzioni - consultabile da terzi interessati - dei PE ingiustificati.

Con la sentenza in questione, il Tribunale federale (di seguito TF) ha semplificato le condizioni alle quali i presunti debitori possono agire in giudizio per chiedere la constatazione dell'inesistenza del debito oggetto del PE.

Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito da parte del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. Per fare ciò, egli deve però dimostrare, quale condizione di ricevibilità della propria azione, di avere un interesse degno di protezione.

Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione del presunto debitore quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE aveva ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso aveva concretamente dimostrato che il PE ostacolava il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso risulta quindi facilitato in quanto non deve più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Ultime+notizie_375.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:48:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_374.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:44:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_373.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:43:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_372.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:42:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_371.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:39:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_370.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:34:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014)
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Giurisprudenza_369.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:22:00 +0100
Precetti esecutivi ingiustificati Protezione facilitata in caso di precetto esecutivo ingiustificato.
 
Sentenza del Tribunale federale del 16 gennaio 2015 (4A_414/2014).
 
Premessa. Per far spiccare un PE contro un ipotetico creditore non è necessario provare l’esistenza effettiva del credito. Può quindi succedere che dei PE ingiustificati siano iscritti sul Registro delle esecuzioni consultabile da terzi interessati.
A seguito della succitata sentenza del Tribunale federale (di seguito TF) le persone alle quali sia stato notificato un precetto esecutivo (PE) infondato possono tutelare la propria solvibilità e affidabilità a delle condizioni semplificate.
Per evitare che delle informazioni iscritte nel Registro delle esecuzioni siano fornite a terzi, l’escusso (il debitore), dopo aver fatto opposizione al PE e senza dover attendere l’inoltro dell’eventuale azione in accertamento del credito del presunto creditore, può agire in giudizio per chiedere la constatazione dell’inesistenza del debito. In tale senso, quale condizione di ricevibilità della propria azione, egli deve però dimostrare di avere un interesse degno di protezione.
Prima della sentenza del TF qui in esame, la massima Istanza federale ammetteva l’esistenza dell’interesse degno di protezione quando erano presenti le seguenti condizioni cumulative:
  1. Il PE ha ad oggetto importi elevati e non insignificanti; e
  2. L’escusso ha concretamente dimostrato che il PE ostacola il libero esercizio della sua attività economica (perché per esempio dei terzi, in ragione dell’iscrizione figurante sul Registro delle esecuzioni, mettevano in dubbio la sua solvibilità e affidabilità).
Con la sentenza in esame, il TF ammette invece l’esistenza di un interesse degno di protezione da parte dell’escusso, in principio, semplicemente dal momento in cui il credito contestato è divenuto oggetto di un PE. L’escusso è quindi facilitato, non dovendo più concretamente dimostrare che a causa del PE sia ostacolato nel libero esercizio della propria attività economica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Precetti+esecutivi+ingiustificati_Ultime+notizie_368.html Assistenza Legale Wed, 11 Feb 2015 11:09:00 +0100
Diritto societario https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Diritto+societario_Ultime+notizie_367.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Tariffe Per la consulenza online (a mezzo di e-mail o dell'apposito modulo di contatto) la tariffa applicata è di CHF 90.- l'ora. A vostra richiesta vi verrà fornito un preventivo dei costi per il trattamento del caso (per quanto sia possibile prevedere il carico di lavoro in relazione al tipo di pratica).

Alla consulenza legale telefonica è applicata una tariffa base minima di CHF 35.00 per 30 minuti di consulenza. Tale importo è da pagare anticipatamente e anche se la consulenza durerà meno di 30 minuti. La tariffa per il tempo successivo ai primi 30 minuti di consulenza è di CHF 90.- l'ora. Per maggiori informazioni sulla consulenza telefonica cliccare qui.

Alla consulenza a domicilio e a quella in ufficio a Chiasso (solo su appuntamento) è applicata la tariffa di CHF 90.- l'ora.
È previsto il pagamento in contanti al termine della singola consulenza.


Con riferimento alla consulenza a domicilio sono applicate le seguenti tariffe forfettarie per la trasferta (andata e ritorno):
 
  • CHF 40.- per il Sottoceneri;
  • CHF 70.- per il Sopraceneri;
  • CHF 90.- per le valli del Sopraceneri.
È possibile effettuare il pagamento mediante versamento bancario, polizza di versamento postale, PayPal o in contanti.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Tariffe_Tariffe_366.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 22:19:00 +0100
Diritto successorio https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Diritto+successorio_Diritto+successorio_365.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Diritto del lavoro https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Diritto+del+lavoro_Diritto+del+lavoro_364.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Diritto amministrativo (permessi per stranieri, assicurazione infortuni) In diritto amministrativo vi offriamo un servizio di consulenza legale e patrocinio giudiziario in particolare in materia:

- di permessi di soggiorno per stranieri in Svizzera (per redigere ricorsi contro decisioni di diniego/ritiro/mancato rinnovo del permesso di dimora, di domicilio, di asilo e così via);

- di assicurazione contro gli infortuni (LAINF) per ottenere dei chiarimenti, per formulare un'opposizione o un ricorso al Tribunale cantonale delle assicurazioni;

Contattateci per esporci il vostro caso e troveremo assieme la miglior soluzione per trattarlo.

Tel. n. 0041 76 505 59 30
e-mail: info@assistenzalegale.ch
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Diritto+amministrativo+%28permessi+per+stranieri%2C+assicurazione+infortuni%29_Diritto+amministrativo_363.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 16:03:00 +0100
Assicurazioni sociali (escluso gratuito patrocinio) In materia di assicurazioni sociali (in particolare LAINF), la consulenza e il supporto legale possono rivelarsi particolarmente utili per comprendere situazioni complesse e poter agire nel modo più opportuno, in particolare in presenza di decisioni negative dell'autorità. Ciò è ad esempio il caso quando queste rifiutano indebitamente l'erogazione di prestazioni alle quali l'assicurato avrebbe diritto.

Il consulto può essere inoltre utile anche semplicemente per ottenere dei ragguagli in merito ai diritti scaturenti dalle diverse assicurazioni sociali.

Numerose controversie tra assicurati e assicuratori sorgono in merito alla qualificazione di un evento dannoso quale infortunio o malattia. La questione non è di poco conto, perché solo da un evento infortunistico (non dalla malattia) può scaturire il diritto all’indennità giornaliera a copertura della perdita di guadagno dovuta all’incapacità lavorativa, così come anche il diritto alle rendite. Per approfondire tali aspetti si rinvia alla consultazione degli articoli pubblicati sul tema nella rubrica “Temi scelti”.

Si avvisa inoltre che in tale ambito si effettuala la rappresentanza in procedure contenziose avverso gli assicuratori sociali ma è escluso il gratuito patrocinio.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Assicurazioni+sociali+%28escluso+gratuito+patrocinio%29_Assicurazioni+sociali_362.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 15:59:00 +0100
Divorzio e separazione legale Premesso che Svizzera per divorziare o separarsi legalmente non è necessario farsi patrocinare da un avvocato (solo in circostanze particolari il giudice può ordinare alle parti non rappresentate di nominare un avvocato, ad esempio se hanno difficoltà ad esporre i fatti in modo comprensibile), Assistenza Legale vi offre la possibilità di avvalervi della consulenza di un giurista che vi orienti, vi aiuti e vi assista nella preparazione di tutta la documentazione e degli atti necessari per divorziare/separarvi legalmente.

Se entrambi siete d'accordo sul principio del divorzio (o della separazione legale) e tra voi vi è ancora una certa disponibilità al dialogo (nella consapevolezza che un tale atteggiamento di apertura vi gioverà certamente in termini economici e di salute), la miglior soluzione è quella di discuterne e regolare tra voi tutti gli aspetti che devono essere regolati con il divorzio (elencati qui in calce).

In tal modo vi sarà possibile presentare al giudice territorialmente competente una domanda di divorzio congiunta con accordo completo. Se, per contro, non vi fosse possibile raggiungere un accordo su tutti gli aspetti da regolare, allora è possibile demandare al giudice la decisione degli aspetti su cui siete in disaccordo.

È inoltre bene sapere che vi sono degli aspetti/effetti del divorzio che vengono regolati automaticamente per legge (ad esempio, la divisione della previdenza professionale) ed altri di cui il giudice è obbligato ad occuparsi (in particolare tutti gli aspetti che riguardano i figli minorenni). Per cui, può accadere che su questi ultimi aspetti, nonostante il vostro accordo, il giudice intervenga decidendo di regolarli diversamente.


Ma quanto costa un divorzio consensuale con Assistenza Legale?

Trovate tutte le informazioni cliccando qui.


Assistenza Legale può quindi:
 
  1. fornirvi tutte le informazioni necessarie per poter discutere e raggiungere un accordo sugli effetti del divorzio;
  2. assistervi in tale processo di formazione del consenso e proporvi delle soluzioni praticabili, dopo aver analizzato tutte le circostanze del vostro caso;
  3. prepararvi e fornirvi gli atti necessari ad introdurre la domanda giudiziale di divorzio in conformità delle regole del diritto processuale civile;
  4. fornirvi tutti i chiarimenti in merito allo svolgimento della procedura giudiziale e ai possibili costi della stessa.

Di seguito gli aspetti che essenzialmente vengono regolati con il divorzio:
 
  • autorità parentale e custodia dei figli minorenni;
  • contributo di mantenimento per i figli (eventuale);
  • contributo di mantenimento per il coniuge (eventuale);
  • attribuzione dell'abitazione coniugale;
  • liquidazione del regime matrimoniale: ripartizione dei beni / liquidazione dei rapporti di dare e avere;
  • divisione dell'avere di previdenza professionale (imposto dalla legge, salvo eccezioni in circostanze particolari).
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Divorzio+e+separazione+legale_Divorzio+e+separazione_361.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 15:51:00 +0100
Contratti e convenzioni https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Contratti+e+convenzioni_Contratti+e+convenzioni_360.html Assistenza Legale Thu, 01 Jan 1970 01:00:00 +0100 Locazione e affitto Vi offriamo un servizio di consulenza legale ad opera di un giurista in materia di diritto della locazione e dell'affitto. In particolare se:
 
  • avete ricevuto il conguaglio delle spese accessorie e vi sembra eccessivo. Al prezzo forfettario di CHF 35.- possiamo fornirvi una prima valutazione dello stesso indicandovi se vi siano degli errori o delle irregolarità, quali passi intraprendere con il proprietario/l'amministrazione dell'immobile e come eventualmente contestarlo;
  • avete ricevuto la disdetta del contratto di locazione e intendete contestarla;
  • l'ente locato presenta dei difetti di competenza del locatore, ma quest'ultimo non intende rimediarvi;
  • il vicino è molesto (ascolta musica ad alto volume fino a sera tardi, urla e grida frequentemente, sbatte le porte di continuo e anche di notte, usa l’aspirapolvere o altri elettrodomestici rumorosi durante la notte e/o la domenica, si produce in telefonate, discussioni a voce alta durante l’orario di riposo, ha un cane che abbaia in modo assillante, utilizza spesso il grill/barbecue e il fumo si diffonde nel vostro appartamento, e così via.
Se, a seguito di una prima valutazione del vostro caso dovesse rendersi necessaria la rappresentanza legale in giudizio, con il vostro consenso introdurremo la fattispecie ad un avvocato partner specificamente competente che potrà assistervi per il proseguo della pratica.

Per alcuni approfondimenti sul tema, vi suggeriamo di leggere l'articolo: "Locazione: vicino molesto, cosa fare?".

Contatti:


tel. n. 0041 76 505 59 30
a-mail: info@assistenzalegale.ch
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Locazione+e+affitto_Locazione+e+affitto_359.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 15:38:00 +0100
Vicinato e condominio

Vicini molesti - rapporti di vicinato difficili.

Vi offriamo un servizio di consulenza e assistenza da parte di un giurista per tutti i problemi di rapporti di vicinato o tra condomini (proprietà per piani, locazione, rapporti tra proprietari di fondi vicini, ecc.).

Se, ad esempio, il vostro vicino vi arreca fastidio attraverso immissioni moleste (come rumori, fumo, cattivi odori, immissioni di liquami e quant’altro) e non ne potete più, vi indicheremo come comportarvi e quali passi eventualmente intraprendere per fare in modo che le molestie cessino quanto prima.

Contattateci per una prima valutazione della vostra situazione, così da individuare il miglior modo di agire per giungere ad una soluzione soddisfacente.

E-mail: info@assistenzalegale.ch
Tel. n. 0041 76 505 59 30

Per alcuni approfondimenti sul tema dei vicini molesti in ambito della locazione, vi consigliamo di leggere l'articolo "Locazione: vicino molesto, cosa fare?"
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Vicinato+e+condominio_Vicinato+e+condominio_358.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 14:27:00 +0100
Attività Assistenza Legale vi offre un servizio di consulenza legale pregiudiziaria, a tariffe ragionevoli, nei seguenti ambiti del diritto:
 
  • divorzio e separazione legale (escluso il gratuito patrocinio);
  • locazione e affitto (escluso il gratuito patrocinio)
  • diritto degli stranieri (migrazione, ricorsi in materia di permessi di soggiorno - escluso il gratuito patrocinio)
  • assicurazione contro l'infortuni (LAINF - escluso il gratuito patrocinio)
In ciascuno di questi ambiti il cliente potrà ottenere una prima consulenza giuridica orientativa ad opera di un giurista. Si potrà così avvantaggiare di una tariffa d'onorario ragionevole, più bassa rispetto a quella generalmente applicata da un avvocato.

Il giurista studierà e valuterà il caso sottopostogli dal cliente fornendogli un parere sulla situazione, indicandogli come la pratica possa essere trattata al meglio a tutela dei suoi interessi, quali passi intraprendere ed eventuale la necessità di chiedere l'intervento di uno degli avvocati partners attivi nello specifico settore sul territorio ticinese.

Negli ambiti del:
 
  • diritto amministrativo (in particolare, le pratiche concernenti il diritto degli stranieri e i permessi di soggiorno);
  • assicurazione contro gli infortuni (LAINF e connesse)
il cliente potrà essere patrocinato direttamente dal giurista - specificamente competente in materia - senza dover ricorrere ad un avvocato, giovandosi così di tariffe d'onorario più economiche. Vi è inoltre la possibilità, a dipendenza della situazione, di convenire un prezzo a "forfait", in particolare per la stesura di ricorsi e reclami, come anche di trovare un diverso accordo.

Nell'ottica di rendere la consulenza legale più accessibile possibile e agevolare il cliente nella realizzazione del proprio intento, Assistenza Legale offre diverse possibilità di contatto e di consulenza. Per tutti i dettagli visitare la rubrica "Servizi".

Di seguito, alcune precisazioni.

In ambito civile, e unicamente nel caso in cui il cliente non sia già patrocinato da un avvocato, il giurista potrà segnatamente fornire  i seguenti servizi:
 
  • ragguagli in merito alla situazione e allo svolgimento della procedura in corso o che verrà;
  • pareri, correzioni, aggiustamenti di bozze di atti già preparati dal cliente (seppur consigliato e salvo espresso ordine contrario del giudice che dirige il procedimento, è infatti bene sapere che non è obbligatorio farsi assistere da un avocato);
  • l’allestimento degli atti stessi, a condizione che questi vengano poi sottoscritti ed inoltrati dal cliente stesso, in suo nome e sotto la sua responsabilità.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Attivit%C3%A0_Attivit%C3%A0_357.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 12:48:00 +0100
Consulenza a domicilio È possibile chiedere la consulenza a domicilio da parte di un giurista:
 
  • telefonando al n. 0041 76 505 59 30 (N.B. se la telefonata non si limita alla semplice richiesta di una consulenza a domicilio, ma "sconfina" nella consulenza telefonica, valgono in tal caso le specifiche condizioni tariffarie reperibili cliccando qui); oppure
  • scrivendo a: info@assistenzalegale.ch; o ancora
  • compilando il modulo per la consulenza legale online precisando che si intende chiedere un consulto a domicilio.
Si effettua la consulenza a domicilio in tutto il Canton Ticino (Chiasso, Mendrisio, Lugano, Rivera, Bellinzona, Locarno, Biasca e valli). Per le tariffe di trasferta cliccare qui.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+a+domicilio_Servizi_356.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 12:30:00 +0100
Servizi

Molteplici modalità di contatto a tariffe ragionevoli.


Assistenza Legale ha quale intento quello di agevolare il più possibile il cliente nell'accesso alla consulenza legale, sia dal profilo economico - praticando delle tariffe ragionevoli - , sia con riguardo alle modalità di contatto, che sono molteplici e mirano a garantire un riscontro in tempi brevi.
 

Il cliente può avvalersi delle seguenti modalità di consulenza:

  • consulenza legale gratuita (per un'unica domanda scritta mediante l'apposito modulo di contatto);
  • consulenza legale online (utilizzando l'apposito formulario di contatto o scrivendo a: info@assistenzalegale.ch);
  • consulenza a domicilio (in tutto il Ticino);
  • consulenza telefonica;
  • consulenza in ufficio (su appuntamento: a Chiasso, Vezia e Sant'Antonino).
La prima consulenza verrà fornita da un giurista specificamente competente nel settore d'interesse del cliente.

In seguito, se dopo la prima valutazione del caso o nel corso della trattazione della pratica extragiudiziaria si renderà necessaria la rappresentanza in  giudizio (civile o penale), sarà premura del giurista indirizzare il cliente ad uno degli avvocati partners, scelto tra quelli maggiormente specializzati per il caso specifico, di maggior prossimità rispetto alla residenza del cliente e con cui Assistenza Legale è in costante contatto a "filo diretto".
 

La consulenza del giurista potrà ad esempio consistere:

  • nel patrocinio (rappresentanza) in ambito di procedure di diritto amministrativo (in particolare: diritto degli stranieri - ricorsi e reclami - , diritto delle assicurazioni sociali - ricorsi, reclami, opposizioni, e altro);
  • in un parere legale relativo ad un caso concreto, esprimendosi, ad esempio, in merito alle possibilità di azione e all’opportunità o meno di inoltrare una causa giudiziaria (valutazione delle possibilità di successo);
  • in un consiglio o un ragguaglio in merito a situazioni, fattispecie concrete con implicazioni giuridiche;
  • nella stesura di una lettera, una diffida, un contratto, una convenzione, ecc. ;
  • in un’istanza, un ricorso, un’opposizione da inviare a vostro nome;
  • in ragguagli in merito alla situazione giuridica e allo svolgimento della procedura;
  • in pareri, correzioni, aggiustamenti in merito a bozze di atti in ambito di procedure civili già preparati dall’utente;
  • nell’allestimento di atti relativi a procedure civili, a condizione che questi vengano poi sottoscritti ed inoltrati dall’utente stesso, in suo nome.
 
Per la consulenza giuridica online è necessario compilare l’apposito formulario di contatto, nonché aver letto e approvato le condizioni generali del servizio e di procedura.

Qualora desideraste invece richiedere un consulto giuridico a domicilio, cliccare qui.

Per ottenere un appuntamento scrivere a: info@assistenzalegale.ch o telefonare al 0041 (0)76 505 59 30.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Servizi_Servizi_355.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 12:14:00 +0100
Consulenza legale online Per chiedere la consulenza legale online è necessario aver letto e approvato le condizioni generali e di procedura e compilare l'apposito modulo di contatto cliccando qui. https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+legale+online_Servizi_354.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 12:03:00 +0100 Consulenza legale online Per chiedere una consulenza legale online è necessario compilare l'apposito formulario e aver letto e approvato le condizioni generali e di procedura. Per il formulario di contatto cliccare qui. https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+legale+online_Servizi_353.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 11:45:00 +0100 Consulenza legale I servizi di consulenza legale online e di consulenza a domicilio possono consistere in:
  • un parere legale motivato relativo ad una fattispecie concreta o astratta, anche con riferimento alle prospettive di azione e all’opportunità o meno di inoltrare una causa giudiziaria (stima indicativa delle possibilità di successo);
  • un consiglio o o un ragguaglio in merito a situazioni con implicazioni giuridiche;
  • una lettera, una diffida, un contratto, una convenzione, ecc. ;
  • un’istanza, un ricorso, un’opposizione con la  riserva seguente: 
non si effettua (per legge) alcuna rappresentanza/patrocinio nell’ambito di vertenze giudiziarie civili o penali in corso. Unicmanete in ambito civile (penale escluso) e solo nel caso in cui non si sia già patrocinati da un avvocato, è però possibile chiedere:
  • ragguagli in merito alla situazione e allo svolgimento della procedura;
  • pareri, correzioni, aggiustamenti in merito a bozze di atti già preparati dall’utente e che verranno sottoscritti e inviati dall’utente stesso, in suo nome e sotto la sua unica responsabilità;
  • l’allestimento degli atti stessi, a condizione che questi vengano poi sottoscritti ed inoltrati dall’utente stesso, in suo nome e sotto la sua unica responsabilità.
 
Per chiedere la consulenza giuridica online è necessario compilare l’apposito formulario di contatto, nonché leggere e approvare le condizioni generali del servizio.

Qualora desideraste invece richiedere un consulto giuridico a domicilio, cliccare qui.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+legale_Servizi_352.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 11:07:00 +0100
Home Assistenzalegale.ch è un servizio di consulenza legale in diritto svizzero che intende rendere accessibile la consulenza giuridica comodamente dalla propria abitazione, sia attraverso la consulenza legale online, sia attraverso la consulenza a domicilio. Il tutto a prezzi decisamente inferiori rispetto alle tariffe praticate normalmente dagli avvocati (si veda la rubrica "Tariffe").  L’intento è quello di dare la possibilità di ottenere rapidamente un riscontro in merito a un problema di carattere giuridico a tutti coloro che per vari motivi, come la mancanza di tempo o la difficoltà di spostarsi, non possono recarsi personalmente da un giurista.
Esiste infatti un’amplia casistica che si presta benissimo ad essere trattata attraverso un semplice scambio elettronico d’informazioni e di eventuale documentazione, senza la necessità di incontri personali. D’altra parte, qualora lo si desiderasse o qualora se ne presentasse la necessità, gli incontri personali restano sempre possibili, nella forma della consulenza a domicilio (si veda in proposito la rubrica "Tariffe").
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Home_Home_351.html Assistenza Legale Wed, 04 Feb 2015 10:33:00 +0100
Vantaggi dei servizi I vantaggi dei servizi di consulenza giuridica offerti da Assistenza Legale sono essenzialmente i seguenti:

1. Ottenere una prima consulenza legale gratuita ad opera di un giurista per un'unica domanda scritta (potendo così ottenere gratuitamente un primo chiarimento della situazione e decidere poi con maggior consapevolezza se e quali ulteriori passi intraprendere);

2. Risparmiare denaro, in quanto le tariffe praticate da Assistenza Legale per la consulenza e assistenza giuridica sono inferiori rispetto a quelle praticate dagli avvocati (vedi "Tariffe");

3. Risparmiare tempo ed evitare di spostarsi, grazie alla consulenza online, telefonica o a domicilio, evitando così perdite di tempo e inutili trasferte per recarsi dall'avvocato;

4. Ottenere una risposta ai propri quesiti in breve tempo.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Vantaggi+dei+servizi_Home_350.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:47:00 +0100
Obiettivi Obiettivi............. https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Obiettivi_Home_349.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:39:00 +0100 Direzione Il servizio di Assistenza Legale
(www.assistenzalegale.ch)

è diretto da Enea Scarpino, MLaw.

                                          CV
12.2015 ad oggi:

Fondazione e direzione di Assistenza Legale e collaborazione con Swissfable Sagl in ambito di compravendita di attività commerciali;
09.2015 – 11.2015:

Alunnato presso la Pretura penale, Bellinzona;
08. 2015 – 08.2015:

Alunnato presso il Tribunale penale cantonale, Lugano;
01.2014 – 07.2015:
 
Consulenza legale indipendente e collaborazione con Swissfable Sagl in ambito di compravendita di attività commerciali;
07.2013 – 12.2013:
 
Alunnato giudiziario presso la Pretura civile di Bellinzona;
2012 – 06.2013:
 
Pratica legale presso un noto Studio legale del luganese;
02.2012:
 
Master in diritto con doppia orientazione (professioni giudiziarie e diritto della salute e delle biotecnologie), menzione: cum laude;

Tesi in ambito dell’assicurazione contro gli infortuni (LAINF): L’accident: cadre historique-juridique, notion et cas particuliers;
01. 2012 – 10. 2012:
 
Corso giuristi praticanti 2012 presso il Centro di Studi Bancari di Vezia;
2010:
 
Esami d'ammissione al Master in diritto presso l’Università di Neuchâtel;
2009:
 
Bachelor in diritto all'Università dell’Insubria.
Tesi in ambito del diritto del lavoro: Fine del rapporto di lavoro: cause, conseguenze e garanzie in comparazione tra l’organizzazione giuridica svizzera e quella italiana.
Maturità liceale, ind. economico, Lugano;
Scuole elementari e medie, Agno.
 
Lingue:
- italiano;
- francese;
- inglese.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Direzione_Home_348.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:27:00 +0100
Condizioni generali Condizioni generali:
 
  1. Il direttore di www.assistenzalegale.ch è  Enea Scarpino. Assistenza Legale vi offre i servizi di consulenza legale ad opera di un giurista, in particolare:
 
  • consulenza legale online attraverso la compilazione dell’apposito modulo di contatto o direttamente via e-mail scrivendo a info@assistenzalegale.ch . La tariffa applicata varia da CHF 70.- l’ora a CHF 90.- a dipendenza delle particolarità della fattispecie. Essa verrà indicata nel preventivo se richiesto;
 
  • consulenza personale a domicilio (su richiesta da effettuarsi: via e-mail all’indirizzo: info@assistenzalegale.ch  o telefonicamente al numero: 0041 76 505 59 30, oppure anche compilando il modulo per la richiesta di consulenza legale online precisando che si chiede un consulto a domicilio). La tariffa applicata per la consulenza è di CHF 90.- / l’ora, alla quale si aggiunge il costo forfettario di trasferta pari a:
             - CHF 25.- per il Sottoceneri;
             - CHF 40.- per il Sopraceneri;
             - CHF 55.- per le valli del Sopraceneri;
 
  • consulenza telefonica, chiamando al n. 0041 76 505 59 30. La tariffa applicata è di CHF 70.- l'ora per i primi 30 minuti di consulenza, successivamente è applicata la tariffa di CHF 90.- l’ora;
 
  • consulenza legale in ufficio (unicamente su appuntamento) a Chiasso. La tariffa applicata è di CHF 90.- l’ora;
 
  1. Il cliente è consapevole del fatto che:
  • Non si effettua rappresentanza/patrocinio diretto in ambito penale. In diritto penale e processuale penale è tuttavia possibile ottenere chiarimenti o anche un parere scritto in merito a delle fattispecie concrete, la redazione di osservazioni, di scritti difensivi, arringhe scritte, ragguagli in merito allo svolgimento della procedura (ad esempio in materia di contravvenzioni, la procedura per decreto d’accusa) e così via.
  • Se necessario, su richiesta, il cliente potrà essere indirizzato ad uno degli avvocati partner attivi in ambito penale;
  • Non si effettua rappresentanza/patrocinio diretto in ambito civile. In ambito del contenzioso civile, qualora il cliente non fosse già patrocinato da un avvocato, è possibile chiedere:
    • ragguagli in merito allo svolgimento della procedura;
    • pareri scritti, redazione di lettere e scritti vari;
    • correzioni, aggiustamenti di atti già preparati dal cliente e che verranno sottoscritti e inviati dal medesimo, in suo nome;
    • l’allestimento di allegati, osservazioni, istanze, risposte, repliche, dupliche, ecc., sottoscritti ed inoltrati dal cliente stesso, in suo nome.
  • Se necessario, su richiesta, il cliente potrà essere indirizzato ad uno degli avvocati partner attivi in ambito civile.
 
  1. Con l’invio del modulo di contatto o con l’inoltro di un’e-mail all’indirizzo info@assistenzalegale.ch il cliente chiede all’amministrazione di assistenzalegale.ch che gli venga allestito un preventivo gratuito per il servizio richiesto. L’invio del modulo da parte dell’utente non comporta alcun vincolo per nessuna delle parti. Assistenzalegale.ch non ha l’obbligo di dare seguito alla richiesta di presentare un preventivo. L’amministrazione si riserva la possibilità di chiedere all’utente ulteriori chiarimenti ed eventuale documentazione necessaria per l’allestimento del preventivo. Se fosse necessario, l’amministrazione potrà proporre un incontro di persona.
 
  1. Una volta ricevuto il preventivo l’utente sarà libero di decidere se accettarlo o meno.
 
  1. Salvo situazioni particolari (fattispecie complesse), indicativamente la risposta verrà inviata entro due/cinque giorni lavorativi. Nei casi più complessi o che necessitano di maggiori approfondimenti (chiarimenti supplementari, visione di documentazione, ecc.) i tempi di allestimento della risposta potranno essere più lunghi e il cliente ne verrà informato. Ad ogni modo, un eventuale ritardo nell’invio della risposta oltre i tempi indicati, non comporterà responsabilità alcuna per il titolare del servizio. In particolare, la direzione non si assume alcuna responsabilità per eventuali problemi inerenti all’utilizzo di internet e dei sistemi informatici.
 
  1. I dati personali verranno utilizzati solo per il servizio di consulenza legale e saranno coperti dal segreto d’ufficio e professionale.
 
  1. La consulenza effettuata da un giurista di  Assistenza Legale così come le presenti Condizioni Generali sono sottoposte al diritto materiale svizzero. Il foro per ogni eventuale controversia per il lavoro/servizio svolto da assistenzalegale.ch è esclusivamente quello di Mendrisio (Svizzera).
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Condizioni+generali_Condizioni_347.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:06:00 +0100
Consulenza legale online Per la consulenza legale online è necessario leggere e approvare le condizioni generali e di procedura e compilare l'apposito formulario di contatto.

In breve tempo riceverete un riscontro da parte di un giurista.

Qualora richiesto, il giurista vi fornirà un preventivo per la trattazione del vostro caso.

Se a seguito di una prima valutazione del caso si rendesse necessario il patrocinio di un avvocato in ambito civile o penale, il giurista - con il vostro consenso - introdurrà il vostro caso ad uno degli avvocati partners specificamente competenti in materia per verificarne la sua disponibilità a trattarlo.

Qualora il vostro caso dovesse riguardare una procedura di diritto amministrativo (in particolare: diritto degli stranieri e delle assicurazioni sociali), se lo desiderate, il giurista potrà direttamente rappresentarvi ad una tariffa ben inferiore rispetto a quella applicata dagli avvocati.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+legale+online_Servizi_346.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:04:00 +0100
Procedura Procedura:
 
  1. Compilare in ogni suo punto obbligatorio (tutti i campi contrassegnati con l’asterisco sono obbligatori) il formulario della domanda di consulenza legale online oppure contattare direttamente l’amministrazione attraverso l’indirizzo e-mail seguente: info@assistenzalegale.ch
 
  1. È importante descrivere compiutamente l’oggetto della domanda, preferibilmente secondo lo schema seguente:
 
DOMANDA/E: sulla base della premessa e dei fatti indicati, precisare la/le domanda/e oggetto della consulenza;
FATTI rilevanti: indicare tutti i fatti, le circostanze, gli avvenimenti che sono connessi alla fattispecie oggetto della domanda;
PREMESSA introduttiva: indicare il contesto generale in cui si colloca la domanda, inquadrando la problematica.
 
  1. Con l’invio della richiesta (a mezzo dell’apposito modulo di contatto o per e-mail all'indirizzo info@assistenzalegale.ch) il cliente accetta le condizioni generali del servizio offerto da www.assistenzalegale.ch e chiede che gli sia trasmesso un preventivo gratuito. Se il quesito posto non sarà sin da subito chiaro, verrà chiesto al cliente di fornire gli opportuni chiarimenti. Non in tutti i casi è possibile stilare un preventivo dei costi di assistenza legale. In tal caso la questione dei costi verrà discussa e concordata col cliente.
 
  1. Una volta ricevuto il preventivo gratuito il cliente sarà libero di decidere se accettarlo o meno.
 
  1. Salvo situazioni particolari, indicativamente, la risposta verrà inviata al cliente entro due/cinque giorni lavorativi. Nei casi più complessi e che necessitano di maggiori approfondimenti (chiarimenti supplementari, visione di documentazione, ricerche, ecc.) i tempi potranno essere più lunghi. In tal caso al cliente verranno fornite le opportune indicazioni in merito alla tempistica;
 
  1. La risposta verrà inviata al cliente nella modalità che avrà indicato, vale a dire per posta elettronica (e-mail), posta-A, posta Raccomandata. I costi della spedizione postale sono a carico dell’utente;
 
  1. I costi della consulenza variano dal tipo di consulenza e a dipendenza della complessità della questione e dell'urgenza. La tariffa oraria minima è di CHF 70.- l’ora e quella massima di CHF 90.- l’ora. Per maggiori dettagli si veda in proposito la sezione "tariffe". Esiste la possibilità di una consulenza legale gratuita per un'unica domanda e per una sola volta. Per la consulenza gratuita clicchi qui.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Procedura_Procedura_345.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 14:02:00 +0100
Consulenza legale | giuridica in Ticino

Servizio di consulenza legale e giudiziaria in diritto svizzero per privati e aziende:

 
Obiettivi del servizio:

A. Offrire una prima consulenza giuridica online gratis evitando di recarsi subito da un avvocato.

B. Offrire una successiva consulenza legale a tariffe ragionevoli ad opera di un giurista. La tariffa oraria varia da CHF 70.- a CHF 90.- a dipendenza del tipo di consulenza prescelta, della fattispecie e dell'urgenza. In proposito, per maggiori informazioni, consultare la rubrica "Tariffe".

C. Fornire una consulenza e un'assistenza pre-giudiziaria (prima, cioè, della pendenza di una procedura civile o penale) in modo da permettere al cliente di comprendere la propria posizione legale, di prendere cognizione dei propri diritti, capire come meglio comportarsi, quali passi eventualmente intraprendere e se richiedere il patrocinio di un avvocato.

D. Fornire un servizio di patrocinio da parte di un giurista nelle procedure di diritto amministrativo (in particolare: ricorsi in materia di permessi per stranieri e assicurazioni sociali).

E. Permettere al cliente di ottenere rapidamente un riscontro in merito a un quesito di carattere giuridico o con possibili implicazioni legali, senza la necessità di doversi recare personalmente da un consulente legale.

Esiste infatti un’ampia casistica che si presta perfettamente a essere trattata attraverso un semplice scambio elettronico d’informazioni e di eventuale documentazione, senza la necessità d'incontri personali. D’altra parte, qualora lo si desiderasse o si rendesse necessario, gli incontri personali restano sempre possibili, in ufficio (previo appuntamento) o a domicilio.

Per maggiori dettagli in merito agli ambiti di attività si consulti la rubrica “Attività”.

F. Se opportuno, introdurre il cliente al patrocinio di uno degli avvocati partners operativi nelle regioni di Lugano, Chiasso, Bellinzona e Locarno, indirizzandolo verso la persona più idonea - per esperienza professionale e competenza specifica - a trattare la sua pratica.
https://www.assistenzalegale.ch/consulenza_Consulenza+legale+%7C+giuridica+in+Ticino_Home_344.html Assistenza Legale Tue, 03 Feb 2015 13:56:00 +0100